Venezia - Pubblicità pro l'aborto sui vaporetti, è polemica

14 / 4 / 2021

A Venezia da un paio di giorni si è infiammato il dibattito attorno a delle affissioni pubblicitarie apparse sui vaporetti ACTV, volte alla promozione della scelta consapevole in merito alla pillola RU486. A mezzo stampa, esponenti politici e religiosi locali hanno espresso dichiarazioni di contrarietà auspicando che venga adottato un codice morale nella scelte delle affissioni pubblicitarie. Tra i consiglieri della giunta veneziana del sindaco Luigi Brugnaro, nonché esponenti de "Il popolo della famiglia", sono spiccate le dichiarazioni del consigliere Paolino D'Anna, che ha affermato che tali pubblicità sarebbero "ingannevoli e diseducative"; opinione che egli assicura non basarsi sulla propria personale contrarietà all'aborto ma che attribuisce ad una presunta e oggettiva "totale mancanza di sensibilità morale, se non l'ideologica rivendicazione di autodeterminazione" espressa dalla suddetta pubblicità, in cui appare una ragazza che racconta di come la pillola RU486 le abbia permesso di prendere una decisione sicura e consapevole in merito alla interruzione di gravidanza (IVG) farmacologica. 

In seguito, si è espresso il patriarcato di Venezia, con affermazioni a dir poco grottesche in cui sostiene che la contrarietà non si ponga in termini religiosi ma umani, sostenendo che vietare tali pubblicità sarebbe un modo di aiutare le donne e le persone gestanti, altrimenti lasciate sole, a causa della propaganda in merito alle pratiche di IVG che ridurrebbero la complessità di un’esperienza che egli definisce “di solitudine e anonimato”.

Indicativo e desolante è il sipario tragicomico che ha visto protagonisti personaggi autorevoli in posizioni di rilievo, avviluppati in una narrazione che tace completamente la voce delle soggettività immediatamente coinvolte. Una narrazione che proviene da quelle cariche che per secoli hanno legiferato sui corpi delle donne e delle soggettività non etero-conformi, limitando la libertà di scelta, e che oggi tacciano le rivendicazioni dei movimenti transfemministi, e in particolare l’ autodeterminazione, come "ideologia"; come se il diritto a decidere del proprio corpo fosse un'opinione, un punto di vista all'interno di un dibattito in cui sedicenti uomini eterosessuali si ergono a difensori del neutrale decoro, della morale e del volere pubblico. 

La libertà di scelta in merito alla IVG, che tocca ogni giorno le donne e delle persone gestanti, è ancora un campo di battaglia: il diritto all’aborto è costantemente minato in Italia da uno dei più alti tassi di obiettori di coscienza, minato dalla mancanza di consultori e strutture attrezzate adibite alla promozione di una sessualità consapevole e sicura. Il patriarcato di Venezia, come la destra no-choice, negano la matrice religiosa e ideologica di posizioni che purtroppo ancora oggi esercitano una forte volontà politica contro una reale autodeterminazione su determinati corpi e determinate vite. Basterebbe menzionare il mobbing fuori dagli ospedali dei gruppi antiabortisti contro le donne che esercitano la IVG, le iniziative delle giunte comunali, presiedute in larga maggioranza da uomini, che promuovono i cimiteri dei feti, e più in generale, campagne pubblicitarie volte alla colpevolizzazione di coloro che decidono di praticare la IVG. Basterebbe menzionare le politiche sessiste, razziste e omotransfobiche delle destre cappeggiate da politici come Simone Pillon, figura emblematica delle pressioni e della connivenza tra Chiesa e Stato che ancora esercitano forte influenza oscurantista e repressiva in merito alle questioni che riguardano i diritti civili. Siamo immersə fino al collo in un sistema patriarcale e sessista, espressione stessa delle dichiarazioni rilasciate a mezzo stampa, e non è più accettabile vedere i corpi delle donne e delle soggettività non-eteronormate trattatti come tema di dibattito il cui monopolio decisionale è ancora appannaggio di uomini bigotti e retrogradi.

Non è sorprendente che esponenti no-choice della giunta comunale e della Chiesa si scaglino contro la promozione di un messaggio che favorisce l'autodeterminazione femminile, le scelte consapevoli, la sicurezza. Chi ne sta subendo le conseguenze però è Alice Merlo, la ragazza che nella pubblicità ha messo il proprio volto a servizio di una campagna informativa, e che per questo da giorni riceve insulti e minacce, a cui va tutta la nostra solidarietà. 

Questa è l'ideologia che produce la vera violenza, non certo una pubblicità che mira a tutelare la libertà e la sicurezza delle donne e delle persone gestanti in merito a scelte che le riguardano in prima persona. 

Pic Credit: 8 marzo 2021, Non Una Di Meno Venezia