Non è e non sarà mai una città rassegnata, Venezia.
E' apparso chiaro sabato 26 settembre, quando più di cinquecento persone si sono ritrovate a San Marco, in Riva degli Schiavoni, tutte insieme sotto un unico slogan: Venezia respinge il razzismo.
Impossibile contare i paesi di provenienza dei partecipanti alla manifestazione per Ervin, il ragazzo ventenne albanese che era stato picchiato da un gruppo di leghisti domenica 13 settembre.
Erano infatti tantissimi i cittadini, veneziani e non, presenti all'iniziativa promossa dalla rete Tuttiidirittiumanipe-rtutti, a cui hanno aderito decine di associazioni, ma anche partiti ed esponenti del mondo del volontariato . Molti i residenti delle varie comunità di accoglienza per rifugiati che la città ospita nel suo territorio metropolitano, e tanti anche i giovani, gli studenti medi, gli universitari, gli stranieri che lavorano nei ristoranti, nei locali, negli alberghi e che hanno voluto e potuto scendere in piazza oggi, perché Venezia ha dimostrato di rispondere nel migliore dei modi alla provocazione leghista.
ACCOGLIENDO.
Così dal Bacino San Marco è partitia una lunghissima catena di solidarietà che, attraversando, guarda caso, Calle degli albanesi e il reticolo di calli dell'area marciana, ha raggiunto il ristorante Alla Bricola, gestito da egiziani che risiedono a Venezia da molti anni e che con la loro attività hanno dato e continuano a dare lavoro a molte persone, italiane e non, tra cui Ervin.
Dietro gli striscioni con gli slogan "Welcome Refugees - Basta diritti respinti", "Pacchetto sicurezza uguale Razzismo" e "E' un dovere di tutti tenere pulita la città. Fuori il razzismo da Venezia", tutti hanno voluto passare davanti al locale, per portare la loro solidarietà: un gesto di apertura e condivisione di un destino, quello di ritrovarsi qui, ognuno con la propria storia, ognuno con la certezza di vivere in un luogo che accoglie e non respinge.
Quella di Ervin è una storia emersa e risolta positivamente, la città gli si è stretta intorno e ha espresso concretamente il suo appoggio e la volontà di essere luogo aperto e antirazzista, ma il pensiero dei manifestanti è andato più volte anche alle tante, troppe storie che non riescono a trovare neanche qui, a pochi metri da noi, ascolto: sono quelle dei richiedenti asilo che vengono respinti alla frontiera del Porto di Venezia, molti di loro Afghani e Curdi.
Per loro Venezia deve continuare a preservare la sua autonomia: per garantire accoglienza, cultura, socialità.
Immagine di Giacomo Cosua.