Verso la mobilitazione del 9 maggio contro i test INVALSI

Un appello lanciato dai Coordinamenti studenteschi del Nord-Est,

24 / 4 / 2017

Da 13 anni, ormai, le Studentesse e gli Studenti di tutta Italia si trovano a dover affrontare i test INVALSI i quali, fin dalla loro nascita nel 2004, hanno destato più di qualche perplessità tra docenti e studenti e che, con il passare del tempo, si sono rivelati essere la massima espressione di scellerata gestione dell’universo scolastico da parte delle istituzioni.

Basti pensare, ed è tra tutti il problema minore, che tali valutazioni del sistema scolastico non sono differenziate a seconda del tipo di istituto: licei, istituti tecnici e scuole professionali affrontano lo stesso quiz, che non si basa quindi sugli studi programmati per l’anno scolastico in cui viene somministrata la prova e, inoltre, nonostante vengano spacciate per anonime, possono tranquillamente essere ricondotte ad ogni singolo studente, tramite un apposito codice univoco.

Se però, a prima vista, i test INVALSI possono sembrare solamente un grosso errore involontario del MIUR, un’analisi approfondita rivela come questi si incastrino perfettamente nel pensiero di fondo che muove la “Buona Scuola” e, più in generale, il modello di Scuola e di Studente che le istituzioni vogliono imporre.

D’altronde, queste prove, così oggettive e asettiche, che annullano ogni sfumatura soggettiva dell’alunno e del suo insegnante, che non incentivano in alcun modo la formazione del pensiero critico e che non tengono minimamente conto del lato umano di coloro che vivono la Scuola, non sono state che il primo passo verso la trasformazione dello studente-individuo in uno studente-macchina. Uno studente che non è più soggetto pensante, ma semplice numero lanciato al più presto nel mondo del lavoro allo scopo di creare lavoratori precari, obbedienti, allineati e incapaci di leggere la realtà: dei veri e propri soldatini.

Per questo le prove INVALSI vanno a braccetto con la “Buona Scuola”, il cui scopo è definito proprio dalla nuova e malata concezione di scuola-azienda e studente-lavoratore.

Nonostante le perplessità nei confronti dei test, sfociate poi in aperte critiche e veri e propri boicottaggi, il Governo non solo non ha mai prestato ascolto bensì, seguendo la migliore tradizione politica italiana, ne ha incrementato l’importanza, riproponendo gli INVALSI all’interno della già discussa (e discutibile) “Buona Scuola”. Lo scorso 7 aprile, infatti, otto delle nove deleghe della riforma sono state approvate dal Consiglio dei Ministri, introducendo così gli INVALSI nel programma del quinto anno di scuola superiore ed inserendoli tra i requisiti per l’accesso all’Esame di Stato assieme all’alternanza scuola-lavoro, il fardello di 200/400 ore che definisce un sistema di vero e proprio sfruttamento che ogni studente deve portare con sé durante il percorso formativo e che, al pari dei test nazionali, non prevede altro scopo se non quello di deumanizzare le persone e regalare manodopera alle più disparate aziende locali se non alle multinazionali.

Da quando sono state rese obbligatorie, nel 2009, le prove INVALSI sono state oggetto di contestazioni e boicottaggi da parte di una generazione ribelle che rivendica la volontà di non sentirsi incognita e che lotta per una Scuola che tenga sempre conto del lato umano e critico degli studenti.

Tuttavia, c'è bisogno che, anche questo 9 maggio, gli studenti e le studentesse mandino un segnale forte e chiaro alla classe dirigente: “Noi, Coordinamento degli Studenti Medi del Nord-Est, non siamo più disposti ad essere considerati delle incognite, delle macchine da dare in pasto al mondo del lavoro. Pretendiamo di essere considerati esseri pensanti e futuri cittadini critici e attivi e ci opponiamo, in qualsiasi modo, alle imposizioni delle istituzioni quali sono i test INVALSI”.

Ci vediamo il 9 maggio.

Coordinamento Studenti Medi del Nord-Est.