Vi chiediamo di aderire all'appello al prefetto di Padova Patrizia Impresa

22 / 6 / 2016

L’incontro del 20 giugno 2016 con il viceprefetto dr. Alessandro Sallusto in rappresentanza della Commissione territoriale di Padova ci ha lasciati non solo insoddisfatti, come era prevedibile, ma soprattutto preoccupati. Anche la decisione di oggi di chiudere la Prandina spostando i suoi ospiti a Bagnoli sottende alla solita logica di mettere la polvere sotto il tappeto: l’importante è non vedere così l’opinione pubblica si tranquillizza.

E invece no! Non c’è nulla da nascondere, anzi. Bisogna avere il coraggio di rendere visibile il percorso che dobbiamo impostare insieme a queste donne e questi uomini. Fare degli hotspot come Bagnoli Cona o la Prandina l’unica risposta permanente all’arrivo dei migranti relegandoli nascosti nelle nostre campagne produce come unico risultato l’impossibilità di costruire qualsiasi percorso concreto di inserimento, qualsiasi interazione col tessuto sociale ed economico del territorio.

Strutturare le richieste di protezione internazionale nel modo in cui è stato fatto fino ad oggi ed in più accanendosi giuridicamente ricorrendo in appello quando questi ricorsi vengono vinti porta come unica conseguenza alla creazione di una massa crescente di clandestini irrecuperabili ad una società che invece avrebbe estremo bisogno della ricchezza che loro potrebbero portare alle nostre terre.
Ribadiamo fortemente e convintamente tutte le richieste che ricopiamo in calce a questo comunicato che riteniamo il contributo più concreto che possiamo avere l’ambizione di dare per permettere un chiaro percorso di integrazione sociale umana ed economica a tutte quelle persone che la storia sta consegnando ai nostri territori in cerca di salvezza.
Ma ci sentiamo preoccupati in modo particolare su alcune questioni su cui un Prefetto come la dott.ssa Patrizia Impresa, che in molte occasioni ha preso decisioni coraggiose, può sicuramente influire in modo significativo.

APPELLO AL PREFETTO DI PADOVA PATRIZIA IMPRESA

Egr. Sig. Prefetto,
Da quando si è insediata la Commissione Territoriale per il riconoscimento della Protezione Internazionale di Padova abbiamo lamentato la mancanza di prerogative fondamentali richieste per potere fare parte di questa commissione. 
Ci è stato riferito che l’unico vincolo richiesto sia la partecipazione ad uno stage di 2 giorni.

Sappiamo che la decisione di istituire queste commissioni è stato già di per sé un ripiego rispetto al nostro stato di diritto, motivato esclusivamente dalla volontà di non intasare le nostre Aule di Giustizia che sarebbero invece gli unici ambiti naturali dove discutere della vita di un richiedente asilo. Nell’atto costitutivo si suggeriva il coinvolgimento delle Università per attuare una formazione adeguata in tema di tutela dei diritti umani e di conoscenza geopolitica dei paesi di provenienza. Sappiamo per certo che l’Università di Padova non è stata per nulla interpellata in questo senso.

E sappiamo per certo che per avere una preparazione adeguata a poter valutare la pericolosità di regimi dittatoriali come il Gambia, Il Ghana, Il Mali ed in genere tutti quelli sub-sahariani, che sono quelli da cui provengono la maggior parte fino ad oggi delle persone esaminate dalla commissione, ci vorrebbero mesi di studio e non due giorni. Se aggiungiamo a questo il fatto, questo indipendente dalla Sua volontà, che di questa commissione abbiano fatto parte su indicazione del comune di Padova persone dirigenti di schieramenti che sulla xenofobia di fatto hanno fatto la loro fortuna elettorale, tutto questo ci dà la dimensione della inadeguatezza, quanto ad imparzialità oltre che di requisiti intrinsechi, di questa commissione.

Per questi motivi, tra tutte le richieste che in base alle esperienze raccolte ci siamo sentiti di fare in tutti questi mesi, e finora inascoltate ci sentiamo di focalizzare l’attenzione su queste:

1) Le chiediamo, in sintonia con il decreto costitutivo delle commissioni di aprire un dialogo con l’Università di Padova per coinvolgerla nella formazione di personale qualificato in tema di diritti umani.

2) Le chiediamo di invitare il Comune di Padova a fornire componenti alla sua Commissione non scegliendoli tra i responsabili di partiti dichiaratamente ostili alla integrazione

3) Le chiediamo di rinunciare, contrariamente a quanto è stato fatto sistematicamente e per centinaia di casi fino ad ora a fare ricorso in Corte di Appello quando in primo grado i Richiedenti Protezione ottengono soddisfazione. Francamente non capiamo la logica dei vostri ricorsi contro le protezioni ottenute. Lei sa come noi che se vinceste i vostri ricorsi questi ragazzi verrebbero messi in clandestinità: ci spiega allora perché li fate?

4) Le chiediamo di farsi parte attiva presso il suo ministero di riferimento affinché si riapra il decreto Flussi per permettere di bypassare le richieste di protezione trasformandole in permessi di soggiorno per tutti i casi in cui questi richiedenti asilo sono riusciti a trovare delle forme di occupazione stabile, come sta avvenendo grazie alle esperienze positive di alcuni Centri di Accoglienza Straordinaria

5) Le chiediamo di farsi parte attiva per trovare delle formule semplificate di uscita dalla clandestinità in presenza di percorsi di integrazione reali avviati nei nostri territori.

6) Le confermiamo la nostra totale e costruttiva disponibilità a dare il nostro incondizionato contributo alla realizzazione di tutti i punti che le abbiamo segnalato cercando di favorire tutti quei percorsi seri finalizzati ad un nuovo modello di sviluppo umano, sociale ed economico della nostra società, dei nostri territori, slegati dalla logica dell’emergenza.