La cancellazione del convegno organizzato
dall’associazione Giustizia Giusta ai Chiostri di S. Corona il prossimo 7
settembre, non può che essere valutata positivamente. Grazie alla ferma
presa di posizione del Presidio No Dal Molin e di altre forze
democratiche e antifasciste si è evitato che, come in un passato neanche
tanto lontano, gruppi neonazisti facessero della nostra città il loro
palcoscenico.
Le polemiche sul convegno meritano però un ulteriore approfondimento,
cosa che dovrebbero fare anche altri, politici e giornalisti, per avere
un quadro preciso delle cose, esercizio che eviterebbe loro di parlare a
vanvera.
Cominciamo allora con il capire chi sono gli organizzatori del contestato appuntamento.
La richiesta presentata in Comune è stata fatta da tale Nicolo’ Naclerio, conosciuto esponente del Veneto Fronte Skinhead ed ex candidato alle scorse elezioni con la Lega Nord.
La domanda di utilizzo dei Chiostri dei Santa Corona è stata presentata a
nome dell’associazione Giustizia Giusta, che si richiama all’esponente
radicale Enzo Tortora, cosa che ha ingenuamente tratto in inganno
qualcuno. Ingenuamente, perché sarebbe bastato farsi una ricerca in
internet per ricostruire la vicenda, gli intrecci, i legami con soggetti
che, fino a pochi anni fa, imperversano con violenza nella nostra
provincia. Il Veneto Fronte Skinheads è un’organizzazione vicina
all’associazione Giustizia Giusta ed è ben nota per le sue gesta negli
anni ‘80 e ‘90. Ma su questo torneremo dopo.
L’associazione dedicata ad Enzo Tortora venne fondata da Paolo Signorelli, noto militante dell’estrema destra italiana, esponente di spicco di Ordine Nuovo e coinvolto nelle vicende della strage di Bologna e degli omicidi dei giudici Amato e Occorsio. Signorelli muore nel 2010 e il testimone dell’associazione è stato raccolto da Italo Linzalone,
figura molto conosciuta soprattutto tra gli ambienti revisionisti e
negazionisti legati al tradizionalismo cattolico di mons. Lefebvre.
Un rapido sguardo tra i siti internet dei gruppi integralisti cattolici
svela la verità sul convegno di Vicenza: altro che dibattito sulla
giustizia nel novecento, il tema è chiarissimo, ovvero un momento di
propaganda a favore del criminale nazista Erich Priebke. “Caso Priebke e la giustizia giusta”,
questo il titolo che circola sotteraneamente, con tanto di locandina
con la foto del criminale condannato per l’eccidio delle Fosse Ardeatine. Dopotutto non c’è da stupirsi, vista la presenza dell’avvocato Paolo Giachini, avvocato difensore di Priebke,
oltre che proprietario dell’appartamento romano dove l’ex SS vive.
L’avvocato del criminale nazista è inoltre fondatore dell’associazione “Uomo e libertà”, che cura il sito www.priebke.it
e promuove la richiesta di grazia per il corresponsabile del massacro
delle Fosse Ardeatine, dove vennero uccisi 335 civili durante la II^
guerra mondiale. Questa associazione organizzò nel 2003 una maestosa
festa, celebrata in un ristorante nei dintorni di Roma, per celebrare il
90° compleanno del capitano, alla quale parteciparono più di un
centinaio di persone provenienti anche da Germania, Francia e Svizzera.
Per tornare al convegno vicentino, bisogna dire che il palco dei
relatori è veramente ben nutrito. Assieme a Giachini, avrebbero dovuto
“relazionare” due esponenti di primo piano del partito neonazista tedesco NPD, Mirko Beier e Nils Larisch.
Nils Larisch è membro dell’esecutivo dell’NPD del Land della Sassonia e
uno degli animatori del centro giovanile dell’NPD di Lipsia. Ha un
passato da ultras del LOK FC, facente parte della banda neonazista da
stadio "Blue Caps", più volte resosi protagonista di incidenti con
tifoserie antirazziste e la polizia. Mirko Beier è invece un ex naziskin
candidato dall’NPD nella sua cittadina Meissen, sempre in Sassonia,
membro della direzione regionale dell’NPD. Non è un caso che siano
entrambi della Sassonia ed entrambi sono dei personaggi ponte, degli
anelli di congiunzione tra l’NPD e le reti neonaziste informali che
specie in Sassonia sono molto forti, visto che il secondo più grande
raduno neonazista della Germania è ogni febbraio nella vicina Dresda,
appuntamento a cui partecipa frequentemente anche il Veneto Fronte
Skinheads.
Quest’ultima organizzazione, nata nel vicentino nella seconda metà degli anni ’80, si rese tristemente famosa per numerosi episodi di aggressione nei confronti di immigrati e giovani di sinistra. Nel settembre del 1991 organizzò vicino a Bassano del Grappa una tre giorni denominata “Ritorno a Camelot”, segnata dalla partecipazione di gruppi neonazisti di tutta europa e dal concerto degli Skrewdriver di Ian Stewart, icona dei gruppi nazirock europei. Noti sono i collegamenti del VFS con gruppi xenofobi come il National Front, i Brutal Combat e i No Remorse. Nel vicentino ricordiamo episodi di violenza legati a gruppi neonazisti come l’assalto ad un quartiere abitato prevalentemente da immigrati a Maglio di Sopra del settembre del 1992, o l’omicidio di Franco Bortolan, un tossicodipendente di Bassano del Grappa, o il tentativo di bruciare vivo un cittadino marocchino che dormiva nella propria auto. Il fondatore del VFS, Piero Puschiavo, era solito frequentare i gruppi neonazisti tedeschi, in particolare quelli di Rostock, dove andò addirittura in viaggio di nozze, che nell’agosto del 1992 si resero protagonisti di assalti a colpi di molotov contro i condomini abitati da immigrati. Non è un caso che l’NPD sia molto forte in quella zona del Meclemburgo.
Il VFS fu protagonista dell’inquietante manifestazione organizzata a Vicenza il 14 maggio 1994, scandita da slogan razzisti e contorniata da croci celtiche e svastiche, conclusa con il comizio di Maurizio Boccacci, allora esponente del Movimento Politico Occidentale, organizzazione neofascista sciolta in base alla legge Mancino del 1993 contro l’intolleranza razziale. Utile ricordare il clamore e lo sdegno che si sollevò in tutto il mondo, alla vista delle immagini provenienti da Vicenza. Per aver autorizzato quella manifestazione vennero cacciati dalla nostra città il Prefetto e il Questore dall’allora ministro degli Interni Roberto Maroni.
Per tornare ai giorni nostri, è utile sapere che il convegno difeso a spada tratta, in nome della libertà d’espressione, da politici e da giornalisti incapaci di fare un minimo lavoro d’indagine, ma saccenti e arroganti nel dispensare epiteti (fascisti rossi, ci ha definito uno di questi signori) contro coloro che hanno pubblicamente chiesto che quel convegno non si svolgesse, viste le caratteristiche e le organizzazioni che l’hanno promosso, verrà seguito da un appuntamento ancor più inquietante. Una riedizione di quel “Ritorno a Camelot” dei primi anni ’90 è previsto lo stesso giorno, il 7 settembre, in una non meglio precisata località del Veneto. Appuntamenti questi che viaggiano nel circuito underground dei gruppi neonazisti, che si danno appuntamento provenendo da tutta Europa per ascoltare le note dei loro gruppi di riferimento. L’appuntamento del 7 settembre, come si legge nelle pagine dei social network di questi gruppi, vedrà la partecipazione degli italiani Gesta Bellica e Linea Ostile, con ospiti speciali provenienti dalla Germania come i Die Lunikoff Verschwörung, nuovo nome di una delle più importanti band hard-core neonazi tedesche. Berlinesi, facenti parte del circuito di Frei Kameradenschaft cioè la più importante rete naziskin tedesca, affiliata al Blood and Honour network a livello musicale. Dopo lo scioglimento forzato dei Landser, dovuto al contenuto neonazista dei testi, Michael Regener (il cantante) aveva intrapreso una nuova strada con i vecchi membri, fondando nel 2004 una nuova band, chiamata appunto Die Lunikoff Verschwörung. Ci saranno inoltre i Tätervolk, giovane band punk rock neonazi del nord est tedesco, che gira molto nelle feste musicali giovanili dell’NPD, formazione messa sotto osservazione dalla polizia fin dal 2009 perché in un suo testo molto noto dell’album "In uniforme bruna" incitano all’urgenza della "guerra razziale".
Insomma, l’innocuo convegno per la cui difesa qualcuno si straccia le
vesti a colpi di retorica e citazioni di Voltaire, non è altro che un
appuntamento inserito in una giornata di raduno europeo di neonazisti, sic et simpliciter. Il tentativo palese è quello di riaffermare una presenza e un’agibilità
politica di gruppi neonazisti, che hanno fatto dell’intolleranza, della
xenofobia, della violenza contro chi è portatore di una qualsivoglia
diversità, per colore della pelle o per idee politiche o solamente per
il modo di vestire, il proprio modus operandi. Questo è quello
che, ingenuamente o in malafede, qualcuno sta difendendo in nome di una
contorta idea di democrazia e libertà, termini che associati ai soggetti
che promuovono la giornata di raduno dei nostalgici del Führer e delle
camice brune stridono in maniera insopportabile.
Qualcuno vorrebbe tornare a far rivivere periodi bui della nostra città,
quelli in cui alcune zone del centro storico erano off limits per la
presenza e per la brutalità dei neonazisti nostrani. Lo scorso 25
aprile, durante la celebrazione della giornata dedicata alla liberazione
dal nazifascismo, il giorno dopo l’apparizione di scritte sui cartelli
d’ingresso della città inneggianti al fascismo e offensivi nei confronti
della Resistenza, l’amministrazione comunale ripetè più volte, dal
palco degli oratori, una frase semplice e condivisibile: mai più nazifascismo.
Per quel che ci riguarda quello non è solo uno slogan bello ma vuoto, è invece un concetto e una pratica di democrazia, di inclusione sociale, di lotta alla xenofobia e alla barbarie.
tratto da www.nodalmolin.it