Vicenza - Dati del tubo

* I dati forniti dall’assessore Pellizzari della Provincia di Vicenza sul cantiere Dal Molin, sulla qualità dell’acqua e sull’innalzamento della falda non sono tranquillizzanti ma del tubo. Vediamo il perché.

12 / 6 / 2010

I controlli sulla qualità dell’acqua effettuati per 12 mesi (2009) dall’ente regionale Arpav attraverso 10 pozzi piezometri distribuiti in vari punti dell’area del cantiere della base Usa Dal Molin sono stati ieri resi pubblici dall’Ente Provincia di Vicenza.

Il monitoraggio idrochimico della falda acquifera ha rilevato nell’acqua raccolta da questi pozzi sostanze tossiche diverse, dal cloruro di vinile all’arsenico, ma in quantità che vengono considerate del tutto “tranquillizzanti”.

Ma quali sono i presupposti per definire questi dei dati… tranquillizzanti?

Primo: fra le acque di superficie e quelle profonde, quelle cioè che alimentano l’acquedotto dice la Provincia non c’è contatto. Le prime, alimentate dalla pioggia, possono sì essere potenzialmente contaminate dal cantiere o da altri agenti come i fertilizzanti dei campi e i residui delle lavorazioni industriali, ma essendo poi raccolte, trattate e sversate nel fiume Bacchiglione non causano danni alla falda.

Ma è proprio questo presupposto che noi invece contestiamo: da una raccolta effettuata il 24 aprile risulta che la composizione dell’acqua che scorre in superficie non è solo di tipo meteorico ma per un 40% anche di falda.

Secondo: i pozzi piezometrici, cioè tubi ciechi di sette metri fessurati per la raccolta delle acque da – 2 a – 7 metri e utilizzati per i prelievi dei campioni su cui vengono effettuate le analisi sono oltre che di parte, nel senso che vengono raccolti e gestiti esclusivamente dalla ditta che costruisce la base, cioè la Cmc, anche inadeguati perché come scrive lo stesso Ente Provincia “le modalità costruttive (di questi tubi) non consentono di esprimere una valutazione precisa sui dati quantitativi e qualitativi” e le “informazioni stratigrafiche sulle caratteristiche del sottosuolo nell’area in esame” non sono state fornite e quindi “permangono incertezze sulla successione dei livelli argillosi e limoso-sabbiosi sottostanti agli edifici in fase di costruzione”.

Ci chiediamo allora; ma su quali basi questi dati possono essere considerati attendibili?

Non c’è trasparenza nelle procedure della raccolta dei campioni, non c’è conoscenza della stratigrafia del sottosuolo, non c’è concordanza sulle modalità costruttive ed applicative degli strumenti stessi utilizzati (i tubi piezometrici)!

Ma allora, caro assessore Pellizzari, questi non sono dati tranquillizzanti ma sono dati del tubo!

Terzo: la grande quantità di pali ficcati nel terreno per sostenere gli edifici della base, 3798 per l’esattezza a circa 2m uno dall’altro, del diametro di 50-60 cm e lunghi 14-16 e 18 metri, non coinvolgono, dice la Provincia, la falda profonda anche se “la circostanza” ovvero l’incremento della quota assoluta di falda a monte di 102 cm e a valle di 72 cm, indica un ostacolo al deflusso delle acque del sistema delle falde di circa 30 cm. "merita (sempre secondo la Provincia) un approfondimento”.
Altroché, aggiungiamo noi: innanzitutto perché sulle dimensioni dei pali e sul loro numero (aumentato di gran lunga rispetto le prescrizioni della prima Vinca) non è stato dato mai a nessuno la possibilità di esercitare alcun tipo di controllo; poi perché il dato sul gradiente di falda è relativo all’anno 2009 e vorremmo capirne la dinamica nel tempo e il tipo di conseguenze che esso comporta al di là del puro dato quantitativo.

Infine, anche se non secondario: la grande quantità di materiale inquinato contaminante e tossico prelevato dai siti di idrocarburi ed olii combustibili dell’insediamento areonautico precedente e lasciato accumulato nel cantiere attuale al di fuori e oltre ogni limite di tempo e di legge (italiana).

Secondo l’assessore Pellizzari la questione è di pertinenza del Comune, secondo i tecnici dell’ufficio comunale competente, quello degli smaltimenti dei rifiuti tossici, alle loro sollecitazioni il comandante della base Maggian ha finora risposto picche facendo prevalere la solita pregiudiziale militare, quella cioè della difesa nazionale.

In definitiva come la raccolta e la gestione dei campioni e dei prelievi anche lo smaltimento dei rifiuti tossici è off limits per le autorità civili italiane! Ma allora se è così esercitare il controllo democratico su quel cantiere di guerra a chi tocca? Se le istituzioni: la regione, la provincia, il comune non possono o non vogliono salvaguardare il bene comune dell’acqua, della salute e della sicurezza a chi tocca farlo se non direttamente ai cittadini ?