Vicenza - Stato di mobilitazione permanente contro la guerra in Iran

9 / 1 / 2020

Vicenza entra in stato di mobilitazione permanente contro la guerra di Trump. In una città che negli anni è stata teatro di importanti movimenti che si opponevano alla guerra globale e all’ingerenza statunitense nel nostro Paese, gli appuntamenti in programma sono: venerdì 10 gennaio, alle 18,30, un presidio davanti alla Caserma Ederle (Viale della Pace, Vi est) e giovedì 16, nel giorno dell'anniversario del si di Prodi al Dal Molin, un’assemblea pubblica al Centro Sociale Bocciodromo (Via Rossi 198, quartiere dei Ferrovieri).

Vicenza entra in stato di mobilitazione permanente contro la guerra di Trump. In una città che negli anni è stata teatro di importanti movimenti che si opponevano alla guerra globale e all’ingerenza statunitense nel nostro Paese, gli appuntamenti in programma sono: venerdì 10 gennaio, alle 18,30, un presidio davanti alla Caserma Ederle (Viale della Pace, Vi est) e giovedì 16, nel giorno dell'anniversario del si di Prodi al Dal Molin, un’assemblea pubblica al Centro Sociale Bocciodromo (Via Rossi 198, quartiere dei Ferrovieri).

Di seguito l'appello alle mobilitazioni.

L'Italia, un paese a completa disposizione.
Il clima delle feste è cambiato e un vento di guerra si è minacciosamente alzato sopra il nostro mondo. Molti hanno paragonato l'omicidio del potente generale iraniano all'aeroporto di Bagdad con quello avvenuto a Sarajevo più di un secolo fa e che provocò una guerra mondiale. Insomma come quello di una scintilla che fece precipitare un intero ordine mondiale e il crollo di interi imperi.

L'attentato ordinato da Trump non sembra però voler arrivare ad una guerra di quel tipo perché lui ha sempre sostenuto che non vuole uno scenario di scontro classico con le sue truppe costrette a combattere nel fango di territori infidi come quelli dell'Iraq o dell'Iran. Ma allora qual è il motivo vero di una decisione così apertamente provocatoria e sanguinaria? Spingere l'Iran a risposte immediate ed esplicite e quindi reagire con colpi molto più letali e distruttivi? Abbattere il regime degli ayatollah e costringere la Russia di Putin e anche la Cina a rientrare nei ranghi?

Qualsiasi sia l'obiettivo è evidente che la strategia di questa guerra è di colpire singoli obiettivi con missili e droni secondo una modalità di intelligence più vicina a quella terroristica che non a quella classica, senza cioè dichiarazioni e truppe in campo aperto. Certo le basi americane sono tutte mobilitate, a Vicenza la 173 brigata è stata allertata per un possibile dispiegamento a difesa dell'ambasciata americana a Beirut.

Ma sono soprattutto le basi di Sigonella e Niscemi in Sicilia a partecipare con i loro radar e computer alle operazioni condotte con missili e droni. Il nostro paese è quindi utilizzato in pieno dalla potenza americana ma come se non bastasse è stato preannunciato anche che 50 bombe atomiche prima stanziate in Turchia verranno spostate in Italia, ad Aviano pronte con quelle già esistenti ad essere caricate sugli aerei militari americani. Insomma un paese a completa disposizione degli Usa, dei loro interessi e dei loro disegni, anche i più deliranti come quelli espressi dall'attuale presidente e senza alcuna voce in capitolo o capacità di contrattare e mediare nulla se non dichiarazioni di pieno appoggio come quelle di Salvini o richieste come quelle di un altro utile idiota, esponente dell'attuale maggioranza nel comune di Vicenza, di poter addestrare la polizia locale cioè i vigili della città, nella base militare locale con le stesse modalità seguite dalle truppe di assalto yankee.

È tempo di entrare in uno stato di mobilitazione permanente, è tempo di tornare in piazza e riprendere la discussione collettiva per discutere come opporsi alla guerra.