Vicenza - Torna l'allarme alluvione: «chi vuole ancora cemento è un criminale»

18 / 3 / 2011

Era stato fin troppo facile, nei mesi passati, essere profeti di sciagura: non era necessario alcun titolo di studio particolare per prevedere che, con l’avvicinarsi della primavera, Vicenza sarebbe tornata a vivere con la spada di damocle dell’alluvione permanente. E oggi, dopo poche ore di pioggia intensa, nelle principali piazze della città del Palladio si sono tornati a riempire i sacchi di sabbia, mentre i residenti hanno svuotato in fretta scantinati e pianterreni, per l’ennesima volta in pochi mesi.

Chi invece i titoli di studio per spiegare quanto sta avvenendo li ha, ha parlato proprio ieri alla commissione territorio del Comune di Vicenza. Altissimo, direttore del Centro Idrico di Novoledo, e altri esperti sono stati ascoltati infatti da assessori e consiglieri, facendo il quadro della situazione. Spiegando, per esempio, che se le case di via Cresorelle vanno sempre sott’acqua, è perché il cantiere statunitense probabilmente ha distrutto il sistema di drenaggio dell’acqua realizzato all’interno dell’area negli anni Trenta. Ma, soprattutto, affermando che di invasi per raccogliere l’acqua in eccesso se ne possono fare quanti se ne vogliono, ma che se non si smette di cementificare e rendere impermeabile il terreno la situazione disastrosa che stiamo vivendo non cambierà mai.

Ecco perché, chi parla ancor oggi di cementificare è un criminale; e lo è ancor di più chi – e qui ci riferiamo a Manuela Dal Lago e al suo partito, la Lega Nord – sfruttando l’ansia che provoca lo stato di alluvione permanente, propone di edificare ulteriormente all’interno del Dal Molin per ospitare capannoni e autofficine della Protezione Civile e regalare così agli statunitensi la tanto agognata pista per elicotteri.

Manuela Dal Lago può non essere felice se una comunità locale si conquista un’area di terreno sottraendola alla militarizzazione; è comprensibile che chi vuol realizzare i desideri di lobby economiche e militari possa veder di malocchio il passaggio dell’area dal demanio statale alla comunità localeMa non può mettere ulteriormente in pericolo i vicentini e le loro case, consegnando il territorio a una nuova e ulteriore colata di cemento.

La terra si sta ribellando alla cementificazione, e in questi mesi noi ci sentiamo impotenti di fronte a tanta forza. Chi governa il territorio, a livello locale come nazionale, ha il dovere di chiudere i rubinetti del cemento – di cui l’Italia è la prima produttrice in Europa – e valorizzare l’esistente – e Vicenza non ha problemi a trovare aree edificate dismesse, che siano residenziali o industriali – tutelando e ripristinando l’equilibrio idrogeologico e idraulico.

Sabato andremo al Parco della Pace, per la “Giornata delle erbe di campo”; un’occasione per visitare un’area che vogliamo vedere restare così com’è, verde, senza recinti militari e senza sconfinamenti delle truppe statunitensi che, al di là dei loro reticolati, hanno già fatto abbastanza disastri.

Tratto da NoDalMolin