Voglia di libertà oltre il Pride

Sono state oltre 200 mila le persone che sabato 27 giugno hanno partecipato al Pride nazionale a Genova.

29 / 6 / 2009

Una città coinvolta, dobbiamo riconoscerlo, e contaminata dalla parade che attraversava tutte le vie principali.

Una folla aspettava la folla al passaggio dei carri, festante, curiosa, vivace. nonostante in città' il dibatto sia rimasto ascritto ai quotidiani locali e le iniziative fossero pressoché assenti nei mesi che hanno preceduto il Pride nazionale.

La cosiddetta sinistra radicale partitica al confronto della frammentazione del movimento GLBT ci appare come un monoblocco... tanto per sintetizzare con una battuta lo stato del dibattito interno che certamente non e' stato il propulsore di questo pride.

Allora? Come e' stato possibile una partecipazione cosi' straordinaria?

Tutto meriterebbe una riflessione piu' approfondita' per provare ad analizzare quello che e' successo a Genova.

L'orgoglio di genere TrUck” e' il carro che la comunita' San Benedetto al Porto realizzato insieme a TranGenere,  l'ass. La Fenice, Ireos e il c.s.o.a. Terra di Nessuno.

Quello che abbiamo respirato , non solo nella comunità GLBT in movimento ma anche fra la persone accorse, curiose o festanti è una contaminante voglia di libertà , dalla morale dominante, dai costumi sessuali repressi, dalla voglia di fare festa. Una euforia naturale, collettiva e liberatoria.

Interessi comuni a cui prestare attenzione dunque e da intercettare perché' non si fermino alla festa di un giorno ma diventino forme piu' concrete ,presa di posizione nelle metropoli.

Da Stonewall a Genova hanno detto in molti. Dai primi moti di ribellione e conflitto nello Stonewall Inn a oggi però sono passati 40 anni...

Come 40 anni sono gli anni che compirà il prossimo anno la comunità transessuale piu' grande e antica di Italia, quella dell'antico ghetto ebraico delle “Princesas” nel centro storico di Genova.

Non vorremmo fare paragoni azzardati ma la comunità' transgender dell'antico ghetto forse rappresenta una Stonewall italiana. Ursula, Titti, Gilda o Greta, coloro che hanno vissuto anche gli anni '70 per quei vicoli, sanno bene cosa rappresentavano le retate di polizia e carabinieri, l'ordine pubblico, la morale in nome della sicurezza!

Unghia spezzate, visi lavati a forza con acqua gelata, parrucche strappate o peggio capelli tagliati e sfregiati, botte e insulti.

A tutto questo hanno resistito con i loro corpi e oggi sono parte di un tessuto vivo, legittimo che a nostro avviso deve costruire cittadinanza per loro e per altri.

Il loro negli ultimi mesi e' stato un percorso di emancipazione, legato alle musiche di Fabrizio De André' che hanno conosciuto, alle relazioni con abitanti e negozianti, al sostegno della Comunità San Benedetto al Porto e di tanti amici che si sono uniti in questo percorso.

In verità', sia questo pride che le recenti iniziative nel ghetto - come  "Faber e la città vecchia" - le hanno coinvolte rappresentando un percorso di emancipazione e dignità' per loro ma, consegnando a tutti complessivamente relazioni rinnovate e pulsanti fra le mura dei vicoli bui. Luoghi particolari dove la Comunità San Benedetto per i prossimi mesi ha in gestione due locali a piano terra, che saranno base operativa di ulteriori iniziative di animazione e dibattito pubblico. Fra migranti che vivono ammassati in piccole stanze, tossicomani che comprano e consumano, luoghi dimenticati da tutti, “pericolosi per eccellenza” .

Noi insieme a loro vogliamo sicurezza. Una sicurezza fatta di diritti,di animazione e presenza sociale! Lo vorremmo fare sedendoci per strada, festeggiando e discutendo, creando e disfando...ma questo e' già' un altra storia e forse potremmo parlarne presto in piazza, nel ghetto con tutti i nostri compagni di strada di questi anni .

Tizzi ti aspettiamo presto!

Domenico Chionetti

La Comunità al Pride 2