Ztl Wake Up vs Prelios e Morgan Stanley

Il collettivo aveva già occupato lo stabile due volte nel 2012, in un ciclo di mobilitazioni che faceva parte di un più ampio processo cittadino di presa di coscienza contro vent'anni di oscurantismo leghista simboleggiato dal fenomeno da baraccone Giancarlo Gentilini

13 / 9 / 2013

All'alba di domenica 8 settembre gli attivisti del collettivo trevigiano ZTL Wake Up hanno rioccupato a scopo sociale i magazzini dell'ex Telecom, abbandonati da  vent'anni circa. Il collettivo aveva già occupato lo stabile due volte nel 2012, in un ciclo di mobilitazioni che faceva parte di un più ampio processo cittadino di presa di coscienza contro vent'anni di oscurantismo leghista simboleggiato dal fenomeno da baraccone Giancarlo Gentilini.

Dopo la vittoria del centro-sinistra guidato da Giovanni Manildo, una parte dei simpatizzanti si aspettava una riconciliazione con il comune: il collettivo avrebbe dovuto costituirsi in associazione e partecipare a un bando comunale per l'assegnazione di uno spazio pubblico secondo i modi e le tempistiche dell'amministrazione. ZTL ha invece scelto di occupare l'edificio cittadino che meglio si adattava alle esigenze logistiche di uno spazio sociale. Tra i molteplici motivi di tale decisione c'è anche il valore etico di andare contro una proprietà dietro cui si nascondono, tramite un sistema di scatole cinesi, i rentier della speculazione che hanno contribuito a causare l'attuale crisi economica per poi scaricarne i costi sulla maggior parte della popolazione.

Tecla è un fondo comune di investimento immobiliare. I fondi comuni di investimento raccolgono il denaro dei risparmiatori (o, nel nostro caso, dei grandi speculatori) e lo affidano a società di gestione del risparmio (SGR), di modo che il denaro investito lieviti nel tempo e ritorni ai detentori delle quote del fondo. Tecla inoltre è un fondo “chiuso”, vale a dire che il fondo deve per legge vendere tutte le proprietà ed essere liquidato entro una determinata scadenza. Il fondo Tecla avrebbe già dovuto essersi dissolto, ma ha ricevuto una proroga fino al dicembre 2014 grazie a un “periodo di grazia” concesso dalla Banca d'Italia.

La parola “risparmiatori”, di cui spesso si abusa nei media, tende a far pensare a pensionati a basso reddito che hanno investito i risparmi di una vita nei mercati finanziari. Sono dunque loro le vittime dell'occupazione dell'ex Telecom da parte del collettivo ZTL? La risposta è negativa, ma per individuare la nostra vera controparte è necessario scomporre quella matrioska finanziaria il cui primo strato è il misterioso e apparentemente insignificante Fondo Tecla.

Innanzitutto la SGR che gestisce Tecla è la Prelios, semplicemente la Pirelli Real Estate sotto nuovo nome, il cui presidente è Marco Tronchetti Provera (ci si conceda di far notare che il nostro era, almeno fino al 2011, il terzo manager più pagato d'Italia, con 5,970 milioni di euro l'anno).

Le quote di Tecla sono di proprietà della stessa Pirelli Real Estate per il 2%, ma la stragrande maggioranza delle azioni, l'87%, è detenuta dalla società immobiliare olandese Gamma Real Estate, fondata il 9 maggio 2007 da... Pirelli Real Estate Netherlands! A causa del conflitto d'interessi che vede acquirente e management rispondere allo stesso vertice (alla faccia della tanto invocata legalità), la Consob ha multato la Prelios per ben 3,5 milioni di euro. L'Olanda è uno dei paesi europei dove le normative fiscali sulla finanza sono più permissive, e questa sembra essere l'unica spiegazione per l'esistenza di Gamma Real Estate. Nove giorni dopo, Pirelli Real Estate Netherlands, che deteneva il 100% delle azioni della Gamma Real Estate, ne ha venduto il 51% a MSRESS III. MSRESS III è una società di diritto olandese di cui tutte le quote di partecipazione sono detenute dal Morgan Stanley Real Estate Special Situations Fund III, una limited partenership con sede in Delaware (USA) che appartiene al gruppo Morgan Stanley, la più grande banca d'affari americana rimasta, assieme a Goldman Sachs. È una delle istituzioni finanziarie che hanno dato origine alla crisi dei mutui subprime e di conseguenza alla crisi economica globale, per poi essere salvate con i soldi dei cittadini. Ecco dunque svelato l'arcano. Per riassumere, la nostra controparte è costituita dalla branca speculativa della Pirelli gestita da Tronchetti Provera e dalla banca d'affari americana Morgan Stanley.

L'operazione Pirelli Real Estate potrebbe essere un perfetto caso da manuale per l'operaismo italiano (se tali manuali esistessero). Fa parte di un processo molto più ampio, originatosi negli anni '70, di spostamento di capitali dalla produzione alla speculazione (edilizia e finanziaria) come risposta all'erosione dei profitti dovuta alla forza delle organizzazioni dei lavoratori. Chi visitasse oggi i quartieri Greco-Pirelli e Bicocca di Milano ricaverebbe un lampante quadro urbano di questo percorso storico. Dove c'erano fabbriche in cui lavoravano decine di migliaia di operai, ora c'è un'enorme collina, l'erba cresce sulle rovine accatastate della fabbrica demolita. La sommità della collina era, almeno fino a poco tempo fa, il punto di ritrovo della gang latino-americana Latin Kings. Gli stabili circostanti sono uffici di multinazionali e la nuova università Milano Bicocca, prime conquiste delle operazioni immobiliari della Pirelli Real Estate. Il vecchio circolo ricreativo operaio è oggi un centro sociale occupato.

Nel 2001 Tronchetti Provera ha fatto sì che la Pirelli divenisse azionista di riferimento dell'appena privatizzata Telecom, assumendo la presidenza della società. Con la motivazione di un risanamento del bilancio dell'azienda, Tronchetti Provera ha venduto gli stabili di proprietà della Telecom alla Pirelli Real Estate, ovvero a se stesso. Nonostante un giro di denaro un po' intricato, questo è stato anche il destino dell'ex Telecom di Treviso, venduta nel 2004 alla Tecla, di cui come abbiamo visto Pirelli Real Estate è uno dei due maggiori azionisti nonché il gestore. Nel 2007 Tronchetti Provera ha venduto le sue quote di partecipazione in Telecom, ma Telecom continua a pagargli gli affitti degli immobili che ha venduto a se stesso.

Tronchetti Provera è un esempio locale di parziale disinvestimento dalla produzione (quella rimasta è stata delocalizzata) allo scopo di impiegare i capitali in manovre poco ortodosse di speculazione edilizia e finanziaria non immuni da gravi conflitti d'interessi. Fenomeno di certo non irrelato alla tanto deprecata “crescita zero” dell'Italia nell'ultimo ventennio. Il tutto condito dagli scandali sulle intercettazioni illegali in collusione con i servizi segreti. Ma, come si diceva sopra, Morgan Stanley non è di certo da meno. Anzi, le responsabilità di questa multinazionale finanziaria per le dure condizioni in cui si trovano giovani e meno giovani è assai più grande di quella degli speculatori di provincia nostrani. Come se non bastasse, per ragioni a noi oscure, i fondi speculativi non sono tenuti a versare l'imposta statale sui redditi e l'imposta regionale sulle attività produttive come tutte le altre società.

Eppure, il gioco della speculazione non può funzionare che a breve termine. Ora che la bolla immobiliare è scoppiata, con relativo crollo dei prezzi, la vendita di stabili abbandonati da decenni al degrado è cosa quanto mai ardua. Dallo scoppio della crisi, l'andamento dei titoli Tecla in borsa ha visto una vertiginosa flessione del 75% circa, giustificabile solo in parte dalla vendita di alcuni suoi immobili. Solo nel primo semestre del 2012, Tecla ha avuto la bellezza di 20 milioni di euro di perdite. Non solo speculatori quindi, ma speculatori falliti, che, come nel caso del salvataggio delle banche, vorrebbero che i comuni cittadini paghino i costi della bancarotta. Ed è solo in questo che finora il loro successo è stato pressoché totale.

Per quel che riguarda il destino dell'ex Telecom di Treviso, è implausibile, dato lo sgonfiamento dei prezzi degli immobili e la stasi dell'edilizia, che un acquirente venga trovato entro la fine del 2014.  L'ipotesi più realistica è che i proprietari attuali ricomprino lo stabile tramite un altro fondo fantoccio, nell'attesa di una nuova inflazione dei prezzi degli immobili. Dato che tale inflazione non è certo in vista per i prossimi anni, è certo che in caso di sgombero lo stabile rimarrà abbandonato a tempo indeterminato o peggio demolito.

Chi abbiamo di fronte è dunque una piccola emanazione dell'1% globale, come diceva l'appena passato movimento Occupy. Dei rappresentanti di quel blocco di grandi società finanziarie e immobiliari che hanno gonfiato la bolla dei mutui, per scappare con i soldi dopo aver precipitato l'economia nella più profonda crisi dopo il crollo del 1929. Costoro, non solo impuniti, avrebbero anche la pretesa di criminalizzare dei membri della generazione più colpita dalla recessione attuale. Colpita in termini di disoccupazione, stage non pagati, lavoro precario, pensioni sempre più lontane, salari reali più bassi e spesso anche derisione e repressione. Dei giovani che hanno deciso di non restare in silenzio e prendere nelle loro mani la riqualificazione di uno spazio lasciato da anni in stato d'abbandono dai suddetti speculatori falliti.

La nuova amministrazione avrebbe potuto fare una cosa di sinistra e sfruttare questa mobilitazione dal basso come un'occasione per strappare a una proprietà rentier e banditesca lo spazio abbandonato più bello e logisticamente funzionale di Treviso. Avrebbe potuto farlo tramite lo strumento delle sanzioni comunali dato il mancato rispetto delle condizioni d'uso, se la proprietà non si fosse impegnata a cercare una soluzione diversa dal rinnovato svuotamento dello stabile. Strumento questo invocato molte volte prima delle elezioni. Purtroppo ora "le priorità sono altre". La capacità delle oligarchie finanziarie di condizionare i processi democratici sono visibili anche al livello “micro” delle istituzioni cittadine. Ma le mobilitazioni possono a volte far pendere l'ago della bilancia verso la democrazia. Se il comune deciderà di sanzionare la Tecla per lo stato di degrado a cui è abbandonata l'ex Telecom è una questione ancora aperta.

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