ZTL WAKE UP vs PRELIOS & MORGAN STANLEY pt.2: PICCOLI LEHMAN BROTHERS CRESCONO?

25 / 9 / 2013

Nell'inchiesta sulla proprietà dell'ex Telecom di Treviso – occupata a più riprese dagli attivisti del collettivo ZTL Wake UP nel 2012 e nel 2013 – avevamo spiegato come dietro l'insignificante fondo Tecla si nascondano in realtà il ramo speculativo della Pirelli (la Prelios di Tronchetti Provera) e una delle banche d'affari americane più potenti al mondo, la Morgan Stanley. Questo tramite un fondo fantoccio di nome Gamma RE con sede in Olanda, a evidente scopo di elusione fiscale.

Avevamo anche ricostruito i molteplici conflitti di interessi che avevano caratterizzato l'acquisizione di questa proprietà, al pari di moltissime altre. La Prelios è stata infatti multata dalla Consob per 3,5 milioni di euro per un conflitto di interessi nell'acquisto dei titoli Tecla da parte di Gamma RE (la Prelios era sia il principale acquirente sia la società di gestione del fondo Tecla, avrebbe quindi dovuto valutare in modo “imparziale” la qualità della propria stessa offerta). Inoltre, cosa ben più significativa, Tronchetti Provera aveva venduto, nelle veci di amministratore della Telecom, gli immobili della Telecom alla Pirelli RE (ora Prelios), ovvero a se stesso. Dopodiché ha venduto la Telecom, la quale è però rimasta vincolata da contratti decennali a pagare gli affitti alla Prelios. Persino nel caso di immobili completamente abbandonati dagli anni '90 come l'ex Telecom. Grazie alle pratiche collusive favorite dalla deregolamentazione, il degrado urbano può generare decenni di ricche rendite.

Ciò che non emergeva nella prima inchiesta era però l'estrema debolezza finanziaria della Prelios. Nel luglio 2013 la Consob ha reso disponibile un prospetto informativo della Prelios stessa che descrive in quasi 500 pagine la situazione finanziaria della società. Al suo interno troviamo prima di tutto chiare cifre sull'entità del potere economico con cui abbiamo a che fare: il patrimonio complessivo in gestione Prelios al 31 dicembre 2012 è di ben 9,7 miliardi di euro (p.38 del prospetto). Anche questo dovrebbe dare molto a pensare a chi condanna le occupazioni perché tolgono “agli onesti cittadini i frutti del proprio lavoro”. Si scopre inoltre che il trucco di Tronchetti Provera di vendere gli immobili Telecom a se stesso, frutta alla Prelios la bellezza di quasi 41 milioni di euro all'anno in affitti (p.105).

Il dato più interessante è che questa estate, all'insaputa dei più, la Prelios era a rischio di fallimento. Si legge infatti che “la Società non dispone – allo stato attuale e nell’ipotesi in cui, per qualsivoglia motivazione, non dovesse essere data esecuzione agli Aumenti di Capitale deliberati dall’Assemblea dell’8 maggio 2013 ed all’Accordo di Rimodulazione – di risorse sufficienti per far fronte alle esigenze del Gruppo a breve termine [...] non potendosi pertanto escludere che l’Emittente potrebbe essere costretto a fare ricorso agli strumenti previsti dalla legislazione fallimentare e concordataria” (p.3-4). Al maggio 2013, la Prelios era in rosso di 557,2 milioni di euro (p.61).

Questo significa che per arrivare a controllare l'esorbitante patrimonio di cui sopra, la società si è indebitata in modo spregiudicato. L'esplosione della bolla immobiliare americana nel 2008 ha notoriamente avuto forti ripercussioni sull'economia europea, settore immobiliare incluso. Questo ha impedito alla Prelios di incassare le rendite speculative che avrebbero dovuto permettergli di sanare il debito con un ampio margine di guadagno. Insomma, il noto meccanismo, visto anche in America, che ha prodotto stipendi d'oro da soldi per lo più inesistenti (ricordiamo che Tronchetti Provera viene pagato quasi 6 milioni di euro all'anno, i parlamentari in confronto sono degli straccioni). Come si è visto negli ultimi anni, quando la bolla scoppia, i costi della crisi vengono scaricati sulla maggior parte della popolazione.

La ricapitalizzazione della Prelios (iniezione di nuovo denaro nella società allo scopo di renderne la continuità sostenibile) a cui si fa riferimento nel passo citato è per il momento andata a buon fine. Il principale finanziatore di questa operazione sono UniCredit, Intesa San Paolo e la Pirelli stessa, cosa che indica un ulteriore movimento di capitali dal settore della produzione materiale a quello finanziarizzato. Il prospetto ammette però che nonostante questo salvataggio la Prelios è tuttora a rischio di fallimento (p.61). È ironico come in un periodo di stretta al credito, alle imprese come ai singoli cittadini, le banche decidano di fare pesanti investimenti in società che non possono in alcun modo garantire la restituzione. Un tipico casa di “too big to fail”.

Vale la pena di citare tutto il primo paragrafo di uno dei pochi articoli usciti sulla stampa mainstream in merito alla vicenda: “C’era una volta il 'palazzinaro' romano, personaggio da commedia all’italiana che ha riempito le cronache: storie di rapide fortune e clamorosi dissesti. Col XXI secolo, però, il ballo del mattone si è trasferito a Milano: più anonimo, meno grottesco; più finanza, debito e Borsa; stessi clamorosi dissesti, ma molto più grandi. Al ballo del mattone milanese, però, sono le banche a esibirsi nei passi più spettacolari e acrobatici. L’antefatto è quello che precede ogni crisi immobiliare da 100 anni a questa parte: un lungo periodo di credito eccessivo, a partire da fine anni ’90; l’illusione dei facili guadagni in Borsa, alimentata dalla bolla internet; e il mito (che non tramonta mai) dell’investimento immobiliare come l’unico 'sicuro'. Quale migliore occasione per i nostri imprenditori-finanzieri di lucrare profitti nell’immobiliare coi soldi delle banche e il risparmio di un parco buoi smanioso di partecipare al banchetto della 'grande finanza'? Così, si è passati all’ingegnerizzazione del 'palazzinaro'. Con la crisi del 2008, si è scoperto, succede regolarmente, che i prezzi delle case non salgono in eterno, che il debito è eccessivo, che gli immobili sono investimenti poco liquidi e quando bisogna vendere per far fronte agli impegni sono dolori”.

L'articolo prosegue spiegando come le banche e la stessa Pirelli abbiano salvato la Prelios. Ma quante possibilità di riuscita ha questa operazione? Il valore delle azioni Prelios non ha fatto altro che diminuire, e una ripresa del mercato immobiliare non è in vista. Quando la Lehman Brothers è fallita per ragioni del tutto simili nel 2008, il buco era di 613 miliardi di dollari. Una cifra che fa rimpicciolire le difficoltà dei suoi imitatori nell'Italietta. Tuttavia il sistema bancario italiano è notoriamente sotto stress, e resta certo che le peripezie della Prelios abbiano contribuito a questa situazione.

Di fronte a questo mix di speculazione edilizia e finanziaria, rendite parassitarie acquisite tramite conflitto d'interessi, elusione fiscale, disinvestimento da attività manifatturiere, pratiche di indebitamento sfrenate (tutti elementi che hanno contribuito alla crisi economica globale del 2008) e probabilmente molto altro che non ci è dato sapere, qualcuno potrebbe chiedersi come mai lo stato, a tutti i livelli, non possa o non voglia intervenire per arginare uno scempio i cui effetti continuano a riversarsi sulla maggior parte della popolazione, mentre i responsabili mantengono saldamente potere e ricchezza. Su questo interrogativo sono stati versati i proverbiali fiumi d'inchiostro. Per ora l'unica certezza è che la società non può attendere l'azione delle istituzioni dello stato per difendersi. Lunga vita alle mobilitazioni e alle occupazioni.

[Il prospetto informativo della Consob è reperibile a questo link: http://www.consob.it/main/emittenti/prospetti/prospetti.html?queryid=prospetti&resultmethod=prospetti&search=1&symblink=/main/emittenti/prospetti/index.html

L'articolo di Repubblica citato a questo: http://www.repubblica.it/economia/affari-e-finanza/2013/07/08/news/prelios_aedes_risanamento_al_ballo_del_mattone_il_biglietto_lo_paga_la_banca-62585457/ ].