Straripante marcia a Tegucigalpa.

Il cuore grande dell’Honduras resiste ed avanza

A San Pedro Sula l’esercito reprime ancora la popolazione. Oggi arrivano le massime autorità dell’Osa

3 / 7 / 2009

Il cuore grande dell’Honduras resiste ed avanza

Giorgio Trucchi


Straripante marcia a Tegucigalpa. A San Pedro Sula l’esercito reprime ancora la popolazione. Oggi arrivano le massime autorità dell’Osa

Risulta difficile trovare nuove parole per descrivere l’enorme cuore di questo popolo honduregno che resiste, avanza senza paura e continua a manifestarsi massicciamente, chiedendo che si ristabilisca l’ordine costituzionale brutalmente violentato dal colpo di stato di domenica scorsa.

Una straripante marcia che per il terzo giorno consecutivo ha riunito decine di migliaia di persone che respingono il colpo di stato, ha attraversato le strade di Tegucigalpa ed è arrivata fin sotto gli uffici dellle Nazioni Unite, dove i dirigenti dei movimenti popolari e sindacali hanno consegnato un documento nel quale chiedono il sostegno di questa orgnizzazione mondiale, per ristabilire l’ordine costituzionale in Honduras, come lo hanno fatto il giorno prima con la delegazione dell’Organizzazione degli stati americani, Osa.

Una moltitudine che ha percorso chilometri cantando, lanciando slogan, ballando al ritmo dei tamburi della comunità garifuna, mostrando i loro striscioni e cartelli sui quali ridicolizzavano l’attuale governo spurio e che, improvvisamente, con un mano sul cuore e l’altra mostrando il pugno, intonava l’inno nazionale.

Sorprendente anche la capacità ed il livello organizzativo del Fronte nazionale contro il colpo di stato in Honduras, istanza che riunisce le varie organizzazioni popolari e sindacali del paese, ed il livello di coscienza dei partecipanti.

A dispetto dell’evidente e compresible rabbia per quanto accaduto domenica scorsa e per la brutale repressione dell’esercito e della polizia, durante il percorso non si sono verificati né atti di violenza, né azioni vandaliche. La marcia si è sviluppata pacificamente, dando prova di maturità e di profonda convinzione in ciò che queste organizzazioni stanno facendo.

"La risposta della rappresentante della Onu è stata molto chiara. Sono d’accordo con noi, non stanno avallando il colpo di stato ed aderiscono alla decisione che nei giorni scorsi ha preso l’Assemblea Generale di questa organizzazione mondiale contro i golpisti – ha dichiarato il leader sindacale Juan Barahona uscendo dalla riunione –.

C’è una precisa decisione di rispettare questa risoluzione affinché i golpisti abbandonino il potere. Continueremo con la resistenza popolare per le strade e stiamo agendo in base all’articolo 3 dalla Costituzione che stabilisce che nessuno può obbedire ad un governo usurpatore, e che il popolo ha il diritto d’insorgere. Un’insurrezione popolare e pacifica contro i golpisti e domani manifesteremo nuovamente", ha affermato Barahona.

Ancora repressione

Se da una parte le organizzazioni popolari continuano a dimostrare la loro convinzione a continuare con una mobilitazione pacifica, l’atteggiamento del governo spurio sembra puntare sempre di più sulla violenza.

A San Pedro Sula, nel nord del paese, più di 5 mila manifestanti che presidiavano il parco centrale da quattro giorni sono stati brutalmente sfollati dall’esercito e dalla polizia.

"Cinque minuti prima della repressione, un elicottero ha sorvolato la zona controllata dai manifestanti – ha raccontato il coordinatore del Bloque Popular e dirigente dello STIBYS, Erasto Reyes –.

Un plotone dell’Esercito Nazionale ha poi tentato di accerchiare la manifestazione ed i militari hanno iniziato a sparare con le loro armi. I poliziotti antisommossa hanno lanciato bombe lacrimogene, gas urticante ed hanno sparato violenti getti di acqua dai loro camion.
Sono state arrestate 68 persone, che sono state poi rilasciate in tarda serata. Ci hanno raccontato che durante l’arresto sono stati rinchiusi in cella e che gli lanciavano lacromogeni e gas urticante.
Ci sono stati vari feriti, uno dei quali per arma da fuoco.

Invece di cercare la pace – ha continuato Reyes – continuano con questo atteggiamento repressivo. Abbiamo sempre manifestato pacificamente e siamo anche stati molto chiari con i partecipanti alle manifestazioni, dicendo loro che si sarebbero assunti le loro responsabilità in caso di violenza o atti vandalici.

Quanto accaduto oggi non intimorisce la gente e domani siamo già pronti per un’altra mobilitazione, pacificamente, perché la repressione non dipende dall’atteggiamento del popolo, bensì dai politici golpisti che hanno seppellito la democrazia. Non torneremo sui nostri passi fino a che non venga ristabilito l’ordine democratico”, ha concluso il dirigente sindacale e popolare.

Secondo le dichiarazioni dei manifestanti, il governo illegale avrebbe cominciato un’intensa opera di persecuzione contro i sindaci che continuano a rimanere fedeli l presidente Manuela Zelaya. A San Pedro Sula, come in altre decine di comuni, i sindaci sono stati destituiti e rimpiazzati con persone vicine al governo di Micheletti.

Pressione internazionale contro il governo spurio

Mentre aumenta l’attesa per un possibile ritorno in terra honduregna del presidente Manuel Zelaya, la comunità internazionale aumenta la propria pressione contro il governo di Roberto Micheletti.

Su inviato del governo spagnolo, tutti i paesi dell’Unione Europea hanno deciso di richiamare i loro ambasciatori. La Ue ha inoltre sospeso le negoziazioni dell’Accordo di Associazione, AdA, con il Centroamerica, mentre per oggi è previsto l’arrivo dell’eurodeputato spagnolo della Sinistra unitaria europea-Sinistra verde nordica, Willy Meier.

Durante la giornata si prevede anche l’arrivo del segretario generale dell’Osa, José Miguel Insulza, il quale oltre a riunirsi con il governo, dovrebbe anche incontrare le organizzazioni che stanno portando avanti la protesta contro il colpo di stato.

Insulza ha dichiarato che la sua intenzione non è quella di negoziare con il governo spurio, bensì di presentare il documento della risoluzione con la quale si condanna il colpo di stato e si esige il ritorno di Zelaya in un termine massimo di 72 ore, termine che scadrà durante le prime ore di sabato prossimo.