Verso la Carovana dei Popoli contro il Terricidio

Argentina - "Giustizia e libertà per i popoli mapuche", la battaglia di Moira Millan

La "guerriera" del popolo mapuche batte la persecuzione politico-giudiziaria e denuncia un piano "Condor2" contro le popolazioni indigene. Le voci dei protagonisti raccolte da un'attivista di YaBasta! Marche

13 / 12 / 2019

Il 21 novembre il Movimiento de mujeres indiginas por el buen vivir ha convocato davanti al tribunale di Comodoro Py a Buenos Aires una conferenza stampa in appoggio a Moira Millan, che ha denunciato penalmente Patricia Bulrrich (Ministra della sicurezza), Pablo Nocetti (ex capo-gabinetto del Governo) e altri, tramite l’APDH (Assemblea Permanente per i Diritti Umani), come autori materiali di un piano criminale nei confronti delle comunità mapuche. Il Movimiento de mujeres indiginas por el buen vivir e Moira Millan in prima persona, denunciavano da tempo la diffamazione e la persecuzione politica nei confronti di Moira, a causa della sua militanza in difesa dell’ambiente e del territorio. Infatti la leader mapuche aveva subito minacce di morte ed aveva dovuto affrontare un processo giudiziario dal quale è uscita per due volte assolta, perché il fatto non sussiste, dalle accuse presentate dal Giudice Guido Otranto.

Nella documentazione accusatoria, presentata dalla Ministra della sicurezza nel dicembre 2017, si ipotizzava l’appartenenza di Moira ad un gruppo armato mapuche, denominato RAM (Resistenza Ancestrale mapuche), fantomatica organizzazione separatista di rivendicazione territoriale, operante nella Patagonia argentina e cilena; accuse mosse con il colpevole avallo dei quotidiani Clarin e Todo Noticias.

Il 21 novembre, giorno della conferenza stampa davanti al tribunale di Comodoro Py, ad accompagnare Moira Millan era presente anche un’attivista dell’associazione Ya Basta! Marche, per manifestare sostegno, vicinanza e solidarietà.

Moira Millan, alla presenza della propria legale Elizabeth Gomez Alcorta, dell’avvocato dell’assemblea APDH Mauricio Rojas e di Norma Rios (la presidente dell’APDH di Santa Fè), ha preso la parola dichiarando che la denuncia a suo carico non è solo da parte della Ministra ma di tutto il suo staff che ha operato con accanimento utilizzando strumentalmente l’impunità del potere per perseguitare il popolo mapuche. In particolare, dal 2017, la sua vita è stata totalmente sconvolta con l’accusa di diffamazione ed è stata anche inserita in una lista nera, segnalata come membro e portavoce di una cellula terrorista; questo di conseguenza ha determinato gravi violazioni e discriminazioni, sottoposta a controlli e fermi nei suoi viaggi come portavoce delle sorelle del movimento delle donne di tutti i popoli indigeni, una persecuzione politica subita anche dalle sue figlie che hanno sofferto azioni vessatorie e minacce di morte.

Per questo Moira ha richiesto che l’autorità giudiziaria argentina indaghi su questi avvenimenti per fare emergere la verità sui comportamenti irregolari e sospetti nei confronti del popolo mapuche: «Questo secondo noi è un governo criminale che non deve soltanto lasciare il potere ma essere processato per le sue dirette responsabilità, spero che il prossimo governo metta nella sua agenda politica considerazione e rispetto per i diritti dei popoli indigeni, e che non si ripetano i terribili errori portati avanti fino ad oggi da tutti i governi che si sono succeduti, perchè c’è la necessità di parlare di uno stato genocida e razzista. Noi speriamo che questo nuovo governo abbia un’apertura di dialogo su questi temi, e come movimento di donne indigene siamo disponibili a sederci intorno a un tavolo con il nuovo Presidente della Repubblica per presentargli le nostre rivendicazioni, perchè la lotta non si fermerà e vogliamo che la società argentina metta in discussione la storia ed il presente, perchè ci sono trentasei nazioni indigene in questo paese e la tensione del conflitto non diminuirà se le nostre richieste non saranno accolte, vinca chi vinca per la guida del governo, noi lotteremo sempre a favore della vita e contro il terricidio».

Mauricio Rojas (avvocato dell’assemblea APDH), rappresentante nella causa sulla morte di Santiago Maldonado e di Rafael Nahuel, ha dichiarato che ci sono chiari elementi di colpevolezza a carico del Ministero della sicurezza, «questo ci fa pensare che esista un piano abbastanza organizzato con meccanismi reiterati nel tempo, l’ipotesi è che gli attacchi alle popolazioni mapuche siano stati organizzati; la gendarmeria è entrata senza nessun ordine giudiziario nella comunità Pu lof en resistencia de Cushamen, operazione che si conclude con la morte di Santiago Maldonado, lo stesso procedimento era stato eseguito un mese prima nella comunità di Campo Maite Neuquen, in quel caso la comunità aveva richiesto l’'habeas corpus', concesso dalla Corte di Cassazione dopo un anno. In questo periodo il governo, tramite il Ministero della sicurezza, introduce delle modifiche riguardanti il protocollo sulla “protesta sociale”, inserendo due articoli riguardanti la flagranza di reato e l’autorizzazione dell’utilizzo d’arma da fuoco da parte della polizia durante le proteste sociali; come conseguenza immediata di queste modifiche ci sono stati due morti: Rafael Nahuel ucciso con arma da fuoco e Santiago Maldonado ucciso per l’ipotetica flagranza, che per noi è un'accusa falsa. In tutto questo chiediamo alla giustizia approfondimenti sull'esistenza di questo piano, riguardante anche speculazioni immobiliari, che le comunità mapuche denunciano da tempo, legate a settori macristi. Ad esempio è sospetta anche la carica di direttore dei Parchi Nazionali, affidata a Eugenio Brear e ottenuta solo per essere stato direttore della corporazione immobiliare di Porto Madero, e quindi è spiegabile la creazione di un nemico interno, inventandosi l’esistenza del RAM, per creare l’idea che i mapuche siano un gruppo guerrigliero insurrezionalista del sud, legittimando così la violenza e la persecuzione delle forze di sicurezza, a questo motivo si ricollega anche la denuncia di Moira Millan».

Norma Rios (Presidente dell’APDH di Santa Fè) ha sottolineato il fatto che, considerando la situazione attuale in America Latina, quanto Moira sta denunciando da tempo, parlando di razzismo e accuse di terrorismo, che per l’opinione pubblica sembrava una realtà immaginaria, oggi è più che evidente. «È quello che noi chiamiamo Condor2, è di una gravità enorme che in Argentina ha inizio nel gennaio del 2016. Noi che siamo un'organizzazione che non ha nessun vincolo economico nè di partito, stiamo denunciando il terrorismo di stato da 43 anni, e tramite i nostri avvocati, che offrono gratuitamente le loro prestazioni, insieme difendiamo i popoli dalle azioni delittuose che subiscono, procedendo contro crimini di lesa umanità. Voglio ricordare che non abbiamo mai smesso di dire che i governi stavano mentendo, e in questa storia  molti hanno pagato con il carcere, la “desaparicion” e la tortura».

Nella giornata di giovedì 5 dicembre il Movimento di donne indigene e i rappresentanti dei movimenti sociali (come le Madres Plaza de Mayo LF), alla presenza anche di una militante dell’Associazione Ya Basta! Marche, hanno accompagnato in solidarietà la “Weichafe” ('guerriera') del Popolo Mapuche, Moira Millan, al Tribunale di Comodoro Py, per la sentenza definitiva nei suoi riguardi.

Moira Millan è stata assolta definitivamente nella causa intentata dal giudice Guido Otranto, dove era accusata di “coercizione doppiamente aggravata” per l’occupazione pacifica della Procura della città di Esquel in Patagonia, a sostegno della causa della Comunidad Mapuche di Vuelta del Rio che chiedeva giustizia per la repressione violenta subita da parte della gendarmeria, che aveva fatto irruzione nella comunità sparando con pallottole di gomma e lanciando lacrimogeni ad altezza d’uomo, procurando diversi feriti.

"La lotta per la memoria, la verità e la giustizia da parte dei popoli originari continua, solidarietà alla Comunità Lof Vuelta del Rio, alla famiglia di Rafael Nahuel e alla famiglia di Santiago Maldonado!"

Per continuare a dare appoggio ed esprimere solidarietà internazionale alla lotta del Popolo Mapuche le Associazioni Ya Basta! Êdî bese! e Ya Basta! Marche organizzano nella prima metà di febbraio la CAROVANA DEI POPOLI CONTRO IL TERRICIDIO IN PATAGONIAuna carovana per partecipare al primo"Campamento climatico contra el terricidio" organizzato dal Movimiento de Mujeres Indigenas por el buen vivir dal 7 al 10 febbraio 2020.

Per informazioni, per partecipare e sostenere il Climate camp e le comunità in resistenza che lo organizzano è possibile visitare il sito dell'Ass. YaBasta Êdî bese! o scrivere all'indirizzo email [email protected].

#NoAlTerricidio #CampamentoClimatico #CarovanaDeiPopoliControIlTerricidio

La conferenza stampa e le/gli attivisti in tribunale