Arizona über Alles

di Luca Celada

21 / 4 / 2010

Passa la linea dura in Arizona: lo stato del genocidio Apache ha varato la legge anti immigrati piu’ severa d’America. Il Grand Canyon State, l’ultimo fra i “48 contigui” ad unirsi all’unione in ordine di tempo  -  e l’ultimo, ad esempio, ad accettare la festa nazionale procalamata in onore di Martin Luther King, e’ tradizionale crogiolo conservatore, patria di Barry Goldwater e John McCain, roccaforte del movimento Minutemen, i “leghisti” d’America che organizzano ronde “difensive” sul confine. 

Lo stato la cui provincia meridionale, compresa la contea di Tucson, consiste di territorio acquistato dal Messico nel 1853 (25000 ettari per $10 milioni), ha altresi’ una numerosa  popolazione “latina”; un terzo circa dei 7 milioni di abitanti e’ ispanico e si stimano atorno ai 450000 i “clandestini”. Per loro da oggi  sussiste a tutti gli effetti il reato  di clandestinita’ grazie alla legge 1070 che autorizza la polizia a fermare “sospetti” e procedere all’arresto per immigrazione illegale. L’idea e’ di rendere la vita impossibile agli “indocumentati” secondo la tecnica brevettata e da anni impiegata da Joe Arpaio famigerato sceriffo (italoamericano) della contea di Maricopa, famoso oltre che per la caccia al clandestino, per le tendopoli nel deserto in cui obbliga a dormire i detenuti rinchiusi nella “sua” prigione, le webcam istallate nel penitenziario in cui diffonde inni patriotici e simili trovate celoduriste che gli sono valse la censura di Amnesty International.

La nuova legge, criticata come “filonazista” da associazioni di immigrati e dal cardinale Mahoney di Los Angeles, sposa la sua linea oltranzista in vista del dibattito nazionale sull’immigrazione, facendo dell’Arizona, stato anche di Janet Napolitano, ministro “possibilista” della sicurezza interna di Obama e di attivisti come John Fife, il prete protestante ispiratore del “sanctuary movement” per la tutela degli immigranti centroamericani, un laboratorio nazionale di demagogia xenofobica, sulla pelle dei piu’ deboli.