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Arte, politica e rivoluzione in Tunisia

Intervista a Mohammed Ali Ltaief, 29 anni, di Tunisi, attivista del gruppo di Ahl al-Kahf, un collettivo di “artisti terroristi” molto conosciuto in Tunisia ed a livello internazionale per quanto riguarda la StreetArt tunisina prima e dopo la rivoluzione, ed oggi attivista del collettivo di artisti tunisini impegnati in politica “Bios”, ed attivista del movimento studentesco di resistenza della Tunisia.

Utente: vecio
24 / 10 / 2013

Di Mattia Gallo

L’omicidio del leader dell’oposizione Chokri Belaid ha attratto l’attenzione dei mediad i tutto il mondo. Si può dire che questo evento si innesta in un clima di violenza susseguente alle elezioni democratiche? Qual è il peso di questa violenza esercitata dalle forze governative in Tunisia?

Per prima cosa bisogna fare attenzione ad usare il termine “elezioni democratiche”. Cosa signfica democrazia? A quale tipo di democrazia facciamo riferimento? Quale forma? In particolare riguardo la Tunisia, che è un paese che è stato per 30 anni sotto la dittatura di Bourgiba ed altri 23 anni sotto quella di Ben Ali, ed ora è sotto una “transizione democratica” guidata dalle stesse figure presenti nel periodo della dittatura ed alcune di loro hanno fatto parte di organizzazioni internazionali come la Banca Mondiale, la ricerca strategica e le Ong. Le elezioni sono state basate sul populismo, il denaro e la religione. In un clima dove non c’è giustizia non si può usare il termine “elezioni democratiche”. Dopo la leadership dei Fratelli Mussulmani in Tunisia e le loro scelte sociali ed economiche neo-liberiste, la situazione è peggio di prima. In molti hanno pensato che le elezioni sono state un pretesto per depredare la rivoluzione, ecco perché sono continuate le rivolte per le strade. A Bassin Mini, Siliana, Kasserine and altri luoghi di rivolta e resistenza, Chokri Berlaid è apparso come una singolarità politica capace allo stesso tempo di essere un grande difensore del popolo ed allo stesso tempo la voce più forte contro la Fratellanza Mussulmana. Una voce basata su una critica economico – sociale e sull’urgenza di unità della sinistra tunisina, fondata specialmente sulla sua posizione radicale che ha rifiutato la coalizione con i “Feloul”, i “resti” del vecchio regime (la macchina del vecchio regime e dittatura, che oggi si presenta in un’altra forma, partiti politici, ONG etc etc). Il 6 febbraio del 2013 Chokri Berlaid è stato assassinato da un colpo di pistola esploso da una motocicletta in corsa. Questo fu un evento che ha dichiarato ed iniziato una nuova era politica. Dall’assassinio del fondatore dell’UGTT (sindacato di sinistra tunisino), Frfarhat Hachat, avvenuta nel 1952, da parte de “La Main Rouge”, organizzazione dei servizi segreti francese, la storia tunisina non aveva conosciuto un assassinio politico così cruciale per la vita politica del paese. Non sono né un criminologo né un giornalista investigativo o uno specialista della manipolazione dell’opinione pubblica per sapere chi ha sparato a Chokri Berlaid. Quello che conta è aver capito che la più forte voce della resistenza sociale in Tunisia è stata silenziata.

Alcune critiche dei movimenti di protesta  in Turchia edEgitto, contro i governi dei loro paesi, hanno evidenziato il volto ambivalente di partiti come l’AKP o i Fratelli Mussulmani, cioè di portare avanti politiche connesse ad uno spirito religioso radicale ed allo stesso tempo neo – liberista. E’ lo stesso problema che riguarda Ennhada in Tunisia?

Quei partiti che vanno sotto la denominazione di“Fratellanza Mussulmana” sono molto più che un’arcaica segreteria al servizio del regime neo-liberista. Quando il popolo si è rivoltato in Tunisia ed in Egitto, lo ha fatto ovviamente per la libertà, la dignità e la giustizia sociale. Lontano da chi comanda. Questo è stato anche lo slogan ad Ankara e ad Istanbul. Il popolo si è ribellato contro un regime di repressione che ha torturato i curdi, le minoranze, le donne, ma anche contro la politica dei Fratelli Mussulmani che stanno combattendo con i salafiti in Siria. Non è una questione di religione o non religione. In Egitto per esempio la maggioranza del popolo è Mussulmano ed in questa maggioranza c’è una grande consapevolezza riguardo al fatto che la Fratellanza Mussulmana usi l' lslam per ragioni populiste e per il propio show – elettorale.

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Nel 2011 hai partecipato al “Meeting Euro-Mediterraneo” tenutosi presso l’università “Sapienza” di Roma. Quali erano i problemi ed il ruolo dei movimenti di protesta studenteschi prima del periodo 2010 – 2011 e quali sono quelli di oggi, nel tuo paese?

Dal 2006 al 2011 ho fatto parte del movimento di resistenza studentesco (più precisamente nell’Istituto Superiore delle Belle Arti di Tunisi), in Tunisia. Esso fu chiamato il “sindacato studentesco della Tunisia”, UGET, che fu per metà clandestino durante la dittatura e storicamente la più grande organizzazione politica dopo l’UGGT in Tunisia. Durante il periodo di Ben Ali lo scopo della resistenza fu di rendere libero il sistema educativo ed il suo programma di privatizzazione delle università.  Il governo cerco di distruggere le facoltà di letteratura, arti, scienze umane, gli studenti andarono contro il governo che voleva distrurre negli studenti tunisini ogni capacità di riflessione ed analisi. Contro l’esclusione della lingua araba nella ricerca, contro la corruzione, l’assenza di borse di studio, spazi da vivere, il futuro degli studenti, cioè la disoccupazione. Nel 2006 gli studenti del sindacato UGET crearono il movimento “Diplomati Disoccupati”, un’organizzazione segreta. Oggi i problemi non sono cambiati, fino ad ora non ci sono programmi di riforma. In senso opposto, vi è una diretta implicazione neo-liberista nei programmi universitari, richiesta dalla Banca Mondiale e dall’Unione Europea in cambio di crediti al governo tunisino, una situazione che rispecchia un pensiero catastrofico. Detto questo io sono ancora ottimista in quanto sono attualmente uno studente di un Master in Filosofia presso l’Università di Tunisi. Sono colpito da un nuovo periodo di resistenza studentesca. Al momento ad esempio esiste un grande progetto di creazione un alternativo, parallelo programma educativo nella facoltà di Filosofia.

Cosa è “Bios - biopolitical - bioestethic movement ”?

Dopo aver preso parte al movimento Ahl Al Khaf, (dicembre 2010 – 2011, Tunisi), che ho lasciato nel 2012, sono stato coinvolto in un nuovo progetto. Una nuova piattaforma di riflessione insieme ad artisti visivi, scrittori, registi, critici, basata su diversi luoghi di resistenza. Il movimento è alla ricerca di una nuova estetica della resistenza. Il riferimento è a Michel Foucault, ed al termine Bio-estetica. Bios, Vie, Vita, sta a significare che la vita stessa è al centro dei nostri interessi. Il primo progetto del movimento è un film (un documentario sperimentale) che mi vede coinvolto in co-regia con un drammaturgo, sulla situazione politica in Tunisia ed Egitto, ed ora la produzione è quasi verso la fine…

   www.biosmovement.com


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