Australia - Neoliberismo e xenofobia ai tempi di Tony Abbott

Intervista all'attivista Chris Peterson della Refugee Action Coalition

29 / 10 / 2014

La cronaca dell'ultimo mese in Australia ha registrato episodi di razzismo e di discriminazione etnica nei confronti dei migranti e delle "prime nazioni", con atti di violento abuso di potere poliziesco dentro le carceri e i centri di detenzione. Il tutto appoggiato dalla narrazione neoliberista del Presidente Abbott che, in nome della mancanza delle risorse per il welfare e il sociale, utilizza l'identità dello straniero illegale per veicolare i sentimenti dei cittadini da una reale messa in questione del sistema dell'intero Paese. Mattia Gallo ci restituisce questo spaccato con un'intervista all'attivista Chris Peterson.

Le proteste contro il governo neo – liberista di Tony Abbott, in Australia, sono proseguite nei mesi di luglio ed agosto; in particolare si sono registrate le date del 6 luglio e del 30 e 31 agosto, come date di mobilitazione nazionale, in cui circa 50 mila persone sono scese in piazza in tutto il paese. Insieme ai temi globali che hanno portato le persone a marciare nei rally contro il governo di Abbott, iniziati nello scorso mese di marzo, la questione dei richiedenti asilo e degli aborigeni sta assumendo delle tinte drammatiche e che scivolano pericolosamente su razzismo e xenofobia. Problemi che hanno sempre caratterizzato la vita politica dell’Australia; sul lato degli stranieri che vengono nel paese, si può capire qualcosa leggendo gli articoli di Piergiorgio Moro, residente australiano di origini italiane, scritti qualche anno fa per Global Project. Una storia che va dalle prime correnti xenofobe anticinesi dei primi del novecento fino alle proteste xenofobe contro gli indiani del 2009. Sul lato dei richiedenti asilo, basti pensare alle condizioni di estremo isolamento, reclusione, prigionia e mancanza dei diritti elementari dei richiedenti asilo tenuti nei centri di detenzione, e questo lo si può capire leggendo l’intervista di Sarah Ross, del Refugees Rights Action Network, pubblicata  circa un anno fa sul blog di Esc Infomigrante. Sul piano dei diritti degli aborigeni, o meglio, dei diritti delle “prime nazioni”, non bisogna dimenticare massacri e stermini dei coloni bianchi perpetuate fin dall’origine dello stato australiano, e la politica di oggi di certo va nella direzione di misconoscimento e denigrazione dei componenti delle prime nazioni. Di seguito, per capire meglio qualcosa, l’intervista ad un attivista di Socialist Alliance, giornalista di Green Left Weekly, ed attivista della Refugee Action Coalition, organizzazione al fianco dei rifugiati, Chris Peterson.

Quest’anno si sono registrate le due tragiche morti di due giovani iraniani richiedenti asilo, nel centro di richiedenti asilo di Manus Island: la morte di Reza Berat, a febbraio, a causa della brutalità della polizia, e quella di Hamid Kehazaei, morto di setticemia, a causa delle condizioni di estrema incuria del centro di detenzione. Quali sono le sfide e le azioni simboliche della Refugee Action Coalition di cui tu fai parte, contro la politica del governo di Tony Abbott sui richiedenti asilo in Australia?

Per prima cosa bisogna dire che esistono oltre 100 gruppi coinvolti nelle campagne per i rifugiati in tutta l'Australia. Refugee action collective è uno di questi. Le azioni sono più significative in favore dei rifugiati, si basano su coalizioni di questi gruppi. Ad esempio, interventi di emergenza si sono svolte dopo l'omicidio di Reza Berati nel mese di febbraio e di nuovo dopo l'assassinio di Hamid, più di recente. Abbiamo avuto anche azioni di chiamata per seguire un'indagine indipendente sulle G4S che gestisce la prigione di Manus Island. La più grande manifestazione per i diritti dei rifugiati è stata nel mese di aprile, che ha registrato circa diecimila persone. Abbiamo visto un aumento delle proteste dei rifugiati (la dimensione delle proteste è passata da centinaia a migliaia negli ultimissimi anni). Il governo australiano attuale sta usando i richiedenti asilo come capro espiatorio per distrarre la gente dai tagli di bilancio selvaggi portati avanti dallo stesso governo. Refugee Action Collective mira collettiva a svelare la diffusione di falsità da parte del governo sui rifugiati, utilizzando un mix di manifestazioni di massa, azioni mediatiche e di emergenza, forum pubblici e visite ai richiedenti asilo in stato di detenzione. Da un altro verso, la Socialist Alliance cerca di costruire l'azione di molti dei rifugiati in gruppi ed i loro eventi, e anche per aumentare le azioni su temi economici, come le case popolari per minare la base economica del razzismo.

Un uomo di 31 anni è morto recentemente in prigione a Perth. E’ il secondo morto in detenzione in tre mesi nel West Australia. Ci puoi parlare della situazione generale dei diritti degli aborigineni in Australia oggi? Quali sono le politiche del governo di Tony Abbott nei riguardi degli aborigeni?

Per quanto riguarda strettamente il linguaggio, stiamo cercando di andare oltre il termine "aborigeno" il che implica svantaggio per le "prime nazioni", il termine adatto da utilizzare; ad esempio il gruppo di attivisti chiamato First Nations Liberation ci ha aiutato ad organizzare il rally della scorsa settimana. Le prime nazioni rimangono oppresse in Australia oggi. I popoli indigeni sono il 3% della popolazione, ma sono incarcerati ad un tasso del 30%. Abbiamo bisogno di una inchiesta sul razzismo e il sessismo nel sistema giudiziario. In un caso recente, l’ABC news ha riferito il 30 settembre: "Si  è capito che era in carcere perché lei doveva circa 1.000 di dollari australiani in multe non pagate. La famiglia della sig.ra Dhu ha rivelato alla ABC che non sono mai stati informati se lei stava bene, nonostante la famiglia ha telefonato alla stazione di polizia per informarsi su di lei. " Nessuno dovrebbe essere incarcerato o ucciso per il mancato pagamento di multe. Questi casi spesso non vanno mai in tribunale. Dal 1980, ci sono stati più di 400 morti in custodia. Questo nonostante una Commissione Reale in Decessi in Custodia nel 1990. Oggi, la Western Australia ha un tasso di incarcerazione di Prime Nazioni otto volte superiore a quello dei neri nel Sudafrica dell'apartheid. Uno dei primi tagli di bilancio, in Abbott è stato quello degli aiuti legali per le prime nazioni. Ciò consentirà di aumentare la reclusione. L’Intervento dei Territori Del Nord, organizzazione del governo,ha continuato sotto Abbott e sta distruggendo diritti fondiari a favore delle aziende di miniere. L'intervento sta portando al deterioramento le statistiche sanitarie per le prime nazioni. Abbott continua a minare la capacità delle prime nazioni di apprendere e utilizzare le loro lingue, spingendo solo inglese sul piano dell’istruzione. Invito tutti a guardare il Film di John Pilger, "Utopia", circa l'oppressione del Prime Nazioni in Australia. 

Sulla base di questi fatti  e delle tue considerazioni, insieme alle tendenze più spintamente xenofobe di alcuni partiti in Europa, e le vicende degli omicidi negli ultimi mesi degli afro – americani negli Stati Uniti, si può dire che l’Australia si aggiunge al mondo occidentale come paese dove esistono gruppi politici ed idee diffuse basate su razzismo e xenofobia.

Abbott ha proseguito e ampliato le politiche razziste di John Howard e Kevin Rudd. I tagli di bilancio approvati dal Business Council of Australia che Abbott sta spingendo hanno provocato un movimento sociale forte, con decine di migliaia scesi per le strade, molti per la prima volta; o la prima volta dopo tanto tempo. Vittorie difficilmente raggiunte che risalgono alle lotte nel 1960 e '70 vengono attaccati da Abbott. Abbott sta guidando il governo più impopolare della storia australiana. Come risultato, il governo e chi li supporta stanno urlando di fermare le barche di rifugiati che arrivano nel paese tutto l'anno, e più recentemente mettono un sacco di soldi per cercare di spaventare persone parlando di attacchi terroristici. Purtroppo tattiche intimidatorie funzionano per spaventare la gente e noi stiamo registrando un aumento della violenza razzista per le strade. Abbiamo bisogno di continuare a costruire grandi e visibili campagne a per tenere testa al razzismo. Abbiamo anche bisogno di continuare a costruire il movimento anti-tagli per dirigere la rabbia o le persone verso la causa del problema: non bisogna essere distratti dal razzismo. Il primo passo è quello di andare in aiuto di chi è attaccato dal governo: un attacco contro uno, è un danno per tutti!

*** Mattia Gallo è un giornalista pubblicista e media attivista. Ha scritto su web journal, fanzine e siti di contro informazione come: Tamtamesegnalidifumo, Ciroma.org, Fatti al Cubo, Esodoweb, Ya Basta!, Dinamo Press, Lefteast. Tra gli animatori del sito Sportallarovescia.it, collabora con Global Project con attenzione alla politica internazionale.