Australia - The Year of Struggles

Intervista a Piergiorgio Moro sullo stato dell'arte dei movimenti e dei sindacati in Australia nell'era del neoliberalismo di Tony Abbott.

5 / 1 / 2015

Il 2014 in Australia è stato l’anno delle “march”, le manifestazioni molto partecipate che nel corso dell’anno hanno visto sfilare per le città australiane tanti cittadini del paese contrari alle politiche ultra – liberiste del governo liberale in carica del primo ministro Tony Abbott: tagli selvaggi al welfare e privatizzazioni. In ordine di tempo, la notizia che ha attratto maggiore attenzione è stata quella dell’atto di terrorismo dell’iraniano Man Haron Mosis, in un bar di Sidney, che a metà dicembre tenne in ostaggio decine di persone all’interno del locale; le operazioni di polizia per sventare l’attacco portarono alla morte del sequestratore (che non si sa bene se appartenente all’ISIS o meno) e di altre tre persone, tra cui due ostaggi. La lettura politica dell’evento ha fatto riemergere l’uso strumentale della paura da parte delle forze politiche in Australia, un paese dove razzismo e xenofobia sono stati strumenti al servizio della politica, ma anche sentimenti percepiti dal basso. A capire meglio questi aspetti, ed anche altri, ci aiuta Piergiorgio Moro. Nato nel 1964 a Tripoli, Libia, nel 1970 la famiglia si trasferisce a Trieste. Dopo quattro anni, per ragioni di lavoro, la famiglia ha approdato a Melbourne, Australia. Piergiorgio ha incominciato a essere impegnato politicamente negli anni ’80. Ha un passato di attivismo nei settori di solidarietà internazionale, anti militarismo, anti razzismo, pro Aborigeni, diritti sociali, pro rifugiati, e sui diritti dei lavoratori. Piergiorgio lavora nel settore di assistenza sociale, e’ un delegato del sindacato ‘Australian Services Union VicTas’, è membro di Australia Asia Worker Links (AAWL), e fa parte della radio antagonista 3CR Radio. Ha scritto diversi articoli pubblicati su Global Project, a proposito dell’Asia ed in particolare della terra dei canguri. Vive a Melbourne, la città che ha sempre registrato il numero più alto di partecipanti ai rally contro il governo di Abbott, una città che ha un certo attivismo discendente dalle lotte operaie dei decenni passati; la città è stata in questi mesi anche teatro di stand, sit-in a favore di cause come i rifugiati richiedenti asilo o in favore degli aborigeni; ad agosto a Melbourne alcuni attivisti hanno smantellato una fabbrica di armi israeliane nel corso delle manifestazioni in solidarietà alla Palestina, mentre ad ottobre si è svolto un significativo e partecipato rally da parte dei migranti curdi dallo slogan ”Isis Attacks, Turkey supports, Kobane resists”. Di seguito le domande a Piergiorgio Moro.

Dopo i fatti dell’attentato di Sydney, pensi che il governo di Tony Abbott possa utilizzare l’accaduto per dare vita ad una politica improntata sulla sicurezza e sulla paura dello straniero, nascondendo la sua aggressiva politica neo – liberista? Si può arrivare ad una legislazione anti – terroristica in funzione solamente di limitare le libertà civili in Australia?

In Australia ci sono già leggi speciali anti terroristiche che sono state progressivamente approvate negli ultimi anni dando più poteri alla polizia ed ai servizi segreti. Dagli attentati del settembre 2001 ad oggi si e’ vista una crescita del clima di paura e tensione che i governi Australiani hanno spinto ed usato per portare avanti una politica più conservatrice. La spinta nazionalista e xenofoba è risultata vincente finora, e le sinistre hanno avuto molta difficolta nell’opporsi.

Quest’ultimo fatto di Sydney, anche se c’è molto dibattito sulla questione che Man Haron Monis sia stato un terrorista o solo una persona con problemi mentali e personali, rientra in questo tipo di politica nazionalista. Ovviamente infatti, dopo questo fatto, si sente che c’è una grande spinta per rafforzare la “sicurezza nazionale”. Bisogna anche tenere conto che l’Australia è in guerra da molti anni in due paesi, Afghanistan ed Iraq, e forse tra poco anche in Siria. Queste guerre, che vengono chiamate “interventi umanitari” fanno parte  della spinta nazionalista nel paese, facendo dei “nostri” soldati dei paladini protettori della “democrazia e liberta”. La partecipazione dell’Australia in queste guerre non viene più praticamente discussa e le sinistre non riescono a contrapporsi a queste avventure imperialiste. Per darvi una idea di quanto è cambiata la situazione, nel 2003 le manifestazioni contro la l’invasione dell’Iraq avevano attratto più di 200,000 persone sia a Melbourne che a Sydney, mentre adesso simili attività riescono a raccogliere solo qualche centinaio di attivisti.

Perciò sì, quest’ultimo incidente verrà usato e strumentalizzato dalle destre per far crescere la paura e la tensione nella popolazione contro il “nemico terrorista”, ma sfortunatamente sarà solo una continuazione di una politica già esistente.

 Nel 2009 e nel 2010 hai scritto per Global Project degli articoli sul tema del razzismo e del nazionalismo in Australia. Pensi che ci sia il rischio che questi fenomeni possano riaccendersi nel paese dopo i fatti dell’attentato di Sydney?

Per capire dov’è l’Australia oggi, bisogna sapere un po’ della sua storia.

L’Australia come territorio è stato fondato dall’impero Britannico nel 1770 sull’espropriazione degli Aborigeni che vivevano in questo continente. In seguito, ci sono state tutta una serie di guerre, massacri e spostamenti forzati che hanno distrutto tante delle popolazione e culture Aborigene. Come l’Australia è stata fondata, conquistata e sviluppata rimane un teatro di scontro molto duro tra le destre e le sinistre in Australia. Inoltre, uno dei primi atti parlamentari della nuova nazione unita Australiana, nel 1900, è stato l’ “Immigration Restriction Act” che era indirizzato principalmente a fermare l’immigrazione Cinese e favorirne quella Anglossasone. Questa legge è stata ufficialmente tolta dagli statuti solo nel 1973.

Perciò l’Australia ha una storia particolare verso il razzismo e la xenofobia, con vari gruppi visti come “estranei” ed “indiserabili” in epoche differenti. Dal dopoguerra in poi si è passati a vedere gli Italiani e Greci come gli estranei, poi i Turchi, seguiti da i Vietnamiti e Cinesi, poi gli Africani, e adesso le etnie/persone “estranee” sono i musulmani ed i rifugiati che arrivano per via mare. La situazione di questi ultimi poi è disastrosa, con campi di detenzioni nel deserto ed in isole disperse nell’Oceano Pacifico.

Direi che una delle caratteristiche della cultura Australiana è una di island mentality, cioè una mentalità/ottica d’isolamento e diffidenza di quello che c’è oltre all’oceano. I governi Australiani hanno usato la paura di una invasione dal nord varie volte nella nostra storia per creare un senso del “noi” contro “gli altri”. La cosa interessante è che tanti immigrati hanno “imparato” loro stessi questa politica xenofoba ed hanno assimilato che stare dentro alla cultura dominante dà vantaggi sociali e culturali. In altre parole, tanti immigrati stessi diventano “razzisti” contro i nuovi arrivati.

Non per niente, questo governo attuale ha elevato questa politica ad un nuovo livello richiamando la popolazione Australiana ad essere tutta nel “Team Australia”, cioè la squadra Australiana. Ovviamente le persone che sembrano diverse, che vogliono cambiare la società, ed altre, non fanno parte della squadra e perciò devono essere viste come individui pericolosi.

Il 2014 è stato l’anno delle “March”, i rally tenutisi in alcune giornate di vari mesi dell’anno, che a partire da marzo sono stati animati da centinaia di migliaia di attivisti in tutte le città dell’Australia che hanno protestato contro le politiche di macelleria sociale, tagli e privatizzazioni del governo neo – liberista di Tony Abbott. Qual è stato il valore e l’importanza di queste manifestazioni in Australia?

Il governo Australiano è pronunciatamente di destra, e in poco più di un anno di governo ha attaccato quasi tutte le fasce più emarginate, deboli, oltre che antagoniste della società. Qui in Australia, per varie ragioni, siamo un po’ distaccati dagli avvenimenti politici ed economici del mondo, e al contrario di quello che è successo in altri paesi industrializzati, la sinistra socialdemocratica è ancora forte. Detto questo, questa sinistra tuttavia soffre di un indebolimento progressivo ed una mancanza di visione per una società migliore.

In questo contesto sono venute fuori queste manifestazioni, contro la politica governativa di austerità, che sono state organizzate da gruppi ed individui di sinistra fuori da organizzazioni già esistenti. La buona partecipazione iniziale a queste manifestazioni ha fatto vedere l’insoddisfazione e la rabbia di gran parte della popolazione, ma anche la debolezza politica della sinistra attuale, sia Laboristi, sindacati e sinistra extra parlamentare nella mancanza di cogliere questo sentimento.

Questa spinta però verso la fine di questo anno si è esaurita completamente dato che questi attivisti erano troppo eterogenei politicamente e non sono riusciti a portare avanti una visione ed un’organizzazione in un modo coerente e unito.

Contemporaneamente nell’ultima metà del 2014, alcuni sindacati ed attivisti nello stato sud del Victoria (che storicamente è la regione/lo stato dove la sinistra è sempre stata piu’ forte nell’Australia) hanno incominciato a mobilitarsi in campagne di sensibilizzazioni a favore dei sindacati. Lo scopo era di sconfiggere il governo conservatore dello stato del Victoria nell’elezione alla fine del novembre appena passato. Come visto alle elezioni, questa iniziativa è stata decisiva nella sconfitta del governo liberale.

La cosa importante di questa mobilitazione non e’ tanto che un governo Laborista, cioè socialdemocratico, sia stato eletto, ma che la campagna ha riattivato fasce di attivisti sindacali e dato speranza a tanti nella sinistra che è possibile organizzare e vincere in questo clima politico. Ovviamente la strada è ancora lunga e difficile, e di nuove battaglie ne vengono fuori ogni giorno.

A Melbourne è prevista la costruzione della East West Link, una grande opera che ricorda la “Tav” italiana per alcune cose, tra cui la contestazione che è nata contro di essa. Che cosa è la EWL? Quali sono i motivi per cui essere contro?

La “East West Link” (EWL) era un progetto per una serie di nuove autostrade per collegare/allacciare diverse altre autostrade nei sobborghi nord e ovest di Melbourne. La EWL aveva un budget di più di 4.5 miliardi di Euro. Ovviamente una tale somma faceva gola a tante imprese nel settore edilizio e delle costruzioni.

In più, il progetto sarebbe stato fatto come una partnership tra il settore privato ed il governo statale del Victoria, chiamato “Public Private Partnerships”(PPP). Queste PPP sono nuovi meccanismi contrattuali dove i governi si assumono la maggior parte dei rischi commerciali, lasciando la maggior parte dei profitti alle imprese private. Il progetto e l’inizio dei lavori ha suscitato grande reazioni negative da parte di tanta gente di Melbourne. Le ragione erano principalmente due.

Il primo è che il EWL è un finanziamento fatto dallo governo del Victoria, cioè soldi pubblici, a favore dei grandi capitali. Queste sono non solo le imprese che costruiscono queste autostrade, ma anche per le grandi aziende di autotrasportatori che sono quelle che usufruiranno di più di questi nuovi collegamenti. Quest’investimento rappresenta soldi pubblici che non possono poi essere spesi in altri settori, come salute, educazione etc…

La seconda è che da una trentina di anni c’è stato un investimento massiccio nell’ampliare la rete stradale di Melbourne mentre il transporto pubblico è rimasto pressapoco quello di una volta. Oramai c’è un sentimento diffuso tra la popolazione di Melbourne per cui è arrivata l’ora di cambiare percorso ed incominciare ad ampliare e modernizzare il sistema di trasporto pubblico a Melbourne.

Per questo ci sono state proteste continue contro questo progetto sin dall’inizio.

Come già accennato, alle elezioni statali del fine 2014, il governo Liberale ha perso e il nuovo governo Laborista ha terminato i contratti promettendo nuove iniziative nel settore dei trasporti pubblici.

Che organizzazione è la AAWL? Quando è nata? Quali sono i suoi obiettivi? Qual è la condizione dei lavoratori asiatici oggi in Asia?

Australia Asia Worker Links (AAWL) è una organizzazione composta da sindacalisti ed attivisti di sinistra che lavora nel promuovere ed organizzare solidarietà internazionale tra lavoratori e sindacati.

AAWL è nata nel 1979 a seguito della crescita dell’industrializzazione nella regione Asiatica. I primi contatti erano con la Corea del Sud ed adesso l’area di lavoro include tutta la zona Asiatica, dalle Filippine fino alla Turchia. Con la continua globalizzazione, progetti e contatti adesso sono presenti anche con altre regioni del mondo. AAWL e’ situata a Melbourne, Australia.

L’obiettivo principale di AAWL è di rafforzare i diritti e le condizione dei lavoratori nella regione dell’Asia-Pacifico. Il nostro sistema economico oramai opera ad un livello globale, e sempre di più le compagnie capitaliste sono pure loro integrate internazionalmente, sia a livello produttivo che come struttura aziendale. Per far fronte a questa globalizzazione, e combattere contro la continua “Race to the Bottom”, i lavoratori devono loro stessi organizzarsi a livello internazionale. Perciò AAWL lavora con lavoratori, sindacati ed attivisti in progetti ed iniziative che uniscono i lavoratori tra di loro in paesi diversi per incrementare il loro potere organizzativo.

E’ difficile descrivere totalmente la condizione dei lavoratori oggi in Asia dato che la situazione varia da Paese a Paese, sia come condizione lavorativa che come livello industriale e produttivo. Si va daPaesi come il Bangladesh dove c’è uno sfruttamento barbaro dei lavoratori; in alcuni Paesi Arabi petroliferi lo sfruttamento dei lavorati immigrati ed temporanei è micidiale; poi ci sono i grandi poli industriali Cinesi dove sindacati indipendenti non esistono; per poi muoversi in Paesi come la Corea del Sud e Giappone dove tecnologicamente l’industria è molto avanzata.

Un fattore che è comune a tutti i lavoratori è la crescita della flessibilità, del lavoro informale, del contratto a tempo ridotto ed a subcontracting (esternalizzazione del lavoro). Queste strutture indeboliscono i lavoratori e fa sì che sia le paghe che le condizioni di lavoro peggiorano. Come in tanti altri Paesi, le donne di solito subiscono paghe e le condizioni di lavoro peggiori.

Le lotte per un living wage (salario vivibile), per un contratto stabile, per la salute e la sicurezza sul lavoro sono temi constanti per tutti i lavoratori in Asia. Negli ultimi tempi abbiamo visto grandi lotte e vittorie da milioni di lavoratori Indonesiani, mobilitazione quasi continue in Cambogia, durissimi scioperi e manifestazioni in Corea del Sud, iniziative e lotte dentro le nuove aree industriali dell’India.

Come nel resto del mondo, dove i sindacati sono più forti, come Australia e Corea, le paghe e le condizioni per i lavoratori sono migliori. Dove i lavoratori sono repressi e c’è assenza di veri sindacati autonomi/indipendenti, come in Bangladesh, Pakistan, Cina, zone della Tailandia, Iran etc, le condizioni dei lavoratori sono disastrose. Sfortunatamente tanti compagni e compagne ogni anno vengono pestati, licenziati, arrestati ed uccisi per il solo crimine di aver tentato di organizzarsi al loro posto di lavoro/impiego. Le Filippine sono il paese dopo la Colombia con il peggior tasso di uccisioni di attivisti sindacali. Per tutte queste ragioni, il lavoro di AAWL è ancora importante come lo era 35 anni fa quando i primi attivisti ebbero l’idea di unire i lavoratori internazionalmente.

*** Mattia Gallo è un giornalista pubblicista e media attivista. Ha scritto su web journal, fanzine e siti di contro informazione come: Tamtamesegnalidifumo, Ciroma.org, Fatti al Cubo, Esodoweb, Ya Basta!, Dinamo Press, Lefteast. Tra gli animatori del sito Sportallarovescia.it, collabora con Global Project con attenzione alla politica internazionale.