Avevamo un sogno. La nuova lotta per i diritti civili

In occasione del 50 ° anniversario della marcia per i diritti civili a Washington, emerge un nuovo movimento in contrasto con la commemorazione ufficiale, determinato e radicale

26 / 8 / 2013

A guardare bene le foto i filmati e ad ascoltare le cronache di chi vi ha partecipato non è stata solo una commemorazione ufficiale la manifestazione di sabato che ha aperto i festeggiamenti in ricordo della grande marcia per i diritti civili di 50 anni a dietro che culminò con il famoso “I Have a Dream ” del reverndo King.

La faccia sulle T-shirt, i cartelli, e anche i disegni fatti in casa non erano quelli del presidente Obama o del Dr. Martin Luther King Jr. ma quella di Trayvon Martin ( il ragazzo afroamericano ucciso in Florida da una guardia giurata poi assolta). Poi cartelli e striscioni che reclamano nuove politiche sul lavoro e quelli in difesa della scuola e in solidarietà con le vittime del militarismo degli Stati Uniti.

Gli uomini e le donne che si sono rimessi in marcia cinquant'anni dopo sono il volto di quella resistenza a ciò che il dottor King chiamava la "tripletta del male: militarismo, materialismo e razzismo".

Oggi, quella "tripletta del male" di cui King aveva parlato strangola ancora gli Stati Uniti. King ha detto: "Se un americano è solo preoccupato per la sua nazione, egli non sarà preoccupato per i popoli dell'Asia, dell'Africa o del Sud America. Non è forse questo il motivo della follia della guerra che portiamo in altri paesi senza un minimo senso di penitenza? Perché l'omicidio di un cittadino nella propria nazione è un crimine, ma l'assassinio di cittadini di un altro paese durante una guerra è un atto di virtù eroica? "

Per molti commentatori della commemorazione c'è un dubbio: cosa direbbero e penserebbero il dottor King, Ella Baker, Fannie Lou Hamer e perfino Malcolm X a guardare la marcia di oggi?"

Perchè la parte dei discorsi ufficiali è stata veramente incredibile; hanno parlato lobbisti legati a Waal Sreet, rappresentanti della sicurezza nazionale e della difesa, deputati schierati a difesa sia del programma di spionaggio della NSA che contro il taglio di fondi la sorveglianza di massa sulle comunicazioni. Nessuna critica e dubbio sull' amministrazione Obama, nessun riflessione sulla "tripletta del male" del reverendo King. Insomma troppi oratori e troppi che hanno reso omaggio il più possibile alla agenda liberale della nuova amministrazione democratica; grandi astrazioni e nessuna delle brucianti verità che facevano parte dei discorsi di Martin Luther King che anche oggi avrebbero il loro urticante effetto.

Insomma oggi non ci può essere dubbio che al dottor King, assassinato a Memphis nel 1968, non sarebbe stato permesso di parlare in questo cinquantesimo anniversario/commemorazione; a stento e per poco tempo ha potuto parlare, più che altro ha portato il suo saluto Sybrina Fulton, la madre di Trayvon Martin. Ancor meno tempo e spazio per il reverendo Jesse Jackson, che un sta facendo una notevole lotta in questi ultimi anni contro le banche e prestiti; meno tempo di una canzone. Lo stesso per il reverendo Lennox Yearwood e le sue battaglie contro il cambiamento climatico, l'immigrazione e il razzismo, solo 90 secondi prima di essere fatto accomodare giù dal palco.

Ed ad altri è andata peggio. Fermate circa 200 persone che portavano cartelli contro “la carcerazione di massa” messa in atto soprattutto a NewYork e LosAgeles con la pratica dell' “Arresto e perquisizione”, il vero fulcro della politica anticrimine degli ultimi quindici anni e che ha riempito le carceri soprattutto private di giovani accusati di piccoli reati, resistenza e detenzione illegale nel particolare.

"Avevamo un sogno! Ora abbiamo la necessità di un nuovo movimento per i diritti civili; di quel sogno Obama pare essere solo il pallido simulacro". A parlare sono le due anime principali del movimento quella che rappresenta l'ultima iterazione del Martin Luther King di ispirazione e tradizione profetica e quella che incarna il nuovo attivismo della generazione hip-hop ambedue pronte a combattere nuove battaglie in difesa di questioni come i diritti di voto, la giustizia razziale e la povertà.

"Noi siamo la generazione dimenticata", parlano indossando il cappello con la scritta "Power" "Noi siamo i clandestini. Siamo gli invisibili. Noi siamo i teppisti. Siamo la generazione che è stata bloccata nel seminterrato mentre il movimento si perdeva in conversazioni al piano di sopra ". "L'avidità, la meschinità e l'estremismo di destra hanno creato lo spazio per essere di nuovo tutti insieme". Gli fanno eco gli altri "Questo male è la produzione di un bene." Per esempio, a seguito della sentenza sul caso di Trayvon Martin è nata una nuova consapevolezza tra i giovani, ora dobbiamo essere in grado di organizzarci come mai prima". E finiscono "La cosa più importante oggi è l' organizzazione di base e mettere in campo azioni che interessino e coinvolgano milioni di persone in tutto il paese ".

Nel suo "I Have a Dream" Martin Luther King incitava gli attivisti dei diritti civili con queste parole "tornate in Mississippi, ritornate in Alabama, ritornate nel South Carolina, tornate in Georgia, tornate in Louisiana, tornate ai vostri quartieri e ghetti delle città del Nord, sapendo che in qualche modo questa situazione può cambiare, e cambierà. "

Una nuova generazione di attivisti sembra essere ora in marcia pronta a rivendicare i propri diritti e la propria libertà … … con ogni mezzo necessario.

Fonti : TheNation, NewYorkTimes