Bolivia - Añez sotto pressione conferma la data delle elezioni

23 / 6 / 2020

Dopo vari giorni di annunci contrastanti e tensioni politiche tra le parti, domenica sera la presidente de facto Jeanine Añez ha annunciato che firmerà la legge 691, già approvata dalla Camera dei Senatori il 9 giugno scorso, che stabilisce la nuova data per le elezioni presidenziali per il 6 settembre prossimo.

Il tira-e-molla era cominciato successivamente all’approvazione dei senatori quando la stessa Añez in un primo momento aveva dichiarato che avrebbe firmato la legge per poi ritrattare qualche ora dopo con la scusa che, secondo il governo, le elezioni sarebbero avvenute nel picco della pandemia, con la possibilità che in quella data oltre 130 mila boliviani potrebbero essersi contagiati.

In effetti la situazione sanitaria non è delle migliori e sembrerebbe dare ragione alla presidente: al momento la Bolivia ha oltre 25 mila persone contagiate (e sono oltre 800 le vittime). Quello che preoccupa, al di là dei dati comunque già drammatici, è che l’epidemia da coronavirus continua a diffondersi rapidamente, soprattutto nelle regioni di Santa Cruz e del Beni, e all’orizzonte sembra esserci ancora una crescita esponenziale a cui il governo in carica non pare in grado di rispondere con misure adeguate.

Ritornando alla contesa politica, il voltafaccia della presidente Añez ha scatenato le opposizioni: da Evo Morales e il MAS, a Mesa e la lista Comunidad Ciudanana, ma anche Camacho e Pumari, hanno accusato la presidente di essere “prorroguista”, vale a dire di volersi perpetuare al potere e adducendo ogni volta una scusa diversa per non lasciare la poltrona.

Particolarmente “tagliente” la risposta della Presidente del Senato Eva Copa. L’ex dissidente del MAS che in questi mesi ha trattato e governato coi golpisti, ha risposto così alla presidente Añez, ricevendo anche l’applauso di Evo Morales: «è comprensibile che lei e altri leader politici non desiderino le elezioni, perché siete arrivati al potere senza essere eletti dal popolo e lì volete rimanere senza passare dalle urne. Le ricordo che se non fosse per le dimissioni forzate e sotto pressione del Presidente Costituzionale, lei non starebbe occupando la poltrona presidenziale da dove oggi pretende impedire che il popolo scelga democraticamente i suoi legittimi governanti».

Va ricordato che le elezioni erano state indette per il 5 maggio, ben oltre i tre mesi sanciti dalle parti politiche dalla fine delle rivolte e del successivo golpe contro Evo Morales, a causa della necessità di ricostruire il Tribunale Supremo Elettorale al centro dello scandalo elettorale. Data slittata poi al 2 agosto e infine ora al 6 settembre. Come se non bastasse, il governo della Añez, il cui compito era solo ed esclusivamente quello di portare il paese a nuove e libere elezioni, in questi mesi ha preso moltissime decisioni che niente hanno a che fare con il ruolo del suo mandato provvisorio.

Come denunciato dall’organizzazione indigena Contiocap e da altre organizzazioni, il nuovo governo ha proseguito le politiche estrattiviste del governo Morales, dando impulso alle attività estrattive durante la pandemia, chiudendo gli occhi di fronte alla ripresa degli incendi boschivi e soprattutto promuovendo una legge che dà il via libera alle coltivazioni transgeniche molto contestata dalle stesse popolazioni indigene.

Anche alla luce di questa deriva - prevedibile - del governo provvisorio, le organizzazioni sociali si sono mosse per fare pressione alla presidente e costringerla a promulgare la legge elettorale. Tra i più battaglieri, la Central Obrera Boliviana che, attraverso il suo portavoce, il dirigente minerario Orlando Gutierrez, ha posto un duro ultimatum alla presidente: «Mi rivolgo alla signora Añez. Le rimangono due strade: una è approvare immediatamente la data delle elezioni per il 6 settembre o, la seconda strada la sollevazione del popolo stanco. Te ne vai con una elezione nazionale democratica o te ne vai con una convulsione sociale».

Le parole del dirigente della COB mettono in luce l’insofferenza sociale verso questo governo che ha approfittato del caos per perpetuarsi al potere venendo meno ai suoi doveri e i suoi impegni. Tuttavia, è presto per dire la parola fine. Come scritto sopra, le notizie sanitarie che arrivano non solo dalla Bolivia ma da tutto il continente latinoamericano sono effettivamente drammatiche e potrebbero davvero essere la causa di un ulteriore rinvio delle elezioni, a tutto vantaggio delle forze politiche golpiste.