Brasile - crimine di Brumadinho: controllo sociale sulla riparazione dei danni

Intervista alle coordinatrici di Aedas, consulenza tecnica indipendente e popolare.

13 / 1 / 2023

Il Quadrante Ferrifero, che comprende Belo Horizonte la capitale dello Stato Minas Gerais, è la regione più ricca di minerali del Brasile. Vi è attualmente concentrato il 60% della produzione di ferro del Paese. Sempre qui, con la scoperta dei giacimenti d'oro e l'arrivo di centinaia di migliaia di persone schiavizzate, è iniziato lo sfruttamento estrattivo nel XVII secolo.

In questo Stato, nel centro geografico e produttivo del Brasile, 20 miniere operative con almeno 85 dighe annesse sono della multinazionale Vale S. A., che è la maggior produttrice ed esportatrice di ferro nel mondo. Nelle miniere le dighe sono costruite per contenere i fanghi tossici degli scarti di produzione. Nella maggior parte dei casi sono costituite da una successione verticale di terrapieni di prodotti degli scavi, metalli pesanti compresi.

In Brasile, la tecnologia di immagazzinamento dei fanghi è obsoleta e pericolosa: nel territorio nazionale ci sono almeno 1219 dighe a rischio di crollo, intorno alle quali vive complessivamente un milione di persone.

È stato il crollo della diga di Mariana ad aver causato nel 2015 il più grande crimine socio-ambientale della storia del Brasile, con la fuoriuscita di 43,7 milioni di metri cubi di fanghi. Nel 2019 a cedere è stata la diga di Brumadinho, provocando la morte di 272 persone. Entrambe le dighe erano di proprietà di Vale S. A. ed erano situate nel Quadrante Ferrifero.

A partire da questi crimini e dalla pressione esercitata dai movimenti sociali come il MAB (Movimento dos Atingidos por Barragens), nel 2021 è stata promulgata la legge statale 23795. All'articolo VIII questa legge afferma il diritto delle persone colpite dal crollo di una diga a una consulenza tecnica indipendente per il processo di riparazione integrale dei danni subiti.

Grazie ai decenni di lotta dei movimenti è stato riconosciuto legalmente l'affiancamento alla popolazione di gruppi di tecnicə, sceltə dalle comunità ma pagatə dall'impresa colpevole. Questo assegna loro un ruolo fondamentale nell'impulso di controllo sociale sulla ricerca di giustizia.

Con Isis Táboas e Iasmin Vieira, coordinatrici di Aedas, associazione eletta dalle comunità per la consulenza a Brumadinho, parleremo di questo diritto e di come sia uno degli strumenti per scardinare i rapporti di forza tra multinazionali e comunità locali.

Che cos'è la consulenza tecnica indipendente e qual è stato il processo che ha portato alla sua creazione?

IT: La consulenza tecnica indipendente è una conquista delle persone colpite dalla presenza e/o dalla rottura delle dighe. Qui in Minas Gerais c'è stata una mobilitazione che ha messo in relazione le rotture di Mariana nel 2015 e di Brumadinho nel 2019. Pochi chilometri separano queste due rotture che hanno segnato la storia del Brasile. Mariana è stato il maggior disastro ambientale della nostra storia: oltre ad aver provocato 19 vittime, ha inquinato più di uno Stato, poiché i fanghi tossici fuoriusciti hanno deviato fiumi e sono arrivati fino al mare. La popolazione si è mobilitata per ottenere la riparazione integrale dei danni, che è più di un'indennizzazione: implica il principio di non ripetizione del disastro e il diritto a una consulenza tecnica indipendente.

Quando si è rotta per la seconda volta la diga di una miniera qui in Minas Gerais, nel processo di mobilitazione le persone colpite hanno rivendicato il diritto alla consulenza tecnica, in dialogo con l'esperienza accumulata dai movimenti sociali, come il MAB, la Vía Campesina, il Movimento Sem Terra.

Così, qui a Brumadinho questo diritto è stato conquistato fin dall'inizio, mentre in tutto il Rio Doce, Minas Gerais e Espirito Santo, sta iniziando adesso ad essere implementato, con una decisione di poche settimane fa.

Abbiamo due leggi che inquadrano il nostro lavoro, una statale e una federale, che prevedono il diritto a una consulenza tecnica indipendente eletta dalle persone colpite e pagata dall'impresa responsabile. Una consulenza indipendente dallo Stato e dall'impresa, così che non sia quest'ultima a condurre le valutazioni d'impatto, cosa che è successa in altri casi. Adesso no: l'impresa deve pagare ma chi ha il controllo del processo sono le persone. Siamo di fronte a un processo inedito, perché un collasso di una diga di questa portata è qualcosa di nuovo nella nostra storia. Quando si è rotta la diga, ci sono stati 13 milioni di metri cubi di fanghi tossici dispersi e 272 morti. E il crimine continua a fare vittime, tra i numerosi casi di suicidio e le conseguenze della contaminazione che stiamo studiando nel territorio.

IV: Prima che esistesse la consulenza tecnica si usava l'espressione assistenza tecnica, che è un concetto diverso. La consulenza è molto più vincolata a un contesto in cui c'è una grande disparità di forze in campo. Da un lato Vale, una delle maggiori imprese di estrazione mineraria del mondo, e dall'altro le persone colpite dalle conseguenze delle sue attività. Questa disparità fa sì che affinché le persone siano in condizione di sapere ciò che sta succedendo e di prendere coscienza dei propri diritti sia necessaria una consulenza tecnica indipendente.

Penso che ci siano due obiettivi chiave del nostro lavoro. In primo luogo la partecipazione informata, ovvero il supporto ai processi partecipativi a livello legale e politico. Ovvero un lavoro di traduzione del linguaggio del processo giuridico in corso e di sistematizzazione delle conoscenze e delle richieste della popolazione colpita, affinché siano presenti nel dibattito. In secondo luogo vi è la produzione di una diagnosi dei danni: mentre Vale produce i propri studi, noi elaboriamo insieme alle comunità un documento che individui i danni. 

Come si relaziona il lavoro di Aedas alle comunità organizzate?

IV: Uno dei concetti con cui lavoriamo è quello della centralità della sofferenza della vittima, che ci guida nella ricerca dell'effettività dei diritti nel territorio colpito. Per fare ciò è fondamentale la relazione diretta con le comunità e con le famiglie che assistiamo, sia per costruire la partecipazione informata sia per scrivere la diagnosi dei danni. Di fatto la consulenza prova a rinforzare il processo di autorganizzazione preesistente nelle comunità, in modo che esse non dipendano esclusivamente da noi per lottare per i propri diritti. Noi dobbiamo ascoltare, rispettare e contribuire nella forma in cui le stesse comunità ce lo chiedono.

IT: Il principio della centralità della sofferenza della vittima, fondamentale nell'ambito dei diritti umani, fa parte della storia di Aedas. L'associazione nasce in Minas Gerais venti anni fa da una comunità che si è organizzata per resistere alla costruzione di una centrale idroelettrica. Quindi, l'associazione si fonda sulla lotta delle stesse persone minacciate o colpite da grandi opere minerarie ed energetiche, con la prospettiva di essere uno spazio che contribuisca all'organizzazione e alla lotta per l'effettività dei loro diritti. Aedas ha iniziato a crescere con l'avanzare del progetto, riuscendo a impedire la costruzione del bacino per la idroelettrica, che avrebbe allagato la città, con la lotta popolare affiancata da un lavoro di tecnicə. L'associazione ha portato la sua esperienza in altri contesti, riuscendo a coprire tutto lo Stato.

Cosa intendete con riparazione integrale dei danni?

IV: È difficile quantificare con esattezza quali siano stati i danni, perché questo crimine non ha precedenti. Non siamo in grado di dire per quanto tempo la rottura della diga avrà conseguenze, avendo coinvolto tutto il fiume Paraopeba. Nonostante ciò, abbiamo già prodotto molti report. Nel primo anno abbiamo pubblicato una prima sistematizzazione di tutti i danni emergenziali, disponibile sul nostro sito. Abbiamo mappato insieme alla popolazione i danni che avevano bisogno di essere visibilizzati con urgenza affinché fossero risolti, perché altrimenti lo stesso lavoro di consulenza sarebbe stato impossibile.

Per il suo intervento Aedas si organizza per aree tematiche: salute, socio-ambientale, abitare, infrastruttura e patrimonio, educazione e servizi socio-assistenziali, patrimonio culturale, sport e piacere. La nostra funzione è quella di fare una diagnosi che serva alle comunità e a quello che stanno vivendo. Il nostro modo di lavorare parte da un legame diretto: tutti gli studi che facciamo derivano dalle loro preoccupazioni.

Il concetto di riparazione integrale dei danni è difficile da usare nel contesto di Brumadinho: il lutto collettivo per la perdita di 272 vite, fa sì che per alcunə non sia possibile una riparazione integrale poiché non avranno indietro lə propriə carə. Nonostante ciò, la riparazione integrale continua ad essere l'orizzonte verso cui tendiamo. L'obiettivo che abbiamo affinché le persone colpite abbiano condizioni di vita migliori rispetto a quelle che avevano prima della rottura della diga. 

Come vi organizzate dal punto di vista metodologico? 

IV: Abbiamo un fronte più istituzionale, che Isis coordina direttamente, con squadre che lavorano con dati e sicurezza informatica, che si interfacciano con le istituzioni, che lavorano sulla contabilità e sulla comunicazione. Inoltre c'è una squadra di avvocatə che pensa in termini tecnici le riparazioni dei danni.

Invece, io coordino il fronte territoriale, caratterizzato da una relazione più diretta con le persone colpite, a sua volta suddiviso in due squadre. La prima è la squadra di mobilitazione che accompagna le comunità. Ogni comunità ha unə referente di Aedas che nel dialogo diretto con chi è più colpito sul territorio stimola la partecipazione e funge da sostegno giuridico. La squadra di mobilitazione dà senso alla ricerca di vicinanza con il territorio, pensando ai metodi più adatti da mettere in campo. La seconda squadra è composta da tecnicə che elaborano contenuti in ognuna delle aree che vi ho già menzionato. Quindi per esempio, se abbiamo una ricerca sui danni alla salute nel comune di Brumadinho, questa squadra penserà e commissionerà lo studio. Avrà poi il compito di diffondere i risultati, produrre mappe e materiali che poi possano tornare alle comunità. 

Quali sono le difficoltà che affrontate nel vostro lavoro?

IT: Le caratteristiche inedite di questo disastro ci pongono di fronte a una contraddizione di fondo: da un lato rispondervi nel minor tempo possibile e dall'altro comprendere realmente l'entità del disastro.

Anche se sono state adottate molte misure emergenziali, come la distribuzione di acqua potabile, la pulizia dei terreni invasi dai fanghi, la ricostruzione di ponti ed edifici distrutti, ci sono molti danni che richiedono ancora studi. Ad esempio, la contaminazione della fauna fluviale o nelle aree agricole, che non sappiamo ancora che ricadute possa avere sulla salute umana e sull'alimentazione. Abbiamo bisogno di più tempo per identificare quali sono i danni reali all'ambiente e alla salute.

Per di più, ci confrontiamo anche con soggetti che vorrebbero risolvere velocemente situazioni di cui ancora non abbiamo certezza. Questo anche perché lavorano solo con il concetto di indennizzazione finanziaria, al contrario nostro.

L'accordo giudiziario fra Vale e istituzioni fa parte di questa contraddizione. Da un lato istituisce il diritto alla consulenza e un programma di reddito di base per le persone colpite, dall'altro porta alcuni limiti alla riparazione dei danni che ancora non sappiamo come affrontare. Questi sono relativi anche al ruolo stesso della consulenza tecnica, che è un diritto in costruzione.

Che problemicomporta la presenzadi Vale nel territorio?

IV: Uno dei problemi è che Vale è un'impresa molto potente e ricca e ha molta influenza all'interno della città. Per tanto tempo la popolazione ha visto nell'attività mineraria un'opportunità lavorativa, di crescita professionale e di scalata sociale.

Ciò non significa che le comunità non vedessero prima del crollo della diga le conseguenze delle attività di un'industria di tale grandezza nel proprio territorio, soprattutto per quanto riguarda la contaminazione di sorgenti e acque. Ma è dopo la rottura che emergono le contraddizioni e cresce l'indignazione e la denuncia pubblica.

Ma è una situazione complessa: anche se ci sono molte persone che sanno che la colpevole del disastro è Vale, ce ne sono altrettante che hanno lavorato tutta la vita per Vale, o la cui famiglia l'ha fatto, o la cui carriera dipende da Vale. Proprio per il suo potere politico economico, l'impresa è camuffata in moltissimi luoghi strategici nella città. È questa la contraddizione che comporta lavorare in una città storicamente miniera del Minas Gerais.

Un esempio classico che facciamo per spiegare il conflitto diretto di Vale con le comunità riguarda come l'impresa ha gestito le prime indennizzazioni.

Prima dell'accordo era attivo un sussidio, chiamato aiuto d'emergenza, che Vale finanziava. L'assenza di criteri precisi e il fatto che fosse gestito direttamente da Vale creava conflitti all'interno delle comunità, tra chi riceveva i soldi e chi no. Ora l'accordo ha superato questo problema. I fondi emessi sono sempre di Vale ma sono gestiti da un'agenzia governativa. L'aiuto di emergenza si è oggi trasformato in un reddito di base temporaneo.

Immagine di copertina: Nilmar Lage