Considerazioni sul secondo turno delle elezioni presidenziali

Brasile - Lo stato contro la società

Riportiamo parti dell'intervista fatta dalla rivista online IHU a Giuseppe Cocco sulle elezioni presidenziali in Brasile e sull'avvicinarsi del secondo turno delle elezioni del 26 ottobre.

25 / 10 / 2014

 All’alba del secondo turno di elezione presidenziale in Brasile, le considerazioni politiche sulle candidature diventano complesse: Marina Silva, candidata per il Partito Socialista Brasiliano, è stata esclusa dopo il primo turno, lasciando il campo aperto a Dilma del PT e a Aécio del Partito per la Socialdemocrazia Brasiliana (definito da molti un partito di centro-destra). Come si è interconnesso lo scontro per ricoprire le cariche rappresentative con la situazione sociale brasiliana? Quali prospettive governative si possono immaginare, a fronte della grandissima trasformazione politica dei movimenti della scorsa estate? Qual è la strategia tattica e tutta politica del PT? Abbiamo deciso di riprendere parti di un’intervista a Giuseppe Cocco, professore alla Universidade Federal do Rio de Janeiro e editore della rivista Global Brasil, che evidenzia tutti questi elementi.

Sembra che l’opposizione repressiva ai movimenti sociali, che si è sempre distinta nel governo di Dilma, si leghi alla campagna di delegittimazione di Marina che ha giocato il PT. Giuseppe Cocco afferma infatti che “il secondo turno delle elezioni presidenziali rappresenta una situazione abbastante paradossale” perché il PT e il suo governismo “ darà una sopravvivenza al candidato di destra (che ad un certo punto pareva quasi eliminato dal secondo turno). Il PT ha preferito rischiare una vittoria della destra per non dover affrontare Marina Silva nel secondo turno; il timore del governo, infatti, di affrontare Marina Silva in parità di condizioni traduce (o ha tradotto, poco importa in quale direzione lo pensiamo) le difficoltà del PT di realizzare un dibattito a sinistra e la necessità imperante che ha di produrre a qualsiasi costo il binarismo che proporziona il candidato tucano [Aécio]”. In questo modo “la manipolazione del governismo sposta a destra tutto l’asse politico-rappresentativo. Così, da un lato, il “governismo” impedisce un dibattito a sinistra”, critica il sociologo.


Lo “scandalo del secondo turno” è la rimozione del giugno 2013 nei dibattiti pubblici. La mancanza di discussione delle richieste espresse nelle manifestazioni dell’anno passato e la “distruzione della candidatura di Marina Silva”, indica che “ essere di “sinistra” si è ridotto così ad essere il contrario di ciò che dovrebbe essere: non più avere un punto di vista concreto degli oppressi che lottano, ma avere una verità trascendente e astratta per dire e decidere “chi e come” avrebbe il diritto di lottare.” Aggiunge: “ Ora, è questa elezione che fa conseguire ogni tipo di manipolazione e ipnosi nelle quali c’è un numero impreciso di elettori “aventi coscienza” che passeranno dal non-voto o dal voto di protesta a votare Dilma, senza che abbia fatto un minimo passo in avanti per la sinistra”.

L’affossamento di Marina è parallelo alla narrazione che è stata data delle moltitudini metropolitane scese in piazza per il diritto alla città, contro la logica dei grandi eventi e una polarizzazione estrema della ricchezza: proprio tutto ciò che ha sempre incarnato la figura politica di Dilma, fin dall’inizio della sua carriera, avendo infatti spostato il suo obiettivo politico nei rapporti con la classe degli imprenditori e degli affaristi. Ciò che è stato costruito a livello di discorso politico, assieme alle pesantissime misure giudiziarie e militari, è un’associazione tra golpismo e insorgenza sociale, come molti intellettuali più o meno organici al PT si sono apprestati a dichiarare. In che senso, però, la figura di Marina si incardina nell’immaginario dei movimenti brasiliani, tanto da aver avuto un iniziale successo?

Secondo Cocco, Marina è stata vista come un pericolo nel momento in cui ha fatto emergere la crisi del sistema della rappresentanza, almeno nella prima fase della sua candidatura. Il PT ha infatti riadottato gli atteggiamenti del giugno 2013 proprio per ristabilire una presa sul suo bacino elettorale classico, additando con la sua criminalizzazione quel flusso di voti che non sono inquadrati nelle vecchie strutture di organizzazione della società e che sfuggono alle campagne comunicative del tutto retoriche.

“ In primo luogo, il successo di Marina è uno dei sintomi della crisi della rappresentanza. Uno dei sintomi e allo stesso tempo una delle cause di questa crisi è la volatilità della base elettorale e, pertanto, l’esistenza di un qualcosa come un “flusso” di voti che devono essere catturati da costosissime strategie di marketing e non più dalle forme organizzative che strutturano la società (sindacati e associazioni).”

Il contrattacco del PT, tuttavia, ha spinto affinché a Marina potessero essere attribuiti degli aspetti di destra, gli stessi che hanno caratterizzato l’operato di Dilma negli ultimi anni. Oltre alle critiche infondate sul programma, l’accusa a Marina è divenuta più potente quando molti voti utili di destra l’hanno appoggiata nel tentativo di sbarazzarsi del PT dai vertici del Brasile.

C’è anche da considerare che, durante le elezioni, il fenomeno dell’astensionismo, delle carte bianche e delle nulle, ha fotografato uno spartiacque politico e sociale edificato durante l’estate dei tumulti brasiliani: si tratta di una nuova percezione pubblica che vede solo nell’orizzontalità e nella democrazia radicale la possibilità per migliorare le proprie condizioni di vita, eliminando ogni tipo di fiducia dalla rappresentanza classica.

Cocco commenta le astensioni nel primo turno e il significato del “non-voto” nel secondo turno. “ Non mi pare che i voti nulli e bianchi siano stati rilevanti dal punti di vista quantitativo […] Oggi, il significato del non-voto è una dichiarazione di autonomia primaria da un sistema rappresentativo che non lascia alcuna libera scelta”, perché “ la vera trappola è di apparire [Dilma e Aécio] tanto differenti quanto non lo sono. La disputa è sempre più falsa perché si colloca prima della tremenda richiesta della società di avanzare in una direzione più giusta.”

Del resto, già le ultime scelte del PT avevano creato una configurazione di elementi favorevoli ad un’accumulazione soggettiva propensa alla rottura. Dalla strategia dell’inclusione dei poveri di Lula, con l’ausilio delle tecniche di governo neoliberale, fino allo spostamento della strategia governamentale pragmatica e cinica, la composizione sociale giovanile, delle favelas e non, e del lavoro metropolitano ha sviluppato quella potenza di mobilitazione espressa nel giugno 2013. Il PT ha già perso il consenso della classe media, adesso con la connivenza che ha con i gruppi di controllo e di repressione delle favelas legati al mercato delle droghe sta perdendo la presa verso i giovani.

Domani 26 ottobre ci sarà il ballottaggio in alternativa tra i due candidati. Parafrasando Pierre Clastres, Cocco fotografa come non ci sia molta alternativa: Dilma e Aécio sono lo “ Stato contro la società”, due facce di uno stesso esaurimento.

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