Brasile - mobilitazione indigena contro gli espropri delle terre

Da settimane gli indigeni invadono alcune città per difendere le loro terre contro le proposte di legge dello Stato e delle lobby agricole

4 / 10 / 2013

 In Brasile l'autunno sembra protrarsi anche con l'inizio della primavera. In tutto il paese un'altra ondata di mobilitazione si è diffusa sulla questione dell'istruzione, sia per quanto riguarda i diritti sul lavoro da parte degli insegnanti sia sulla democrazia all'interno delle istituzioni educative, come nel caso dell'università di San Paolo.

Ma la governance locale e nazionale non è attaccata soltanto dagli insegnanti: i popoli indigeni stanno attraversando le strade delle principali città per difendere il loro diritto alla terra. Che tipo di rivendicazione possono avere sulla terra gli indigeni?

Le diverse tribù indigene hanno una discendenza strettamente connessa con le popolazioni autoctone del Brasile che abitavano il territorio prima della colonizzazione. Fin dall'invasione del Vecchio Continente, gli indigeni si sono sempre visti imporre un ruolo di subalternità prima con la schiavitù poi con la mancanza dei diritti di cittadinanza; solo le lotte delle loro comunità, che sono sempre state capaci di connettersi alle mobilitazioni sociali del Paese, hanno portato ad un miglioramento delle condizioni di vita e ad una prima accettazione della loro cittadinanza ed etnia, terre native comprese.

Il caso più eclatante è rappresentato dalla Costituzione brasiliana promulgata nell'88. L'opposizione indigena alla dittatura militare di Figueiredo - che ha sempre tentato di sottomettere le tribù a causa delle loro resistenze - assieme ai movimenti sociali per la democrazia, riuscirono ad inserire nella Carta costituzionale due articoli che tutelavano il diritto alle proprie terre per gli indigeni. Infatti, gli articoli 232 e 233 recitano tuttora che le terre indigene debbano essere demarcate dal potere esecutivo in cinque anni in modo da poterle consegnare alle varie tribù, tutelandole dall'invasione dei vari latifondisti e grandi agricoltori. 

Purtuttavia, sono passati 25 anni e non tutte le terre sono state demarcate, anzi: il Governo di Dilma sta ora cercando di varare leggi e di intervenire su quei due articoli al fine di permettere grandi opere, espropri delle terre da parte delle lobby economiche e estrazione di minerali sulle terre indigene. Gli interventi legislativi vorrebbero delegare la demarcazione non più al Governo ma al Congresso, la cui composizione è formata perlopiù da membri appartenenti alle bancadas ruraliste; in questo modo le risorse economiche e ambientali originariamente degli indigeni possono essere deturpate e prelevate sia dallo Stato che dalle corporazioni agricole.

L'operazione di Dilma, che in stile governance europea ha utilizzato un canale legislativo di urgenza bypassando la discussione parlamentare, è un elemento caratteristico nel quadro del suo governo del Brasile. Questi interventi sono volti alla produzione di una ricchezza nazionale scandita da un PIL in crescita, che inserisce il Brasile tra i Brics, facendo leva sull'erosione dei diritti, l'espropriazione dei beni comuni e le oligarchie economiche. Come per la questione della Coppa del Mondo e la Confederation Cup, la rendita economica è tutta nelle mani dei grandi investitori e delle lobby corporative, impedendo una qualsivoglia redistribuzione della ricchezza.

Proprio ricollegandosi ai grandi eventi sportivi, appare molto vicina la vicenda legate alle tribù nel Museo do Indios presso il Maracana. L'espropriazione di un palazzo da secoli degli indigeni, in cui era allestito un museo della loro cultura, si interseca all'allargamento di uno stadio per imporre un grande evento, che marginalizza una parte della cittadinanza e capta dei finanziamenti necessari ad un welfare state inclusivo. Quindi, oggi come allora, quali sono le possibile conseguenze agli attacchi alle terre originarie degli indigeni?

Attaccare le terre significa direttamente comprimere la cittadinanza di alcuni, estendere il latifondo soprattutto nelle zone del centro-meridione e, di conseguenza, le condizioni simil-schiaviste in cui versano i lavoratori della terra; significa anche distruggere l'ambiente con l'imposizione dell'estrazione di minerali, come nella regione della tribù Yonamami, e con il sistema di dighe nell'Amazzonia, che sta privando dei mezzi di sussistenza intere popolazioni oltre a tagliare alberi su alberi. Significa, infine, legittimare l'arroganza dei poteri forti a scapito dell'autodeterminazione dei territori e delle genti che li vivono, colpendo direttamente la cooperazione collettiva e le proprietà comuni.

Questo è uno dei motivi per cui la risposta indigena è divenuta istanza maggioritaria, assicurandosi la vicinanza dei Sem Terra e degli studenti. Oltre ai comitati di lotte ambientali presenti in Amazzonia, che da mesi occupano e invadono i cantieri di costruzione delle dighe, cortei di all'incirca 1500 indigeni hanno attraversato sia San Paolo che Brasilia in opposizione agli interventi legislativi, reclamando una auto-demarcazione delle terre.

A Brasilia, dove c'è la sede del Congresso Nacional, la polizia ha impattato pesantemente con gli indigeni per impedir loro di entrare durante la discussione, causando diversi feriti anche gravi; gli indigeni si sono quindi accampati di fronte alla sede.

A San Paolo, dopo aver bloccato Avenida Paulista – una delle arterie principali della città-, il corteo si è stabilito di fronte alla Asémbleia Legislativa dove continua la acampada degli insegnanti. Nel frattempo si stanno moltiplicando le occupazioni delle terre indigene espropriate dai vari potentati agricoli, che stanno tra l'altro piegando i terreni a stili di coltivazioni non rispettosi del ciclo ambientale naturale.

Per quanto qualsiasi previsione certa sia impossibile, una serie di elementi stanno facendo riemergere dopo un primo riflusso alcune delle rivendicazioni dei movimenti di giugno-luglio, dalle lotte ambientali ai diritti di cittadinanza indigeni, fino all'istruzione. Che la nuova stagione brasiliana faccia sbocciare nuovi tumulti?