Ancora proteste, ancora un morto. E si aspetta il discorso di Dilma.

#changeBrazil, la protesta che si estende

Le proteste non solo non si fermano, ma si estendono a macchia d'olio in tutto il Brasile

Utente: IvanGrozny
21 / 6 / 2013

Le proteste non si fermano, in Brasile. Ancora città mobilitate. Sempre di più. Raccogliere notizie non è difficile, in questi giorni. Più complicato verificarle. 

Secondo morto, anche se molti insistono siano tre. Un ragazzo diciottenne investito da un'auto della polizia e oggi una donna di 54 anni, che protestava in strada insieme ai colleghi, nella sua città, Belem do Para, in Amazzonia. Impiegata municipale delle pulizie, è stata colta da infarto dopo lo sparo di alcuni lacrimogeni. Questa è la versione ufficiale, ovviamente. 

L'altro ragazzo è invece deceduto a San Paolo

Un terzo è caduto da un ponte, a Rio. Per i manifestanti scappava dalla polizia, per le autorità un incidente che non ha nulla a che fare con le proteste.

Le manifestazioni, come testimoniano anche queste tristi notizie, si sono diffuse in tutto il Brasile. Queste se da un lato rinforza il movimento #occupyBrazil o #changeBrazil , se preferite, dall'altra lo espone a attacchi di di ogni genere. La stampa ufficiale che divide i buoni dai cattivi, i politici che cercano di cavalcare l'onda  e i nostalgici di un tempo non troppo lontano che, di questo ne sono certo, non riusciranno mai a spuntarla.

Una situazione intricata.

Intanto Dilma, come chiamano affettuosamente i brasiliani la presidente, parlerà quando qui sarà notte. E' molto atteso il suo discorso, per vari motivi legati sia al suo passato che al suo presente.

Ma a prescindere da cosa dirà la politica, quello che sta avvenendo in questi giorni è qualcosa di epocale, dirompente. Perché era dall'inizio degli anni Novanta che non c'era una tale mobilitazione in Brasile e perché chi sta scendendo in piazza mostra consapevolezza sia nel sapersi muovere che negli obiettivi che vuole raggiungere. La questione legata alla distribuzione della ricchezza è secondari rispetto alla richiesta di una giustizia vera. Mi spiego: questo è un popolo che ha raggiunto la libertà da pochi anni, ma che sa bene che in alcuni posti chiave sono rimaste se non le stesse persone, gli stessi dogmi. La gestione dell'ordine pubblico ne è un esempio lampante. Inoltre anche in Brasile la politica non si è dimostrata all'altezza della domanda della gente. Se pensiamo alla sanità, ai trasporti, alla scuola pubblica, le difficoltà sono tante. E anche se comunque in certe aree delle metropoli più grandi qualcosa si è fatto, troppo manca da fare altrove.

E la gente questo lo sa. Lo sa bene perché lo vive sulla propria pelle ogni giorno.

E pensare che questa gente che in tutto il Paese è scesa in piazza, più di cento città, voglia fare un passo indietro, appare improbabile. Un po' come le minacce del presidente della Fifa di spostare la fase finale della Confederation Cup in corso. Mai credere alle parole di Blatter