Cile, cronaca di un'altra giornata di terrore

21 / 12 / 2019

Non si fermano in Cile le violenze dei carabineros nei confronti dei manifestanti. Nella giornata di venerdì, un’altra battaglia campale è avvenuta in Plaza de la Dignidad. Fin dal mattino l’intendente della regione metropolitana, Felipe Guevara Stephens, aveva annunciato che non era stata autorizzata nessuna manifestazione per la giornata e che le autorità stavano “restituendo” la capitale ai cittadini. Il tentativo di dissuasione è avvenuto con il supporto dei carabineros che hanno occupato e militarizzato Plaza de la Dignidad e le zone limitrofe ma nonostante questo fin dal primo pomeriggio sono cominciati ad arrivare manifestanti per cercare di liberare la piazza e riprendersi il diritto a manifestare.

Sfidando i blindati dei carabineros, gli idranti e il loro composto pericoloso (soda caustica), e i gas lacrimogeni lanciati ad altezza uomo, grazie alla determinazione e al sacrificio della cosiddetta Primera Linea e dopo una battaglia durata ore, Plaza de la Dignidad è stata finalmente recuperata e liberata dai manifestanti che hanno potuto srotolare i loro striscioni e cominciare a cantare Bella Ciao ed El Pueblo Unido. Ma proprio quando sembrava che la situazione potesse calmarsi, sono ricominciati gli attacchi dei carabineros che hanno ripreso ad entrare in piazza coi loro mezzi a velocità sostenuta riprendendo anche il lancio di gas e acqua.

In una di queste criminali incursioni, due blindati, di cui uno senza targa e altri simboli identificativi, si sono volontariamente scontrati schiacciando un giovane di 20 ferendolo gravemente. Il giovane, il cui nome è Oscar, è stato immediatamente stato soccorso dai compagni vicini. La folla inferocita si è scagliata, armata solo del proprio corpo, sui blindati costringendo i mezzi a retrocedere dalla piazza. Il giovane rimasto ferito è stato trasportato velocemente in ospedale dove i medici hanno riscontrato 4 fratture nella zona pelvica, danni alla vescica ed emorragie interne. Al momento in cui scriviamo, le sue condizioni sarebbero stabili. Le prime parole di Oscar, riferisce la sorella, sono state: «lo hanno fatto di proposito». Sempre la sorella ha poi rilasciato un’intervista, manipolata dai media di regime, che riportiamo qui: «Oscar è un giovane compagno di 20 anni che come tutti è sceso in strada a protestare giustamente, e questo governo e l’alto comando dei carabineros non controllano (o forse si) quello che fanno le forze dell’ordine in questo paese. Questi non sono fatti isolati, Oscar è parte di migliaia di vittime della violenza di stato, che ha paura della forza del popolo. Come famiglia vogliamo che si sappia, questo è colpa dello Stato, degli sbirri dell’intendente, e non solo dello sbirro che stava guidando».

In una di queste criminali incursioni, due blindati, di cui uno senza targa e altri simboli identificativi, si sono volontariamente scontrati schiacciando un giovane di 20 ferendolo gravemente. Il giovane, il cui nome è Oscar, è stato immediatamente stato soccorso dai compagni vicini. La folla inferocita si è scagliata, armata solo del proprio corpo, sui blindati costringendo i mezzi a retrocedere dalla piazza. Il giovane rimasto ferito è stato trasportato velocemente in ospedale dove i medici hanno riscontrato 4 fratture nella zona pelvica, danni alla vescica ed emorragie interne. Al momento in cui scriviamo, le sue condizioni sarebbero stabili. Le prime parole di Oscar, riferisce la sorella, sono state: «lo hanno fatto di proposito». Sempre la sorella ha poi rilasciato un’intervista, manipolata dai media di regime, che riportiamo qui: «Oscar è un giovane compagno di 20 anni che come tutti è sceso in strada a protestare giustamente, e questo governo e l’alto comando dei carabineros non controllano (o forse si) quello che fanno le forze dell’ordine in questo paese. Questi non sono fatti isolati, Oscar è parte di migliaia di vittime della violenza di stato, che ha paura della forza del popolo. Come famiglia vogliamo che si sappia, questo è colpa dello Stato, degli sbirri dell’intendente, e non solo dello sbirro che stava guidando».

Dopo questo fatto drammatico e altri momenti di repressione degni della migliore dittatura del passato, dopo le decine di persone rimaste ferite, la piazza è stata infine riconquistata nuovamente e con essa il diritto a manifestare. Purtroppo però non è finita qui: la battaglia si è spostata poi in altre parti della città. I media indipendenti e gli attivisti hanno denunciato altri gravi atti di repressione, tra cui segnaliamo il lancio di un lacrimogeno ad altezza d’uomo e a meno di dieci metri di distanza ripreso dal vivo da un operatore, che poi è stato anche colpito dal proiettile stesso.

Non sono quindi servite le denunce delle violazioni dei diritti umani degli attivisti e dei media indipendenti, né quelle dell’Instituto Nacional de Derechos Humanos o il recente report dell’Alto Commissariato dell’ONU per i Diritti Umani. Il governo di Piñera continua nel suo agire criminale in quella che, è proprio il caso di dirlo, è diventata ormai la guerra del governo cileno contro il suo stesso popolo. La resistenza però continua: ogni atto repressivo, ogni violenza o abuso sembra dare maggior forza a chi scende in piazza deciso a cambiare il proprio futuro e quello collettivo, dal basso, con coraggio e determinazione.