Mapuche in sciopero della fame

Cile - Per la terra, per la vita, per la libertà

Bicentenario del Cile all’insegna di persecuzione e discriminazione

18 / 9 / 2010

Il Cile non può celebrare il suo Bicentenario il 18 settembre mantenendo i Mapuche sottomessi all’ingiustizia, alla discriminazione e all’esclusione sociale. Lo Stato deve ritrattare e fare un atto di giustizia liberando i Prigionieri Politici Mapuche e restituendo alle comunità le terre usurpate per mezzo della violenza militare e istituzionale dello Stato Cileno perpetrata da 128 anni a questa parte.

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Come è ormai pubblicamente risaputo, dal 12 luglio 34 Prigionieri Politici Mapuche (di cui due minorenni) hanno iniziato uno sciopero della fame nelle carceri di Concepción, Temuco, Valdivia, Angol, Chol Chol e Lebu (VII, IX e X regione del Cile) a causa della persecuzione esercitata dai poteri di fatto dello Stato Cileno: magistrati del pubblico ministero e polizia, collusi col potere delle transnazionali forestali e minerarie che agiscono nel Paese, che hanno realizzato una serie di montature false e poco trasparenti per giudicare gli attivisti del Popolo Mapuche.

Due di loro sono stati recentemente rimessi in libertà ma hanno deciso di continuare ugualmente con lo sciopero della fame.

In queste settimane si sono verificati ulteriori violenze ai danni del Popolo Mapuche: la polizia e i carabinieri cileni hanno arrestato i portavoce di alcuni scioperanti e, in altre occasioni, hanno brutalmente picchiato i famigliari di altri prigionieri politici mentre venivano trasportati in ospedale a causa delle loro delicate condizioni di salute.

I 34 Prigionieri Politici in sciopero della fame chiedono:
- la smilitarizzazione delle comunità Mapuche;
- la libertà di tutti i prigionieri politici indigeni in Cile;
- la fine delle ingiustizie, che culminano in violenti sgomberi da parte delle forze di polizia, con vittime che sono principalmente anziani, donne e bambini;
- la fine dell’utilizzo indiscriminato e manipolato di testimoni protetti (inclusi minorenni) nelle cause contro i Mapuche;
- una ragionevole durata delle investigazioni condotte dai Pubblici Ministeri, che servono solo per allungare la detenzione preventiva;
- l’eliminazione della “Legge Antiterrorismo” per essere giudicati in modo corretto, imparziale ed avere la possibilità di difendersi. Noi aggiungiamo che chiedono di essere trattati da esseri umani, visto che l’applicazione di questa legge li riduce a prigionieri privi di alcun tipo di diritto, come hanno denunciato in questi giorni due giovani rinchiusi nei carceri minorili.

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La “Ley Antiterrorismo 18.314”, emanata dal regime di Augusto Pinochet e mai modificata - neanche da quella Michelle Bachelet che pure di torture e dittature dovrebbe intendersene essendo stata perseguitata proprio dal regime militare che uccise Salvador Allende - viene ad oggi applicata solo nei processi in cui alla sbarra ci sono esponenti di questo popolo che lotta per la propria terra già dai tempi del colonialismo spagnolo. Non è la prima volta che dei Prigionieri Politici Mapuche dalle carceri del Cile iniziano una protesta forte e silenziosa come lo sciopero della fame. Una protesta per perseverare nella loro giusta lotta, negata, ignorata e falsificata dal Governo Cileno e da tutto il mondo. Qualche anno fa abbiamo avuto la possibilità di visitare una di queste terribili carceri, posti assolutamente insani e nel degrado totale dove uomini e donne vengono rinchiusi a titolo preventivo, senza accuse precise in attesa di un doppio processo (civile e militare) che può non arrivare per mesi. Si tratta dell’applicazione della famigerata “legge antiterrorismo” che il governo di destra cileno sta applicando nelle cause contro il popolo Mapuche.

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È emblematica in tal senso la storia di Patricia Troncoso Robles, condannata ad una pena di dieci anni più un giorno per l’incendio alle piantagioni del fondo Poluco-Pidenco dell’impresa Forestal Mininco, e che ha effettuato per ben due volte un lunghissimo sciopero della fame. Se il Cile non continuasse ad essere sotto stretto regime fascista (d’altronde Sebastian Piñera – attuale presidente – si definisce post-pinochettista non a caso) Patricia potrebbe tornare ad essere una donna libera. E come lei molte e molti altri Mapuche, caduti sotto la scure della “carcerazione preventiva”, prevista dalla ley 18.314 che può durare per ben due anni senza che alle ed ai detenuti venga formulata incriminazione alcuna. Questa legge prevede, tra le altre cose, l’impossibilità per gli avvocati della difesa di prendere visione degli atti di indagine, vietando al contempo di presentare testimoni sotto protezione. Ciò vuol dire nessun testimone a favore dei Mapuche, a meno che non si voglia fare la fine di Jaime Mendoza Collio, 24enne assassinato con un proiettile alla schiena da un carabiniere.

Il silenzio assordante su questa protesta è veramente inquietante.

Ad oltre due mesi dall’inizio dello sciopero – coperto a livello locale ed internazionale dal più completo silenzio di quegli organi di stampa che si definiscono “democratici” – destano particolari preoccupazioni le condizioni di Andrés Ignacio Gutiérrez Coña (detenuto presso il carcere di massima sicurezza Nueva Imperial di Valdivia), tanto che l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ha chiesto l’intervento della Croce Rossa Internazionale (sperando che si muova in maniera differente dal modus operandi che di solito usa nei Centri di Identificazione ed Espulsione italiani).

I prigionieri politici in sciopero della fame hanno perso più di 20 kg, la loro salute si è molto deteriorata e non vediamo alcuna urgenza da parte dello Stato e del governo di turno nel risolvere questa difficile situazione. I Prigionieri Politici Mapuche, i loro compagni, i loro famigliari, sono tuttavia fermamente convinti a proseguire la lotta fino al raggiungimento degli obiettivi tracciati. La vita dei 34 è nelle mani del Governo e della classe politica cilena. Pertanto, ogni evento riguardante la loro vita sarà di esclusiva responsabilità politica del Governo del Cile.

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Le associazioni e gli attivisti Mapuche fanno appello ai movimenti sociali, agli studenti, alla solidarietà internazionale, affinché continuino a realizzare manifestazioni di protesta, di mobilizzazione per ottenere sensibilità politica da parte del governo e così raggiungere la giustizia per il Popolo e i Prigionieri Politici Mapuche. Per questo, facciamo sentire la nostra voce e chiediamo:

1.- LIBERTÀ PER LE E I PRIGIONIERI POLITICI MAPUCHE. Le prigioni cilene sono colme di decine e decine di uomini e donne Mapuche, molti in attesa di giudizio, accusati di “terrorismo” per essersi opposti alle violenze, alle persecuzioni, alle discriminazioni subite dal Popolo Mapuche a partire dal genocidio compiuto dai governi Argentino (“Conquista del Deserto”, 1869) e Cileno (“Pacificazione dell’Araucania”, 1861) e destinati ad essere giudicati da Tribunali Militari nonostante siano civili. Chiediamo che vengano scarcerati immediatamente.

2.- BASTA CON LA LEGGE ANTITERRORISTA. La Legge Antiterrorista deve essere abrogata o quanto meno rivista, e i Tribunali Militari non devono più essere abilitati per le cause riguardanti le Comunità Mapuche e i loro rappresentanti. Allo stesso modo vogliamo la revisione delle cause in cui non c’è stato un giusto processo e una sentenza giusta così come quelli in cui non ci sono state garanzie e rispetto dei Diritti Umani.

3.- BASTA CON L’USURPAZIONE DELLE TERRE MAPUCHE. Vogliamo altresì che si restituiscano nel più breve tempo possibile le terre sottratte alle comunità che hanno presentato domanda allo Stato cileno e alle sue Istituzioni, che vengano smilitarizzati i territori di tutte le comunità Mapuche, che lo Stato e le imprese nazionali e transnazionali smettano di usurpare e di distruggere le terre Mapuche, la Madre Terra e la biodiversità; sia dato corso all’applicazione dell’accordo internazionale OIT 169 sui popoli originari, sottoscritto dal governo solamente sulla carta, ma di fatto ignorato.

4.- BASTA CON L’INGIUSTIZIA SOCIALE E LA PERSECUZIONE POLITICA. Il governo di turno, capeggiato da un imprenditore multimilionario che rappresenta le imprese del Paese, Signor Sebastian Piñera, e la classe politica cilena non hanno avuto la volontà politica né la capacità e sensibilità di progredire verso una soluzione definitiva del cosiddetto “conflitto Mapuche” ma hanno invece perpetuato l’ingiustizia ereditata dalla Concertazione dei Partiti Politici di centro-sinistra. Oggi è in pericolo la vita di 34 Mapuche, “colpevoli” solo di aver lottato per raggiungere la giustizia sociale per il popolo Mapuche.

5.- BASTA CON LA DISCRIMINAZIONE. I Mapuche sono continuamente discriminati per la loro determinazione a conservare e difendere la loro cultura, la loro lingua, le loro tradizioni. E per il semplice fatto di “essere Mapuche”. Tutti gli esseri umani hanno gli stessi diritti e soprattutto il diritto alla vita. Anche per questo i Mapuche fanno appello, tra gli altri, alla Chiesa Cattolica affinché si aggiunga alla mediazione tra i Mapuche ed il Governo Cileno: la Chiesa non può restare al margine della situazione vissuta dai Prigionieri Politici Mapuche, considerando che si sta mettendo in pericolo la vita di decine di persone. Vogliamo che il governo e la Chiesa assumano con lo stesso impegno la questione Mapuche, così come hanno fatto coi fratelli Minatori del nord del Paese.

MARRICI WEU! MARRICI WEU!
(Per ognuno che cade, 10 si alzeranno)

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