Cina - E Chen scavalcò il muro

1 / 5 / 2012

L'altro ieri sera è atterrato nella Repubblica popolare Kurt Campbell, il sottosegretario di Stato Usa che proverà a limitare i danni che l'evasione di Chen Guangcheng rischia di causare alle relazioni tra la prima e la seconda potenza economica del Pianeta. L'attivista non vedente per i diritti umani si è rifugiato nell'ambasciata statunitense a Pechino (l'hanno confermato nel corso degli interrogatori le persone che l'hanno aiutato a sottrarsi agli arresti domiciliari) a pochi giorni dallo Strategic and economic dialogue, l'incontro annuale - in programma giovedì e venerdì prossimi - nel quale Stati Uniti e Cina faranno il punto sui loro rapporti bilaterali.

Che la situazione sia delicata lo dimostra il muro di silenzio eretto da entrambe le parti: gli americani non confermano che Chen sia nella loro rappresentanza diplomatica; in Cina non c'è stato finora nemmeno un organo d'informazione che abbia parlato della vicenda, mentre sui social network parole chiave come «cieco», «ambasciata», fanno scattare la solita risposta della censura: «In base alle leggi e ai regolamenti vigenti, i risultati di questa ricerca non possono essere mostrati».

Il governo cinese è sotto pressione. Il mese scorso l'epurazione di Bo Xilai, l'ex segretario del Partito comunista della megalopoli di Chongqing (vicenda iniziata con la fuga del suo braccio destro nel consolato Usa di Chengdu); poi l'evasione di Chen, oppositore della politica del figlio unico molto conosciuto all'estero; e, contemporaneamente, l'annuncio del presidente Obama che Washington potrebbe vendere nuovi caccia F-16 a Taiwan.Nelle ultime ore sono emersi i dettagli della clamorosa evasione: Chen l'avrebbe preparata da mesi, passando sempre più tempo a letto, in modo da intorpidire i suoi controllori. I quali infatti si sarebbero accorti con quattro giorni di ritardo che l'avvocato autodidatta si era allontanato dalla sua casa nel villaggio di Dongshigu, nella provincia dello Shandong. Secondo l'attivista Hu Jia, interrogato per 24 ore dalla polizia di Pechino, Chen - non vedente fin da bambino - «ha scalato un muro» ed «è caduto più volte» prima di essere trasportato a Pechino dai suoi sostenitori e di aver diffuso via internet il video col quale ha chiesto al premier Wen Jiabao che le autorità non si vendichino sui suoi amici e parenti. Ieri anche Usa e Ue hanno raccomandato a Pechino di usare «moderazione».C'è chi sostiene che la fuga di Chen potrebbe rendere ancora più accidentato il percorso che - da qui al prossimo ottobre - porterà alla selezione della quinta generazione di leader del Pcc, fornendo l'opportunità ai riformisti (guidati dal premier Wen) di dare una spallata a Zhou Jongkang (della corrente conservatrice), capo dei servizi di sicurezza interni e membro del Comitato permanente del Politburo, nonché alleato di Bo Xilai.

Per altri analisti invece la tensione con gli Usa potrebbe favorire una mobilitazione degli ambienti ultra nazionalisti.

La situazione è complicata anche per Obama che da un lato - nel caso di richiesta di asilo politico negli Usa da parte di Chen - avrebbe difficoltà a dire di no, perché un "gran rifiuto" (il presidente e Hillary Clinton in passato hanno difeso pubblicamente Chen) regalerebbe una carta in più alla campagna elettorale dei repubblicani. Mitt Romney, il probabile sfidante di Obama al voto di novembre, domenica ha dichiarato: «Il nostro paese deve pretendere in maniera decisa le riforme in Cina e sostenere chi sta combattendo per quelle stesse libertà di cui noi già godiamo».

D'altro canto Washington in questo momento ha bisogno dell'appoggio di Pechino su una serie di dossier internazionali (Siria, Iran, Corea del nord) e vuole che la Cina apra sempre di più i suoi mercati alle aziende a stelle e strisce.

Il caso di Fang Lizhi, il fisico che dopo la repressione della rivolta di piazza Tiananmen, dal 5 luglio 1989 passò oltre un anno nell'ambasciata Usa di Pechino, si sbloccò dopo un compesso accordo tra Kissinger e Deng Xiaoping: a Fang fu permesso di scappare negli Usa.

Per Chen gli americani dovranno trovare il punto di equilibrio tra realpolitik e difesa dei diritti dell'uomo. I cinesi sembrano interessati soprattutto a minimizzare le possibili conseguenze di questo incidente sullo scontro di potere interno al Pcc. Anche questa volta il compromesso non si annuncia facile.

Tratto da Il Manifesto 1 maggio 2012