Cina - La rivolta trasversale dello Zhejiang

31 / 10 / 2011

Il South China Morning Post li ha definiti - oggi 28 ottobre - gli indignati cinesi. Non hanno hashtag su Twitter, stickers stilosi e portavoci noti, ma sono inferociti: si tratta dei proprietari di piccole aziende e i loro lavoratori. Dopo un periodo di crisi dovuta a mancanza di credito dalle banche, ieri si sono riversati per strada per protestare contro l'aumento delle tasse. Una novità assoluta per la Cina: padroncini e operai insieme contro le autorità. E' accaduto a Huzhou, nello Zhejiang considerata la capitale mondiale dell'abbigliamento per l'infanzia: da lì provengono tutti i vestiti dei bambini cinesi e occidentali, da lì è partita una nuova stagione di proteste in Cina.

Dopo aver rifiutato il pagamento delle tasse, da una piccola fabbrica di abbigliamento è partita la protesta che ha portato i proprietari di piccole imprese e i loro lavoratori a distruggere strutture pubbliche, rovesciando e incendiando veicoli.

Si tratta di un fenomeno nuovo in Cina, che vede per la prima volta dalla stessa parte piccoli imprenditori e lavoratori. La situazione nella regione che costituisce il polmone economico del paese ha vissuto così un aumento della tensione. Dopo la fuga di molti imprenditori, schiacciati dagli usurai, e il fallimento delle piccole e medie imprese, la protesta è sfociata in scontri. Sarebbero 28 gli arrestati, mentre le forze dell'ordine cercano di riportare la calma nella città. Il malcontento però, non sarebbe limitato ad Huzhou, l'intera regione è ormai in fibrillazione, in attesa delle annunciate manovre di sostegno del governo centrale.

Xinhua ha riferito che diversi agenti di polizia e responsabili della gestione della città sono stati feriti quando oltre 100 manifestanti si sono recati presso la sede del governo, scagliando pietre contro gli edifici e distruggendo lampioni e insegne. Sempre secondo l'agenzia ufficiale cinese, le violenze si sarebbero inasprite dopo che mercoledì un gran numero di manifestanti aveva bloccato una strada principale e un veicolo aveva abbattuto dieci manifestanti.

Secondo quanto riportato dai media locali, la folla di manifestanti avrebbe lasciato gli uffici del governo solo nella notte di mercoledì, salvo riunirsi alle prime luci dell'alba di giovedì 27 ottobre: avrebbero nuovamente assaltato il palazzo distruggendo almeno trenta macchine parcheggiate nelle vicinanze e altri edifici pubblici.

Secondo alcuni abitanti della zona che si sono espressi attraverso Weibo, il Twitter cinese, i manifestanti sarebbero stati in realtà migliaia, mentre non si è ancora a conoscenza dell'eventuale numero dei feriti tra chi protestava. L'incidente è stato l'ultimo di una serie di sollevazioni di massa che hanno scosso le regioni meridionali negli ultimi mesi. A settembre, centinaia di residenti avevano bloccato una strada e preso d'assedio la stazione di polizia nel villaggio di Wukan, per protestare contro la presunta cessione di un allevamento di maiali di proprietà collettiva.

Secondo alcuni blogger la rabbia dipenderebbe dall'aggravio del carico fiscale, come nel caso di una fabbrica che si è vista aumentare le tasse sulle proprie macchine da cucire.

Simone Pieranni - China Files

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