Cina - Tensioni alla periferia dell'Impero

14 / 11 / 2016

Il presidente Xi Jinping si scaglia contro ogni forma di separatismo commemorando Sun Yatsen, fondatore della Repubblica di Cina nel 1912 e padre del nazionalismo cinese. Il forte richiamo all’unità nazionale avviene in un momento in cui i rapporti tra la Cina continentale e Taiwan sono ai minimi e Hong Kong vede il riaccendersi della fiamma indipendentista.

Il centocinquantesimo anniversario della nascita di Sun Yatsen è stato in realtà il 12 novembre, ma la sua celebrazione è stata anticipata di un giorno. Nel lungo discorso pronunciato in questa occasione nella Grande sala del Popolo, Xi ha colto l’opportunità per riaffermare che non verrà mai permesso «ad alcun individuo, organizzazione o partito politico di separare dalla Cina qualsiasi parte del territorio in qualsiasi momento o in qualsiasi modo». Il messaggio è chiaramente rivolto all’ex colonia britannica, dove la tensione è aumentata a seguito dell’espulsione di due deputati pro-democratici dal parlamento locale, e alla “provincia ribelle”, che ha visto una svolta indipendentista da quando al governo siede il Partito democratico progressista con a capo la presidentessa Tsai Ying-wen.

Il 7 novembre, l’Assemblea Nazionale Popolare (ANP), il parlamento di Pechino, ha escluso dal Consiglio Legislativo di Hong Kong i due giovani deputati del gruppo Youngspiration eletti lo scorso settembre, Sixtus Leung e Yau Wai-ching. L’accusa per i due è di non aver pronunciato giuramento «in modo sincero e solenne». Sixtus Leung e Yau Wai-ching avevano infatti storpiato la formula necessaria al loro ingresso nel parlamentino di Hong Kong, non riconoscendo l’appartenenza della regione alla Cina. Pechino non gliel’ha fatta passare liscia e la questione è stata sottoposta all’attenzione dell’ANP, prima ancora che l’Alta Corte di Hong Kong si pronunciasse in merito. Seppure l’articolo 158 della Legge Fondamentale - una sorta di mini- costituzione dell’isola - sancisce che l’ANP abbia un potere interpretativo superiore rispetto a quello dell’Alta corte locale, questo è sicuramente l’intervento più invasivo di Pechino nelle questioni politiche della regione amministrativa speciale, la quale, in accordo al principio di un Paese, due sistemi e proprio in virtù della Legge Fondamentale, gode di un alto livello di autonomia nell’esercizio del potere esecutivo, legislativo e giudiziario. Questa risoluzione di Pechino rischia di diventare un pericoloso precedente per altri deputatati che rischiano l’espulsione e, di fatto, ha riaperto il fronte delle contestazioni con migliaia di ombrelli che sono scesi di nuovo in strada a quasi due anni dalle manifestazioni pro-democratiche di Occupy Central.

Di diversa natura è invece il discorso sulle relazioni Pechino-Taipei. Divise dal 1949, La Cina continentale e Taiwan hanno raggiunto un accordo nel ‘92 sulla condivisione del principio di un’unica Cina, a cui entrambe appartengono. Ma la relazione tra le due sponde dello stretto ha ripreso a deteriorarsi con la vittoria del Partito democratico progressista alle elezioni dello scorso gennaio. Proprio il mancato riconoscimento pubblico del principio di cui sopra, da parte della presidentessa Tsai Ing-wen, è all’origine del riaccendersi delle tensioni. Tuttavia, se il rapporto con la nuova amministrazione non è dei migliori, quello con il Kuomintang (Partito Nazionalista), storico rivale del Partito comunista cinese, sembra vedere qualche passo avanti. La scorsa settimana infatti Xi Jinping ha incontrato la delegazione del Kuomintang guidata dalla presidentessa Hung Shiu-chu e proprio Sun Yatsen, celebrato su entrambe le sponde dello stretto, era stato l’argomento principale della visita.