Ciò che resterà del Rojava

12 / 12 / 2019

Pubblichiamo la traduzione italiana fatta da Sara Minelli di un articolo di Kaveh Ghoreishi, attivista curdo che vive a Berlino. Immagine di copertina: illustrazione di Catherine Lefrançois.

C’è un’intesa segreta fra le generazioni passate e la nostra. Noi siamo stati attesi sulla terra. A noi, come ad ogni generazione che ci ha preceduto, è stata data in dote una debole forza messianica, su cui il passato ha un diritto. Questa esigenza non si lascia soddisfare facilmente. Il materialista storico lo sa.

Walter Benjamin, Sul concetto di storia, XVIII

Nella diciottesima tesi sul concetto di storia, Benjamin scrive che nessun evento è astratto dalla sua storia, dal suo passato, e che esiste un rapporto dialettico tra la generazione presente, quella passata e quella futura. Questo rapporto è possibile solo grazie ad una forma di trasmissione e di fedeltà a chi fu prima di noi. Secondo questa prospettiva, ciò che avviene nel Rojava in questo momento non è un evento astratto e singolare, ma è iscritto in un passato, nelle sofferenze, nelle resistenze e nelle lotte che questa società ha dovuto affrontare durante la sua storia. È impossibile capire gli eventi del Rojava senza tenere conto del passato, e cioè delle ingiustizie, dell’oppressione spesso confinante alla soppressione che il popolo curdo ha subito nella storia contemporanea della Siria. Nello stesso modo, per capire ciò che il Rojava trasmetterà alle generazioni future, bisogna capire la situazione attuale e le idee generatrici degli eventi attuali. 

Il Rojava costituisce un’esperienza politica molto singolare. Indica prima di tutto la resistenza di un gruppo minoritario in Medio Oriente durante la guerra civile in Siria. Da questa resistenza è nata una nuova forma di convivenza per i gruppi etnici, religiosi e di genere in grado di superare i rapporti conflittuali. In Medio Oriente è nata una democrazia femminista, multinazionale, ecologica e non-statale. Il Rojava sta ancora subendo in modo ininterrotto dal 9 ottobre (nonostante le varie “tregue”) attacchi aerei e militari dalla Turchia e dai suoi alleati jihadisti. Occupazione, genocidio e purificazione etnica non sono più minacce, sono diventate realtà. 

Quali sono le idee fondatrici del Rojava? In quali tradizioni politiche s’iscrive e come ha potuto resistere alle guerre del Medio Oriente per sei anni? Questo articolo vuole mettere in luce le idee fondamentali alla base della creazione della Confederazione democratica della Siria del Nord. Cercherò anche di individuare ciò che, da questa esperienza fragile e minacciata dalla guerra, sarà trasmesso alle generazioni future. 

Una confederazione democratica

La guerra civile in Siria è scoppiata dopo gli eventi e le trasformazioni avvenute in Medio Oriente e in Africa del Nord, mettendo fine a ogni speranza portata dalle rivoluzioni del 2010 e 2011 e dalle richieste di cambiamenti radicali nella regione. Le manifestazioni sono state subito soffocate dal governo e le forze progressiste sono state incapaci di mettere fine al governo di Assad e di stabilire un nuovo regime politico.

I primi gruppi d’opposizione in Siria volevano una “repubblica siriana araba”. Così, hanno escluso gli altri gruppi minoritari, soprattutto i curdi, che conoscevano bene l’oppressione fondata sul pretesto della loro etnicità non araba. I curdi hanno rifiutato sia Assad sia l’opposizione e hanno scelto un’altra via: il “confederalismo democratico”. Hanno creato un nuovo modo di vivere insieme nel nord e nel nord-est della Siria. 

Il Partito dell’unione democratica (PYD) è il partito che governa nel Rojava; le Unità di protezione del popolo (YPG) e le Unità di protezione della donna (YPJ) costituiscono i due rami militari del partito. Queste unità hanno avuto un ruolo primordiale nella guerra contro l’Isis, i jihadisti salafisti e gli Stati come la Turchia. Hanno protetto il confederalismo democratico. Nel 2014 queste unità hanno aperto un corridoio attraverso il monte Sinjar per liberare la popolazione curda yezida in Iraq. Dopo questa liberazione, si sono riunite e hanno ripreso la lotta contro l’Isis. Il massacro degli yezidi, un gruppo minoritario curdo, è stato qualificato dall’ONU, due anni dopo l’evento, un genocidio.

Negli ultimi anni dell’occupazione dell’Isis a Raqqa, le forze progressiste in Siria, la maggioranza delle quali erano curde, hanno stabilito un altro regime politico col nome di Forze democratiche siriane (FDS). Queste forze hanno avuto un ruolo importante nella sconfitta geografica dell’Isis. Sono formate da una coalizione di gruppi minoritari arabi, curdi, assiri e turkmeni che controllano in questo momento un’ampia regione della Siria e sono responsabili della custodia di migliaia di prigionieri dell’Isis e dei membri delle loro famiglie. Molti di questi prigionieri sono cittadini di paesi occidentali che fino ad ora hanno respinto ogni responsabilità e si sono rifiutati di accoglierli. 

Tre principi: pedagogia liberatrice, femminismo, ecologia. 

La struttura politica del Rojava è costituita da una piattaforma non-statale e si propone come soluzione di ricambio per i regimi statali. Il confederalismo democratico si fonda su tre principi: “pedagogia liberatrice”, “protezione dell’ecologia”, e “ liberazione del genere e delle donne”. 

Il confederalismo del Rojava adotta come principio operativo lo slogan strategico del leader curdo del partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK): Abdullah Öcalan. Per Öcalan “la liberazione della società non può avvenire se non attraverso la liberazione della donna”. Le donne della Confederazione democratica si organizzano in modo attivo. Il confederalismo stesso ha come quadro ideologico la democrazia radicale e diretta incentrata sull’ecologia e la liberazione dei generi. Questo regime ha una struttura confederativa per cui le istituzioni, pur mantenendo la loro indipendenza, lavorano in stretta collaborazione.A capo di ogni organo istituzionale ci sono due co-presidenti, un uomo e una donna. Secondo la teoria di Öcalan su ciò che significa vivere in modo libero, tutto ciò che riguarda la proprietà privata è rifiutato e c’è una lotta attiva contro il sessismo al fine di realizzare una società di uguaglianza e giustizia. 

La confederazione democratica della Siria del Nord è diretta secondo un “Contratto sociale del Rojava”, l’equivalente di una Costituzione. Questo contratto offre una soluzione di ricambio alle leggi che formano le basi sociali, politiche ed economiche delle democrazie borghesi. L’accento di questo contratto è posto sul diritto degli esseri umani di vivere in una società ecologica indipendentemente dalla loro appartenenza a qualsiasi Stato-nazione. 

Rinnovare i rapporti sociali partendo dall’educazione

Il contratto sociale della confederazione democratica della Siria del Nord garantisce il diritto universale a un’educazione gratuita in tutte le lingue della società. Una tale prospettiva non è conforme alla visione dominante dell’educazione. Non solo imparano materie diverse, ma gli studenti e le studentesse del Rojava imparano anche con un metodo diverso. La confederazione democratica della Siria del Nord ha investito molto nelle scuole. La lingua d’insegnamento varia secondo la lingua degli abitanti delle regioni: nelle regioni assire, è l’assiro; nelle regioni curde, il curdo; nelle regioni arabe, l’arabo.

Bambine e bambini iniziano la scuola con un primo ciclo di tre anni in cui le materie (matematica, musica, pittura e educazione fisica) sono insegnate nella loro lingua materna. Nel secondo ciclo, l’insegnamento diventa multilingue, e s’imparano materie come sociologia, scienze, biologia, matematica, arte e soprattutto musica. Nel terzo ciclo, si studiano le materie seguenti: il “popolo democratico”, matematica, chimica, geografia e le arti. In più, iniziano le lezioni d’inglese o di francese. Bisogna sottolineare che alcuni popoli minoritari, come i Turkmeni, hanno diritto per la prima volta ad un insegnamento nella loro lingua materna. 

Oltre al sistema di educazione universale, ci sono anche accademie e istituzioni delle città che fungono da università. Per esempio, l’Istituto di lingua curda. Questo istituto è stato creato nel 2012. A quell’epoca c’erano un solo professore e 18 studenti e studentesse. Nel 2016, vi lavoravano 1700 professori e professoresse e vi erano più di 20 000 iscritti in 200 posti diversi. Ci sono anche dei centri di ricerca strategica le cui occupazioni principali riguardano la pedagogia emancipatrice, le donne e i bambini. Donna, ecologia ed emancipazione occupano gran parte del programma scelto per i centri di educazione della Confederazione democratica della Siria del Nord. 

Queste trasformazioni costituiscono una rivoluzione radicale che capovolge tutti i rapporti sociali, politici ed economici esistenti. Il soggetto di questa rivoluzione, contrariamente all’esperienza delle rivoluzioni in altre parti del mondo e soprattutto in Medio Oriente, non è l’uomo etero. È un’esperienza che non può essere detta né maschile né femminile.

La rivoluzione del Rojava come tradizione per le generazioni future

La geografia politica nella quale è scoppiata la rivoluzione del Rojava non era considerata, fino a qualche anno fa, come un luogo di politica. Inoltre, la politica curda della regione non trovava spazio nel discorso dominante rappresentato dal governo curdo in Iraq. I curdi del Rojava – e “Rojava” significa “parte ovest del Kurdistan” – non erano considerati come dei soggetti politici. Centinaia di migliaia di loro non avevano neanche la cittadinanza siriana prima del 2011 e quindi il diritto alla proprietà, ai servizi sanitari e all’educazione erano loro negati.

Questo gruppo curdo ha perso la cittadinanza negli anni '80, quando ci furono dei cambiamenti democratici nel nord e nord-est della Siria. Attraverso un processo di arabizzazione, il governo siriano ha sostituito la popolazione curda della regione con delle minorità arabe, caldee e assire che erano migrate dall’Iraq. I curdi sono stati forzati ad abbandonare la loro terra, o ad ottenere una carta che li dotava dello statuto di “stranieri”. 

Questo era il contesto in cui curdi e curde del Rojava hanno effettuato la loro rivoluzione e hanno stabilito la Confederazione democratica della Siria del nord. Tutte le forme di confederazione, per esempio quella europea, sono sempre state il risultato di un’alleanza o di una coalizione tra Stati democratici. La confederazione democratica della Siria del nord è la prima confederazione che cerca di stabilire un’alleanza tra i popoli democratici. 

Se, invece di stabilire una confederazione, l’obiettivo fosse stato quello di fondare uno Stato indipendente curdo, l’alleanza con i popoli della Siria e del Medio Oriente sarebbe stata impossibile. La creazione di un tale Stato avrebbe fondato il pretesto per la divisione e la promozione di una cultura della vendetta, e probabilmente l’inizio di una guerra civile. 

L’occupazione turca: genocidio e annientamento di una rivoluzione

Sei anni dopo la rivoluzione del Rojava, la politica collettiva ci ha insegnato che ogni forma di emancipazione s’iscrive in una temporalità e in uno spazio. Il Rojava ha potuto resistere per sei anni, e le nuove generazioni vi imparano i valori universali e democratici. 

Se l’insegnamento delle scuole dell’Isis era inquietante per il futuro della Siria e del Medio Oriente, le alunne e gli alunni che frequentano le scuole del Rojava rappresentano una nuova speranza per il presente e per il futuro della Siria e del Medio Oriente. Sono forse la prima generazione emancipata dalle discriminazioni etniche, linguistiche, culturali e politiche in Medio Oriente. 

La guerra contro l’Isis ha fatto più di 11 000 vittime tra i membri delle forze del YPJ, YPG e le Forze democratiche siriane, di cui la maggioranza era curda. La disfatta geografica dell’Isis è certamente importante ed è chiaramente una delle conseguenza della creazione del Rojava. Contrariamente a quanto scrivono i mass-media, però, non è questo l'unico frutto della rivoluzione. Le forze curde e alleate non hanno solo sconfitto l’Isis, la loro qualità non è solo di saper combattere bene. Durante questa guerra, il Rojava ha lottato per i valori universali: la giustizia, l’uguaglianza, la libertà di genere e l’ambiente. Per questo stesso motivo, l’attacco contro il Rojava non è solo contro il popolo curdo, e il nostro sostegno non si riduce alla causa curda. 

Il Rojava è fedele alle tradizioni curde di resistenza e di lotta delle generazioni precedenti. La democrazia diretta e consultativa, la vita comunale e il superamento del nazionalismo erano tutti ideali del Rojihlat (Kurdistan Est/Kurdistan iraniano) che ha vissuto la rivoluzione del 1979. I metodi di resistenza del Rojava erano già stati usati nel Rojehlat: la guerilla, le elezioni consultive, l’attenzione ai diritti delle donne, la non-violenza, le manifestazioni e gli scioperi sono tutte esperienze vissute e poi trasmesse dalle generazioni passate a quelle presenti. Ma se le esperienze delle prime erano limitate nel tempo e nello spazio, le ultime hanno potuto realizzare nel Rojava questi ideali in una più grande estensione spaziale, con più diversità e per sei anni. E ciò lega le generazioni precedenti a quelle future.