Contro la repressione in Cina - Tesi preliminari sul giro di vite del 3 dicembre

4 / 1 / 2016

Di Solidarity with Chinese workers’ struggles

Originale in inglese

Traduzione di Lorenzo Fe

Mentre la traduzione di questa analisi era in corso, è giunta la notizia che gli scioperi registrati dal China Labour Bulletin nel mese di dicembre hanno quasi raggiunto quota 400, sorpassando così l’ultimo record di 301, avutosi proprio il mese scorso. Com’era prevedibile, la strategia del pugno di ferro sembra rivelarsi del tutto inefficace. Le cause di tale ondata di mobilitazioni al punto di produzione, che si accompagna a un gran numero di rivolte in piena regola nei quartieri (vedi nota 4), non sono riducibili alle attività di sei “combina guai” – per quanto eroici – ma rimandano da un lato all’aumento del potere del lavoro legato all’approfondirsi della modernizzazione e dall’altro agli attacchi dei datori di lavoro e delle pubbliche autorità contro il trend di crescita dei salari, nel tentativo di difendere gli attuali margini di profitto e competitività. Di fronte alla magnitudine degli eventi in corso, le tesi qui proposte ci sembrano utili spunti di riflessione e confronto.

È ormai possibile trovare informazioni in inglese e diverse altre lingue sul giro di vite del 3 dicembre ai danni dei militanti del movimento operaio cinese, ma non ci sono state molte analisi soddisfacenti sul suo significato in relazione allo stato di cose in Cina, a situazioni comparabili in altri Paesi, o alle lotte operaie in quanto tali. Compagni da varie parti del mondo ci hanno posto domande simili come: perché dovremmo concentrarci sul sostegno ai quadri di “Ong riformiste” quando lavoratori e contadini sono regolarmente arrestati, picchiati e a volte uccisi a causa della loro partecipazione in forme di resistenza aventi probabilmente più potenziale per migliorare le loro vite o generare movimenti trasformativi? Inoltre, come possiamo sostenere questi prigionieri in modo da accelerare la loro liberazione, alterare il precedente legale che sta venendo in essere, o aumentare la solidarietà internazionale tra lavoratori – invece che continuare con le azioni meramente simboliche proposte finora?

Per rispondere a tali quesiti, abbiamo scritto le tesi seguenti, che intendiamo sviluppare in un più coerente comunicato dopo aver ricevuto i commenti da parte dei compagni cinesi e di altre parti del mondo [1].

1. Si tratta di un’ondata repressiva senza precedenti in quanto al numero di organizzazioni dei lavoratori e individui colpiti in un sol colpo, e in quanto alla gravità delle accuse penali addossategli.

Il 3 dicembre e nei giorni seguenti, sono state effettuate retate ai danni di cinque organizzazioni di sostegno ai lavoratori, almeno 40 dipendenti, lavoratori affilati e familiari sono stati fermati per degli interrogatori. Al momento, sette rimangono in arresto e per sei sono state confermate delle accuse penali che potrebbero portare a lunghe condanne al carcere, creando un precedente legale per giri di vite più gravi in futuro [2].

2. Anche se i media mainstream e i promotori della campagna di solidarietà si sono riferiti ai prigionieri con l’espressione “staff delle ONG per i diritti dei lavoratori”, questi gruppi devono essere anche considerati come organizzazioni dei lavoratori, formate e gestite soprattutto da lavoratori per sostenere le lotte operaie.

Tutti tranne uno (Zeng Feiyang) dei sei attivisti incriminati hanno cominciato come lavoratori migranti (interni), e hanno fondato o raggiunto queste organizzazioni in seguito al loro coinvolgimento in prima persona nelle lotte. Tutte le cinque organizzazioni si sono concentrate sul sostegno alla resistenza operaia collettiva o individuale, attaccando sempre più questioni “politiche” (e non meramente “economiche”), nel senso che alcune loro azioni si indirizzavano non solo verso i datori di lavoro privati ma anche verso lo Stato (per esempio lotte sull’assicurazione sociale o contro l’esternalizzazione dei lavoratori dei servizi pubblici locali come la nettezza urbana). Lo Stato cinese ha dimostrato una tendenza a considerare le lotte “politiche” come più pericolose di quelle “economiche” basate su rivendicazioni salariali e mirate contro singoli padroni, come dimostrato dall’andamento delle misure repressive a partire dal 2012 e dalla direzione delle politiche di riforma [2].

3. Tuttavia, le relazioni tra queste organizzazioni e lo Stato sono state tipiche delle Ong, che hanno mostrato ambiguità, a volte hanno collaborato in un modo o nell’altro mentre altre volte si sono scontrate con la repressione – non solo oggi ma svariate altre volte negli ultimi anni.

In passato, come molte Ong di questo tipo, almeno tre delle organizzazioni in questione hanno ricevuto qualche tipo di sostegno pubblico per alcune loro attività (presentate come “lavoro sociale”), ma sono anche state vittime di investigazioni e repressione. Il giro di vite del 3 dicembre è l’ultimo di una serie di attacchi alla resistenza operaia e ad altre forze di opposizione (convenzionalmente etichettate come “società civile”), aumentati a partire dal 2012. Tale repressione deve tuttavia essere compresa come una strategia duale volta anche a integrare alcune di queste forze d’opposizione, e a incanalare il malcontento popolare in istituzioni che lo Stato può controllare, come l’Acftu (federazione sindacale di stato e unica legale, normalmente conosciuto con l’acronimo della traduzione inglese All-China Federation of Trade Unions) e i centri di “lavoro sociale” a essa affiliati [4].

4. Tra le possibili ragioni dell’ondata repressiva cruciali fattori determinanti sono il rallentamento della crescita economica (in Cina e a livello globale) e la delocalizzazione industriale dal Delta del Fiume delle Perle verso altre destinazioni. Al contempo, la militanza operaia è aumentata in questa zona e il numero di scioperi registrati è raddoppiato rispetto all’anno scorso.

Alcuni mesi fa è avvenuto il crollo della borsa cinese, indice di problemi di crescita e ristrutturazione nell’economia reale. Anche se il peso della borsa cinese è limitato in relazione al Pil, le azioni e il mercato finanziario giocano un ruolo chiave nella transizione da un’economia basata su esportazioni e alti tassi di investimento a una più incentrata sulla domanda interna [5]. Secondo il China Labour Bulletin, il numero di scioperi registrati in Cina è raddoppiato da più di mille nel 2014 a più di duemila nel 2015, e gli scioperi nel Guandong sono raddoppiati tra luglio e novembre di quest’anno: “La grande maggioranza dei conflitti ha avuto luogo nel settore manifatturiero, in cui i lavoratori hanno richiesto il pagamento di salari in arretrato, ecc. in seguito a chiusure di fabbriche, fusioni e delocalizzazioni. In molti casi, i lavoratori hanno fatto un corteo fino alle sedi dell’amministrazione locale per chiedere i risarcimenti dovuti dopo la scomparsa del capo. (…) La polizia è intervenuta in circa metà delle 75 proteste operaie del Guandong avvenute negli ultimi due mesi e ci sono stati arresti in nove casi” [6].

5. Molti osservatori hanno enfatizzato il ruolo della modalità di governance autoritaria caratteristica di Xi Jinping, ma tale modalità è meglio interpretabile come una risposta ai cambiamenti economici e sociali di cui sopra. Noi preferiamo piuttosto sottolineare le somiglianze tra la crescente repressione in Cina e gli sviluppi nelle cosiddette “democrazie”.

Esempi recenti di Paesi “democratici” che adottano risposte autoritarie comparabili vanno dai 43 studenti messicani assassinati in Messico alle 1.100 persone uccise dalla polizia statunitense nel 2015 – una cifra che è cresciuta invece che diminuire a partire dall’inizio delle proteste di Ferguson. Più direttamente comparabile con il giro di vite cinese sugli attivisti del movimento operaio è la recente accusa di “sovversione” contro il leader del sindacato della Corea del Sud. Ciò è avvenuto in risposta alle proteste contro la riforma della legislazione sul lavoro, e contro la riscrittura dei libri di storia per le scuole nel tentativo di far dimenticare la repressione dello stato coreano contro la resistenza popolare. Nel frattempo, in risposta alla crisi dell’Euro e alle lotte in Grecia, la UE ha imposto una ridefinizione tecnocratica della “democrazia” stessa. E nella storica madrepatria della democrazia liberale, il Regno Unito, si sta preparando un nuovo pacchetto di leggi per smantellare i tradizionali diritti dei lavoratori in termini di sciopero e libertà sindacale. Come nel caso della Cina, le risposte di tali governi avvengono in un contesto di ristrettezza economica, che gli rende difficile il semplice acquisto del consenso. Anche se la politica non deve essere eccessivamente semplificata e ridotta a una mere reazione deterministica agli sviluppi dell’economia, le generali condizioni economiche e sociali stabiliscono il contesto nel quale la politica deve adattarsi prima o dopo.

6. Molti commentatori hanno descritto la repressione come illegale o come contraria allo stabilimento dello Stato di diritto. Noi non sosteniamo lo Stato di diritto capitalista né neghiamo che la predicibilità dello Stato di diritto offra vantaggi rispetto ad altre forme di dominio. Tuttavia, nel modo in cui la legge è stata utilizzata in questo giro di vite, vediamo un tentativo di creare un precedente legale per la repressione e di stabilire un certo tipo di legalità, piuttosto che un abuso illegale del potere statale come possono esserlo i tipici pestaggi o rapimenti di attivisti senza procedure legali.

Almeno due attivisti incriminati, Zeng Feiyang e Peng Jiayong, sono stati picchiati da aggressori non identificati nei mesi scorsi. I mandanti l’hanno fatta franca, cosa che si ripeterebbe se decidessero di ricorrere nuovamente a questo tipo repressione illegale, fenomeno comune in Cina e altrove dalla notte dei tempi. Per questo consideriamo importante e necessario spiegare perché lo Stato si è preso la briga di condurre lunghe investigazioni su questi attivisti in modo da montare casi giudiziari contro di loro. Tra le cause potrebbe esserci il rifiuto da parte degli attivisti di interrompere le loro attività dopo i pestaggi, o il desiderio dello Stato di creare un precedente ad alta visibilità, emettendo il messaggio forte e chiaro che certe forme di attivismo operaio sono illegali – o potrebbero essere trattate come tali. In ogni caso, è importante notare la differenza tra queste incriminazioni giudiziarie e il mero uso di gangster mercenari.

Tale interpretazione è rafforzata dallo scatenarsi della macchina del fango dei media di stato contro i detenuti, in particolare Zeng Feiyang, a partire dal 22 dicembre [7]. È estremamente raro, in qualsiasi situazione, che la televisione di Stato dia importanza alle Ong del lavoro. Molti hanno criticato questa campagna sui social media, provocando la censura di molti post e persino la chiusura di account WeChat. Queste reazioni popolari sono impredicibili, ma la campagna mediatica stessa conferma l’interpretazione secondo la quale certi attori statali vogliono usare il caso come un avvertimento altamente visibile.

7. Il giro di vite colpisce non solo questi particolari attivisti e organizzazioni, e i lavoratori coinvolti nelle lotte che hanno sostenuto. Se i detenuti vengono dichiarati colpevoli e restano in prigione, tale precedente potrebbe portare alla persecuzione di ulteriori organizzazioni dei lavoratori e scoraggiare altri lavoratori e simpatizzanti.

Le Ong del lavoro sono state criticate perché incanalano la protesta operaia in negoziazioni salariali legali e risolubili e in altre forme pacificatorie di integrazione dei lavoratori. Anche se questa critica può essere valida in determinati contesti, vogliamo sottolineare la differenza tra critica dal basso e critica dall’alto. La repressione dello Stato contro le organizzazioni operaie, le Ong del lavoro e i sindacati è cosa ben diversa dai casi in cui i lavoratori rifiutano di lasciarsi rappresentare da attivisti di professione nella contrattazione o nella presa di decisioni.

8. Se le accuse cadono forse l’incanalamento delle lotte operaie in direzioni riformiste aumenterà. Se gli attivisti arrestati e le loro organizzazioni saranno autorizzati a continuare le loro iniziative, sarà a condizione che collaborino più diligentemente con gli sforzi dello Stato per il controllo sociale. Tuttavia, ciò sarebbe comunque meno scoraggiante per i lavoratori e i simpatizzanti rispetto a una vittoria della repressione.

Dato che lo Stato ha usato ogni tipo di repressione illegale contro le mobilitazioni  e le organizzazioni dei lavoratori, rimane da vedere se questo giro di vite avrà un duraturo effetto di scoraggiamento dei lavoratori.

9. La campagna di solidarietà internazionale per la liberazione dei detenuti è probabilmente lo sforzo internazionale più ampio degli ultimi decenni a sostegno delle lotte dei lavoratori cinesi, ma fino ad ora non è stato presentato come tale e non ha oltrepassato i metodi di sensibilizzazione convenzionali.

La campagna per la liberazione, con relativi articoli a sostegno e petizioni, è stata frequentemente presentata come una contrapposizione tra i “diritti delle Ong” e l’abuso autoritario della legge, piuttosto che come un sostegno alle lotte operaie. A differenza della campagna sulla Foxconn, che ha trattato i lavoratori come mere vittime, i simpatizzanti potrebbero riconoscere la natura di lavoratori militanti dei detenuti sostenendo altre lotte operaie collettive. I metodi utilizzati dalla campagna sono stati finora simbolici, per esempio petizioni, foto e manifestazioni completamente pacifiche – nulla che sia in grado di fare pressione sullo Stato cinese per la liberazione dei detenuti o l’annullamento del precedente legale nella lotta di classe. Tuttavia, la campagna costituisce il barlume della possibilità per i lavoratori cinesi e di altri paesi di coordinare il sostegno reciproco attraverso i confini e di discutere la divisione del lavoro internazionale.

*** Lorenzo “Fe” Feltrin, di Treviso, è dottorando in scienze politiche alla University of Warwick, dove si occupa di sindacati e movimenti sociali in Marocco e Tunisia. Ha precedentemente collaborato con la casa editrice milanese Agenzia X, per la quale ha pubblicato il libro Londra Zero Zero sulle subculture anni zero della capitale inglese.

Note

[1] Per favore contattateci nella sezione dei commenti di questo post o attraverso amici in comune. Per il momento non abbiamo intenzione di creare la nostra piattaforma online indipendente e preferiamo comunicare tramite i compagni sulle piattaforme esistenti.

[2] Uno dei più completi articoli in inglese sul giro di vite concorda sul fatto che esso non abbia precedenti: “China’s Latest Crackdown on Workers Is Unprecedented” by Michelle Chen, The Nation, December 18. Per quanto riguarda la gravità delle accuse, la più pericolosa comparsa in altri reportage (“attentato alla sicurezza dello Stato” o “incitazione alla sovversione dello Stato”) sembra non essere altro che un pretesto per le autorità di basso livello per impedire agli avvocati di incontrare i detenuti, piuttosto che un’accusa reale. Per quanto riguarda il numero di incriminati, Tang Huangxin sembra aver evitato l’incriminazione accettando di collaborare con la polizia, quindi non è più annoverato tra gli “eroi operai” sostenuti dalla solidarietà in Cina, per cui il passaggio da “I 7 di Guandong” a “I 6 di Guandong”.

[3] Il miglior riassunto del background degli attivisti arrestati e delle loro organizzazioni è “Chinese Authorities Orchestrate Surprise Raid of Labor NGOs in Guangdong, Arresting Leaders: Who the activists are, and why the government is striking hard against their NGOs” di Yaxue Cao, ripostato con ulteriori informazioni qui.

[4] Per le nuove caratteristiche della repressione dello Stato cinese a partire dal 2012, vedi gli articoli di Chen e Cao linkati sopra, oltre a “The criminalization of strikes since 2012”, “Gender War & Social Stability in Xi’s China: Interview with a Friend of the Women’s Day Five,” e “No way forward, no way back: China in the era of riots”. Quest’ultimo articolo affronta anche la questione degli sforzi dello Stato per l’incanalamento del consenso in istituzioni controllabili, sulla quale abbiamo anche ottenuto informazioni addizionali da parte di osservatori diretti. Per esempio, l’Acftu della regione Guandong ha promosso una campagna chiamata “azione unita dei tre gong”, ovvero del sindacato, i centri di lavoro sociale e il volontariato.

[5] Vedi “Papering over crisis”, “The Faltering of Economic Transition”, e “Anatomy of a Collapse”.

[6] Per uno studio delle lotte in risposta alla delocalizzazione industriale dal Guandong verso altre destinazioni, vedi Relocation, Strike—2013 (2013·搬厂·罢工). Traduzione inglese in arrivo.

[7] I media di stato hanno accusato Zeng di aver strumentalizzato le lotte operaie per il suo vantaggio personale, di aver turbato l’ordine pubblico, di aver accettato finanziamenti stranieri e di condurre una vita sessuale socialmente inaccettabile. Vedi: http://libcom.org/news/defense-zeng-feiyang-critique-smear-campaign-25122015