La marcia dei Popoli in difesa dei beni comuni e contro la mercantilizzazione della vita.

Cupula dos Povos, sesta giornata: l'azione globale.

Utente: Frayabasta
21 / 6 / 2012

Oggi a Rio do Janeiro la pioggia non ha fermato i più di 40.000 manifestanti che alle 15 si sono ritrovati all'angolo tra Avenida Rio Branco e Avenida Presidente Vargas per sfilare a ritmo di samba e cori di protesta lungo le strade del centro Rio, una manifestazione dei popoli in difesa dei beni comuni e contro la mercantilizzazione della vita è stata lanciata nella giornata di azione globale.

Nel primo giorno della riunione dei capi di stato a Riocentro, la città è stata bloccata per permettere il passaggio dei potenti con la definizione di vaste zone rosse, ma è stata anche bloccata dal basso, dalla cittadinanza attiva, poi nel pomeriggio, i popoli infatti hanno occupato le strade della città: rappresentanti dei movimenti sociali, professori e studenti, attivisti, artisti, ambientalisti e sindacati, rappresentanti della marcia mondiale delle donne, esponenti di Via Campesina, rivendicano con questa marcia il diritto ad una reale sostenibilità ambientale, ponendo al centro la questione della distruzione della foresta Amazzonica (“Dilma, spegni la motosega” era uno degli slogan più gettonati, ad indicare che la presidentessa del Brasile, Dilma Roussef, porta avanti politiche di deforestazione che fanno retrocedere il Brasile, facendolo apparire agli occhi del mondo come un paese dal governo miope e svenduto alle multinazionali) e la questione della centrale idroelettrica di Belo Monte (“O si ferma Belo Monte, o blocchiamo il Brasile”, indicando che è necessario interrompere la costruzione dell'enorme diga che bloccherebbe il corso del fiume Xinghu causando danni irreparabili per decine di comunità indigene, contadini, pescatori ed interi ecosistemi).

Il corteo ha raccolto anche l'insoddisfazione per il documento approvato ieri dalle delegazioni di 193 paesi, un documento vuoto, fatto solo di belle parole, quello che Dilma considera una vittoria e che invece per il resto del Brasile è un totale fallimento.

Il vertice dei potenti è stato ribattezzato Rio meno 20, che ben fa intendere che il teatrino messo in scena dai capi di stato in questi giorni non fa altro che riportare indietro il pianeta di 20 anni, se non di più, in materia di politiche ambientali e sociali.

La metafora del corteo di oggi pomeriggio è un catador, figura fondamentale nella raccolta differenziata della metropoli e nel riciclaggio, in quanto recupera dai cestini della spazzatura lattine, carta e bottigliette di plastica, per poi rivenderle a cooperative che si occupano della compattazione e del trasporto alle grandi industrie, che difatti come una formica sotto la pioggia è passato tra i manifestanti con un enorme sacco di 30kg di lattine sulle spalle, che venderà ad 1 real al kg (meno di 50 centesimi) dopo aver percorso a piedi 5 km per raggiungere la sua comunità.

Il grande corteo del pomeriggio non è stato l'unico della giornata, stamattina infatti nella zona della Vila Olimpica (quartiere in cui si svolge il vertice ufficiale e culla della speculazione edilizia in città) si sono riversate più di 5000 persone nell'atto di solidarietà contro le rimozioni, ovvero gli sgomberi forzati che il governo mette in atto in concomitanza con grandi eventi o grandi opere: in particolare in quella zona è a rischio la Vila Autodromo, una piccola comunità molto povera che sfortunatamente si trova nell'area in cui verrà costruito il complesso olimpico. Della possibilità di riqualificare realmente tali zone e rendere la vita degli abitanti della Vila 'decente' nemmeno l'ombra intenzionale.

Riocentro, sede del vertice, è stato blindato, e il Parco degli Atleti, altra sede dell'evento, è stato chiuso al pubblico ed aperta solo agli espositori: qui gli indigeni stamattina erano presenti in massa e non si sono allontanati, dimostrando un'altra volta di essere molto agguerriti, fino a quando non è arrivato il Segretario Nazionale delle relazioni politico-sociali della presidenza, chiedendo di poter entrare di persona per consegnare il loro documento rivendicativo con le priorità per il futuro del pianeta, richiesta che è stata respinta con la promessa dell'incontro di una delegazione in separata sede.

Non di minore importanza il corteo che ieri pomeriggio è uscito dall'Aterro do Flamengo per raggiungere le vie cittadine, una manifestazione contro le multinazionali, per denunciare come troppo spesso le risorse naturali dei paesi del sud del mondo vengono letteralmente svendute da governi conniventi alle corporazioni. Un' altra giornata di proposte e di piazza ha quindi preso la scena a Rio, un'alternativa non solo è possibile, ma esist,e e tutti sembrano saperlo eccetto coloro che in questi giorni si incontrano nelle zone di Riocentro.

Clarissa Sant'Ana e Franco Carrassi (Art Lab Occupato - Globalproject Parma)

Francesca Stanca (Ass. Ya Basta - Globalproject)

La manifestazione per la giustizia ambientale e sociale

La Foresta Amazzonica svenduta alle multinazionali

I momenti finali del corteo