Dove sono? Le vogliamo vive!

Cile: denunciata la sparizione di un gruppo di donne durante le proteste contro il governo Piñera

4 / 11 / 2019

I collettivi femministi denunciano la scomparsa di un gruppo di donne, sparite già nei primi giorni delle proteste contro il governo di Sebastián Piñera. Sono stati denunciati anche casi di violenza sessuale e attacchi lesbofobici. Traduzione a cura di Ilaria Ruggiero CO.S.C.E Padova dall’articolo originale di Adriana Meyer su Pagina 12.

Nei giorni precedenti i familiari delle donne scomparse durante la repressione di Piñera avevano manifestato affinché fossero restituite in vita. Delle tredici donne scomparse, dieci sono riapparse e alcune di esse sono tutt’ora in stato di shock. Con il viso occultato da occhiali da sole, coprendosi la faccia con i cartelli, gridano: “Dove sono? Le vogliamo vive!”.

Cile

Mentre in Cile sbarca la delegazione delle Nazioni Unite, che rimarrà nel paese fino al 22 novembre, la coordinatrice di Ni Una Menos e di Feministas Autónomas denuncia la sparizione di un gruppo di donne a partire da venerdì 18 ottobre, giorno in cui iniziarono le proteste in tutta Santiago, quando si proclamò lo stato di emergenza. Intanto, ABOFEM (associazione di avvocate femministe n.d.t), riceveva già una decina di denunce a sfondo sessuale, tre delle quali riguardavano attacchi lesbofobici.

La Difesa Giuridica dell’Università del Cile ha fatto un bilancio delle segnalazioni ricevute dal quale risulta che sono state fatte un totale di 505 denunce che si dividono in: 350 ferite da spari di proiettili non balistici, 46 rapporti di lesioni oculari, 51 rapporti riguardanti il lancio di lacrimogeni direttamente sul corpo, 35 casi di pestaggi con lesioni gravi, 3 casi di denudazioni forzate, 3 casi di persone investite da veicoli della polizia e 3 casi di lesioni a persone in mezzo alla strada.

Natalia Bravo, commissaria di ABOFEM, racconta di essere stata informata di umiliazioni, vessazioni, aggressioni sessuali, casi di isolamento, denudazioni forzate di alcune manifestanti e che il numero di questi soprusi sta aumentando a livello nazionale. Per questo ha fatto una chiamata per denunciare il comportamento illegittimo da parte degli agenti di Stato: “Lo stato di emergenza che stiamo vivendo in questi giorni non deve significare in nessun caso la diminuzione dei diritti di cittadinanza”, asserisce. La Difesa e ABOFEM riportano una “valanga di denunce” concernenti violazioni di diritti umani durante le manifestazioni dell’ultimo fine settimana.

A partire dal 18 ottobre, entrambe le organizzazioni hanno lavorato insieme all’Istituto di Diritti Umani, attivando oltre 150 osservatori (per i diritti umani n.d.t) a livello nazionale. Tuttavia, come affermato in una dichiarazione pubblica, questi non sono stati sufficienti a processare l’enorme quantità di denunce ricevute.

Bravo aggiunge che nel caso delle donne queste molestie risultano ancora più gravi e che hanno coinvolto anche membri della comunità LGTBIQ+:

“Facciamo un appello alla Ministra delle Donne e della Equità di Genere, Isabel Plá, affinché faccia una chiamata per far cessare questi comportamenti, dovuti allo stato di emergenza che stiamo vivendo e che in nessun caso deve significare la diminuzione dei diritti e delle garanzie della cittadinanza.”

La Ministra ha dichiarato che, per il momento, non ha ricevuto nessun tipo di denuncia formale che riguardi abusi come quelli denunciati da queste organizzazioni.

La Difesa Giuridica è stata creata dal Centro degli Studenti di Diritto con l’appoggio di avvocati/avvocate, professori/professoresse, del Centro di Diritti Umani e diversi dipartimenti della Facoltà, organizzazioni della società civile, come ABOFEM, Londres 38, la Corporación 4 de Agosto e la Commissione Cilena per i Diritti Umani. Queste realtà coordinano azioni insieme all’Istituto Nazionale di Diritti Umani, la Difesa dell’Infanzia, la Difesa Penale Pubblica e il Ministero Pubblico, con la finalità di appoggiare vittime di violazioni dei diritti umani durane lo stato di emergenza.

La denuncia di persone scomparse

Il registro di persone scomparse sale a 20 casi, secondo i dati inviati dall’INDH (Istituto Nazionale per i Diritti Umani) al Ministero della Giustizia. Pertanto, la Procura ha avviato un’inchiesta riguardo alla sparizione di queste persone, sollecitando la loro immediata ricerca, a una settimana dalle intense mobilitazioni avvenute sotto lo stato di emergenza dichiarato dal governo, già abrogato.

Gli atti furono presentati il ​​24 ottobre contro il Ministero degli Interni, i Carabinieri del Cile e il capo della Difesa Nazionale, il Generale Javier Iturriaga, sollecitando la restituzione delle persone scomparse. Erano in nove, per ora ne sono state ritrovate tre di cui una già deceduta. Si tratta di Jesús Muga, 59 anni, diabetico, visto l’ultima volta mentre usciva da casa sua per andare al supermercato Lider, in Calle Miraflores a Santiago, alle ore 15 del 20 ottobre. Il suo nome era già apparso nella lista dei 17 decessi divulgati il venerdì successivo dal Ministero degli Interni. Secondo le informazioni della Procura, Muga fu una delle cinque vittime dell’incendio di domenica scorsa nel negozio di vestiti Kayser, a Renca. Di queste persone morte nell’incendio, tre donne e tre uomini, nessuno è stato trovato e identificato, nonostante le ricerche dei familiari e degli amici proseguano.

Domenica 20 ottobre, il secondo giorno dello stato di emergenza, Victoria Campo fu vista per l’ultima volta prima di essere arrestata e portata a San Bernardo durante le manifestazioni sviluppatesi nella stessa regione metropolitana. Gli avvocati riferiscono che dopo l’arresto, la donna fu trasferita in un “luogo di detenzione sconosciuto”.

La stessa domenica sparirono altre due donne: Lorena Antonieta Espinoza, 56 anni, vista per l’ultima volta nei pressi di Plaza Ñuñoa. 
Come indicato nel ricorso, in quel luogo "erano presenti agenti di polizia e di sicurezza che effettuavano arresti". Il testo continua: "Dati gli eventi che hanno avuto luogo nel centro di Santiago, in particolare il giorno in cui la signora Lorena è stata vista l'ultima volta, è molto probabile che la donna sia stata avvicinata dalle forze dell'ordine, dalle forze di sicurezza o dai militari".

Poco altro si sa di Ignacia Miranda Álvarez. La donna è stata vista l'ultima volta vicino allo Stadio Nazionale, a Ñuñoa. In quel settore c'era un contingente di polizia e militari schierato per contenere le proteste. Questa piccola informazione è tutto ciò che si sa per ora.

Francisco Sebastián Silva Peñaloza è stato visto l'ultima volta intorno alle 17:00 di domenica 20 ottobre al Plaza Sur Mall di San Bernardo. Anche qui nelle vicinanze c'erano pattuglie di militari e di poliziotti. Pertanto i familiari credono che potrebbe essere stato arrestato da uno di questi funzionari. Da quel pomeriggio, i suoi parenti lo hanno cercato nelle stazioni di polizia e in altri centri di detenzione vicino a casa sua, e sono tornati più volte nel luogo dove è stato visto l'ultima volta. Tuttavia, rimane introvabile.

Lo stesso giorno si è verificata un'altra scomparsa. Kristopher Mario Pardo González, 35 anni, è stato visto l'ultima volta verso le 15 nel comune di Santiago. Quel giorno lasciò la sua casa, situata in Avenida La Marina, a San Miguel, verso le 14:30 vestito con una maglietta verde e con un cappello. Da quel momento, non comunicò più con sua madre, che andò a cercarlo nelle piazze e nei dintorni. Kristopher seguiva un percorso psichiatrico perché soffriva schizofrenia. La denuncia della sua scomparsa è stata consegnata alle organizzazioni del difensore civico per i diritti umani ed è stata trasmessa alle stazioni di polizia e nei tribunali di garanzia. La ricerca è stata sollecitata e diffusa da diversi mezzi di comunicazione e dai social network. Ma finora gli sforzi non hanno avuto riscontro positivo.


Il 22 ottobre, B. C. P., un diciassettenne residente nel settore nordoccidentale di Santiago, è stato visto per l'ultima volta. L'unica informazione che hanno ricevuto i suoi parenti è che stava tornando a casa sua a Renca e che si trovava in un luogo in cui c'erano diverse proteste con un gran numero di macchine della polizia. La famiglia lo ha cercato disperatamente per tutta la settimana. Tuttavia, non ha tuttora ricevuto informazioni su dove possa trovarsi.

Intanto un militare cileno è stato arrestato per essersi rifiutato di prendere parte alla repressione: "Sono stato arrestato per essermi opposto al fuoco contro il popolo".

 L'avvocato della Commissione cilena per i diritti umani, Yuri Vásquez, che ha avviato queste azioni insieme ad altri avvocati, spiega che questi casi sono protetti dall'articolo 21 della Costituzione, riguardante le garanzie fondamentali delle persone, in particolare il diritto alla libertà di Sicurezza individuale e personale. Vásquez afferma: “Sebbene non ci spingiamo ad affermare che si stiano verificando le stesse modalità delle sparizioni forzate verificatesi durante la dittatura, dobbiamo riconoscere che siamo in uno stato di eccezionalità costituzionale in cui il capo dell'area è un generale dell'esercito e la libertà di movimento è nelle mani del personale di polizia e dei militari”.

La Commissione sta indagando su altre denunce di scomparsa ma in alcuni casi non dispone che del nome e del cognome della persona dispersa, e non ha informazioni sulle circostanze in cui è stata avvistata l'ultima volta, il che rende difficile le ricerche. Secondo i media cileni, il capo della Difesa nazionale, Javier Iturriaga, ha chiesto di prorogare il termine delle indagini, ciò per l'avvocato è "un po' assurdo" e non abbastanza perché, considerando la gravità degli eventi, secondo lui è urgente fare un giro di tutte le stazioni di polizia e delle unità militari in modo da ricevere tutte le informazioni disponibili, e che queste siano comunicate alle famiglie il più presto possibile.

Vicente Bustos, presidente del CED, ha sottolineato il lavoro svolto dalla Defensoría, al fine di rendere visibile ciò che sta accadendo nelle stazioni di polizia, negli ospedali e nei luoghi di detenzione e ha ribadito che ad oggi hanno ricevuto più di 505 denunce di soprusi e violenze per mano della polizia e dei militari.

Tomás Ramírez, avvocato e professore della facoltà di giurisprudenza dell'Università del Cile, ha affermato che le dinamiche della repressione della polizia registrate dagli osservatori dei diritti umani sono rimaste tali (dall’inizio dello stato di emergenza n.d.t) e in alcuni casi sono peggiorate. "È ancora difficile accedere alle informazioni sulle persone detenute e non c’è nè possibilità di intervistarle, né di conoscere le condizioni specifiche della loro detenzione", ha denunciato Ramírez.

L’avvocato riferisce inoltre di aver incontrato un gran numero di feriti, le cui lesioni erano dovute alla pratica diffusa tra i carabinieri di sparare alla parte superiore del corpo e alla testa della gente.
Secondo la ricostruzione di Ramírez gli spari della polizia sono partiti puntando direttamente al petto e alla testa, il che ha portato ad un aumento del numero di vittime decedute o con problemi di vista.