Se persino il tetto del mondo è a rischio la questione è davvero seria. Oggi a Durban (ieri per chi legge) è di scena la montagna e gli effetti su di essa del cambio climatico. Al centro dello studio condotto dal progetto SHARE - Stations at High Altitude for research on the environment- c’è l’Himalaya, la catena di montagne più alta al mondo, per certi versi la più affascinante.
Da
sempre l’uomo è legato nel suo immaginario alle vette di questa parte di
globo così misteriosa ed allo stesso tempo indispensabile per il
corretto funzionamento del nostro ecosistema.
Il progetto promosso dal Comitato Ev-K2-Cnr si basa su un accurato studio condotto dal 2006 al 2010 per monitorare e verificare gli impatti del caos climatico. La stazione Nepal Climate Observatory- Pyramid, ad uno quota superiore ai 5000 metri di altezza ai piedi del gigante Everest, ha registrato cambiamenti gravissimi causati dai gas inquinanti e climalteranti. Dalla stazione globale, che fa parte del Global Atmosphere Watch dell’Organizzazione Mondiale Meteorologia, i risultati sono inequivocabili: Ozono +30%, black carbon +300%. Dati sconvolgenti che dimostrano come vi siano stati troppi picchi di inquinamento per lunghi periodi dei cinque anni di monitoraggio. Si parla di 164 giorni di inquinamento acuto, quasi il 10% di tutto il periodo di studio del progetto di ricerca.
Il progetto promosso dal Comitato Ev-K2-Cnr si basa su un accurato studio condotto dal 2006 al 2010 per monitorare e verificare gli impatti del caos climatico. La stazione Nepal Climate Observatory- Pyramid, ad uno quota superiore ai 5000 metri di altezza ai piedi del gigante Everest, ha registrato cambiamenti gravissimi causati dai gas inquinanti e climalteranti. Dalla stazione globale, che fa parte del Global Atmosphere Watch dell’Organizzazione Mondiale Meteorologia, i risultati sono inequivocabili: Ozono +30%, black carbon +300%. Dati sconvolgenti che dimostrano come vi siano stati troppi picchi di inquinamento per lunghi periodi dei cinque anni di monitoraggio. Si parla di 164 giorni di inquinamento acuto, quasi il 10% di tutto il periodo di studio del progetto di ricerca.
L’ozono
troposferico è uno dei gas serra più pericolosi, mentre le particelle di
“carbone nero” sono in grado di accelerare lo scioglimento dei
ghiacciai. Com’è stato possibile inquinare con questo mix letale persino
il tetto del mondo, nonostante l’enorme cura utilizzata dai suoi
abitanti locali? Semplice, il nostro ecosistema si fonda sulla
reciprocità e l’interconnessione della vita. Per cui i monsoni non
possono fare altro che trasportare le nubi inquinate da particelle e gas
che provengono dalle aree industriali dei paesi dell’Asia del sud. Se
lo sviluppo su cui ci basiamo ha come conseguenza generare impatti così
pericolosi e se si supera la capacità di autorigenerazione del pianeta,
il nostro “spread” ecologico-sociale schizza alle stelle. Le conseguenze
in questo caso potrebbero essere quelle di dare un colpo mortale
all’ecosistema delle grandi catene montuose e di conseguenza a noi
stessi. È curioso che oggi grazie (o a causa?) all’informazione dei
grandi media, i cittadini conoscano il significato della parola “spread”
mentre ignorano le ragioni della crisi e le conseguenze sulle loro vite
dei cambiamenti climatici.
Le popolazioni locali della regione del Mustang, in Nepal, hanno chiesto lo status di rifugiati ambientali a causa delle mutate condizioni che stanno distruggendo la loro economia locale. Domani qui a Durban speriamo che i capi di Stato e le delegazioni governative che arriveranno sappiano far prevalere queste ragioni su quelle dei grandi inquinatori globali.
Giuseppe De Marzo, portavoce ass. A Sud – www.asud.net
Le popolazioni locali della regione del Mustang, in Nepal, hanno chiesto lo status di rifugiati ambientali a causa delle mutate condizioni che stanno distruggendo la loro economia locale. Domani qui a Durban speriamo che i capi di Stato e le delegazioni governative che arriveranno sappiano far prevalere queste ragioni su quelle dei grandi inquinatori globali.
Giuseppe De Marzo, portavoce ass. A Sud – www.asud.net