È ancora rivolta in Tunisia – Solidarietà alle lotte di Kasserine

20 / 1 / 2016

Kasserine, zona di frontiera al confine con l’Algeria, è notoriamente una delle regioni tunisine più emarginate dal punto di vista dello sviluppo economico e dei servizi sociali. La regione ha una lunga storia di opposizione al potere centrale, nel 1984 essa fu un punto nevralgico della Rivolta del Pane contro l’inizio dell’aggiustamento strutturale neoliberista. Nel gennaio 2011 fu la prima a raccogliere il testimone di Sidi Bouzid nella staffetta rivoluzionaria. La polizia sparò sui manifestanti causando decine di morti nell’omonimo capoluogo di regione e a Thala, villaggio di provincia con una radicata tradizione di sinistra. Com’è noto, se la rivoluzione tunisina ha prodotto dei relativi risultati in termini di diritti civili e politici, il bilancio è ampiamente in negativo dal punto di vista di quelli socioeconomici, soprattutto nelle regioni marginali che della rivoluzione furono il motore. La situazione è aggravata dall’arrivo del jihadismo nelle montagne prossime all’Algeria, che oltre a respingere gli investimenti economici ha creato le condizioni per un ritorno in grande stile di un controllo poliziesco assai repressivo su tutta la popolazione e sui giovani in particolare.

Su una popolazione di 440.000 abitanti, sono soltanto 5.600 gli occupati nell’industria privata [1]. La piccola zona industriale del capoluogo giace alle pendici del Monte Chaambi, oggi tristemente noto come uno dei principali covi del jihadismo tunisino. Essa vanta dal 2008 anche una filiale di Benetton, ovviamente non sindacalizzata e con operaie pagate per la maggior parte a salario minimo circa, che in Tunisia è di 150 euro mensili per 48 ore settimanali. La principale fonte di impiego nel manifatturiero è tradizionalmente un’azienda statale di cellulosa. La carta è prodotta a partire dall’alfa raccolta nella stessa regione da lavoratori del settore informale – per la maggior parte donne – la cui paga è secondo le informazioni disponibili di 4 euro al giorno. L’azienda di cellulosa non è tuttavia più stata modernizzata, per questo genera alti livelli di inquinamento da mercurio, non è in grado di competere con la concorrenza internazionale e ha tagliato drasticamente gli effettivi. 

Il tasso di disoccupazione della regione Kasserine ha raggiunto il 26%. In Tunisia non esiste il sussidio di disoccupazione e chi è giovane, residente delle regioni dell’interno, laureato e donna ha le più alte probabilità di essere senza lavoro. Il termine “disoccupazione” è tuttavia fuorviante perché la grande maggioranza di coloro che si definiscono tali svolgono in realtà prestazioni lavorative più o meno saltuarie nel settore informale o in quello formale ma in nero e nelle peggiori condizioni. Si tratta quindi in realtà di una vasta forza lavoro precaria.

È in questo contesto che il 28enne Ridha Yahyaoui, ex militante del sindacato studentesco di sinistra UGET, è morto il 16 gennaio scalando un palo dell’elettricità per protestare contro la sua rimozione da una lista di giovani da assumere stilata dal comune e indirizzata al governo. Il suo nome sarebbe stato eliminato all’ultimo momento e senza spiegazione, cosa che ricorda la pratica del regime di Ben Ali di esclusione dei militanti politici dal pubblico impiego a favore di parenti, amici, o “simpatizzanti” delle autorità. In una sequenza che ricorda gli avvenimenti del 17 dicembre 2010 a Sidi Bouzid, numerosi giovani sono scesi in strada e il 17 gennaio hanno effettuato dei blocchi stradali bruciando pneumatici. Il 18 gennaio ha avuto luogo una manifestazione di solidarietà sull’Avenue Bourguiba a Tunisi. Il 19 gennaio il movimento a Kasserine si è impennato, con l’occupazione del tetto del governatorato e scontri tra gioventù precaria e forze dell’ordine che hanno causato 14 feriti. Le autorità hanno dunque dichiarato un coprifuoco dalla sei di sera alle cinque del mattino, ma durante la notte la sede locale del partito di governo Nidaa Tounes  e quella del governatorato sarebbero state incendiate [2]. Gli scontri hanno interessato il centro del capoluogo e i quartieri popolari di Ennour e Ezzouhour. La protesta si è rapidamente estesa a Thala per poi varcare i confini della regione e raggiungere quella di Sidi Bouzid, in particolare Meknassi.

In questo momento la situazione è in piena evoluzione. È in corso un ampio presidio all’esterno del governatorato di Kasserine e si registrano manifestazioni di solidarietà in altre città, come Kairouan. L’esplosione di collera è un’ulteriore conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che la (relativa) democratizzazione formale non ha intaccato quel modello di sviluppo basato sulla precarietà di ampie fasce della popolazione che è stato un ingrediente fondamentale delle cause della rivoluzione. Viste le condizioni miserevoli delle finanze pubbliche tunisine, è difficile immaginare grandi margini di concessioni reali nel breve periodo senza un ripudio di parte del debito sovrano, che però implicherebbe verosimilmente ben altri problemi per un piccolo paese come la Tunisia. Eppure è quanto mai necessario che le mobilitazioni trovino uno sbocco progressista, anche perché la disillusione in merito ha già gettato molti giovani precari nelle braccia dell’estrema destra islamista. Un attentato da parte di quest’ultima rischierebbe senz’altro di tagliare le gambe al movimento, come già succede da diversi anni in Tunisia. È forse troppo sognare che queste lotte invece di bruciarsi in una fiammata riescano a consolidarsi in forme di autogestione permanente sui territori in modo da potersi riprodurre sul medio periodo? Nel frattempo non facciamogli mancare la nostra solidarietà.

Update ore 16.10 - Manifestazioni di solidarietà anche a Tunisi, Sousse, Gabes, Gafsa. I manifestanti a Tunisi invadono la sede del governatorato. I manifestanti a Kasserine bloccano tutte le strade di ingresso alla città, la polizia risponde con lo sparo di lacrimogeni.

Update ore 18.40 - Pomeriggio di scontri a Kasserine, la polizia ricorre a idranti e proiettili di gomma. Un giovane si è dato fuoco a Sfax ed è deceduto sul posto.

Update ore 04.00 - Non accennano a placarsi in Tunisia le proteste sociali partite dalla città di Kasserine. Nella giornata di ieri manifestazioni e marce di solidarietà in numerose città del paese: Kairouane, Sidi Bouzid, Zaghouan, Sousse, Kairouan, Kef, Tunisi dove è stata invasa la sede del governatorato. In tutto, migliaia di persone sono scese in strada per sostenere le rivendicazioni dei giovani di Kasserine, ovvero diritto al lavoro, maggiori attenzioni e per ricordare la figura di Ridha Yahyaoui, ventottenne morto fulminato durante un sit-in dopo essere salito su un pilone della corrente elettrica per protestare contro la cancellazione del suo nome dalla lista degli ammessi ad un posto di lavoro presso il dipartimento. Un giovane si è dato fuoco a Sfax ed è deceduto sul posto. 

Update ore 12.00 - Il governo ha promesso una serie di concessioni. Bruciato copertoni e cassonetti al Kram, nella banlieu nord di Tunisi. Confermata la morte di un poliziotto a Feriana, villaggio nella regione Kasserine.

*** Lorenzo “Fe” Feltrin, di Treviso, è dottorando in scienze politiche alla University of Warwick, dove si occupa di sindacati e movimenti sociali in Marocco e Tunisia. Ha precedentemente collaborato con la casa editrice milanese Agenzia X, per la quale ha pubblicato il libro Londra Zero Zero sulle subculture anni zero della capitale inglese.

[1] Dato Institut National Statistique, Tunisia

[2] http://www.tunisia-live.net/2016/01/19/kasserine-violence-escalates/