Editoriale. Rebeldía Zapatista, la parola dell’EZLN

7 / 3 / 2014

Noi ribelli zapatisti, insieme alla nostra madre terra, siamo minacciati di distruzione nella nostra Patria messicana. Sia sopra che sotto la superficie della terra, i malgoverni ed i cattivi ricchi, tutti i capitalisti neoliberali, vogliono mercificare tutto quello che vedono.

Vogliono possedere tutto.

Sono distruttivi, sono assassini, criminali, stupratori. Sono crudeli e disumani, torturano e fano sparire le persone e sono corrotti. Sono ogni cosa brutta che si possa immaginare, non si preoccupano per l’umanità. Infatti, loro sono inumani.

Sono pochi, ma decidono tutto ciò che riguarda il modo in cui domineranno i paesi che si lasciano dominare. Hanno fatto dei paesi sottosviluppati i loro poderi, e trasformato i cosiddetti governi capitalisti sottosviluppati di questi paesi, nei loro sorveglianti

Questo è quanto è successo in Messico. Le corporazioni transnazionali neoliberiste sono i padroni, il loro podere si chiama Messico, il sorvegliante attuale si chiama Enrique Peña Nieto, gli amministratori sono Manuel Velasco in Chiapas e gli altri cosiddetti governatori statali, ed i mal nominati “presidenti” comunali sono i capoccia.

Questo è il motivo per cui ci siamo sollevati contro questo sistema all’alba del 1° gennaio 1994.

Per 30 anni abbiamo costruito quello che noi pensiamo sia un modo migliore di vivere, e quello che abbiamo costruito è sotto gli occhi del popolo del Messico e del mondo. È umile ma sanamente determinato da decine di migliaia di uomini e donne che decidono insieme come vogliamo governarci autonomamente.

Niente nasconde quello che facciamo, quello che vogliamo, quello che perseguiamo, ma è tutto visibile.

Il mal governo, vale a dire i tre cattivi poteri ed il sistema capitalista, fa tutto alle spalle del popolo.

Stiamo condividendo la nostra umile idea del nuovo mondo che noi immaginiamo e il desiderio di compagni e compagne provenienti dal Messico e da tutto il mondo.

Ecco perché abbiamo deciso di fare la Escuelita Zapatista.

La Escuelita parla di libertà e della costruzione di un nuovo mondo diverso da quello dei capitalisti neoliberali.

Inoltre, è il popolo stesso, cioè, le basi di appoggio, che condividono queste idee, non solo i loro rappresentanti. Queste persone, non i loro rappresentanti, sono quelle che diranno se stanno facendo bene o se il modo in cui sono organizzati sta funzionando. In questo modo gli altri possono vedere se le cose sono veramente come dicono i rappresentanti del popolo.

Questa grande “condivisione” tra tutti noi, compagni della città e della campagna, è necessaria perché noi siamo quelli che devono pensare a come dovrebbe essere il mondo che vogliamo. Non possono essere solo i nostri rappresentanti o dirigenti a pensare e decidere come dovrebbe essere questo mondo e certamente non possono essere loro a dirci cosa dobbiamo fare come organizzazione. È il popolo, la base, che deve parlare di questo.

Potete dirci se questo è stato utile a coloro che hanno partecipato.

Come potrete leggere negli scritti di questa edizione della nostra rivista REBELDÍA ZAPATISTA, questo processo ha aiutato i compagni e le compagne che sono basi di appoggio ad incontrare brave persone provenienti da altre parti del Messico e di tutto il mondo. Questo è importante perché in Messico non c’è un governo che riconosce gli indigeni in questo paese. Il governo si ricorda di loro solo in tempo di elezioni, come se fossero strumenti elettorali.

È solo attraverso l’organizzazione e la lotta che le basi di appoggio si sono difesi per 30 anni.

Le basi di appoggio hanno fatto tutto il possibile, e tutto ciò che sembrava impossibile, in questi 30 anni e questo è ciò che condividono.

Abbiamo lavorato per creare la Escuelita in modo che le parole delle compagne e compagni che sono le basi di appoggio zapatiste, potessero raggiungere molti di più. Con la Escuelita le loro voci percorrono migliaia e migliaia di chilometri, non come i nostri proiettili il 1° gennaio 1994, che arrivavano solo a 50 metri, o 100 metri, e forse alcuni a 300 o 400 metri. Gli insegnamenti della Escuelita attraversano gli oceani, i confini ed i cieli per raggiungere voi, compagne, compagni.

Noi ribelli indigeni sappiamo che ci sono altre ribellioni indigene che sanno bene cos’è il capitalismo neoliberista.

Ci sono anche fratelli e sorelle ribelli che non sono indigeni, ma che scrivono per condividere in questa edizione cosa pensano e come vedono questo sistema che sta distruggendo il pianeta terra. Ecco perché noi includiamo le parole dei nostri compagni e compagne anarchici in questa edizione della rivista.

Bene, compagni della Sexta, è bene che chi è venuto abbia visto con i propri occhi e sentito con le proprie orecchie quello che succede qui, e sia partito con la volontà di comunicare tutto questo a coloro che non sono potuti venire.

In questa prima edizione della rivista inizieremo a condividere alcune delle parole e delle idee dei nostri compagni e compagne che sono le basi di appoggio zapatiste, famiglie, guardiani e guardiane e insegnanti, su come loro hanno visto gli studenti nella Escuelita. Nel corso delle prime edizioni della nostra pubblicazione condivideremo le valutazioni effettuate dagli insegnanti, votanes, famiglie e coordinatori della Escuelita delle zone dei cinque caracoles.

Proprio come avete parlato o pubblicato quello che avete vissuto, sentito e visto nel nostro territorio zapatista, qui potete leggere come abbiamo visto e sentito quelli che sono venuti ed hanno innalzato la bandiera della REBELDIA ZAPATISTA.

Subcomandante Insurgente Moisés

Messico, Gennaio 2014, 20 anni dall’inizio della guerra contro l’oblio.

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)