come queste siano delle rivoluzioni permanenti che invadono la sfera pubblica e ancora di più quella privata.

Egitto. Operai ed Esercito

milizie di giovani ed operai controllano Port Said

7 / 3 / 2013

La primavera araba sta mostrando come le sue dinamiche siano molteplici, come, per alcuni periodi, si sperdano come un fiume carsico per poi riemergere potenti, come ogni paese viva una propria peculiare primavera, come queste siano delle rivoluzioni permanenti che invadono la sfera pubblica e ancora di più quella privata. In questi giorni si è ripreso a combattere, a scontrarsi in Libia, in Egitto, in Siria con uno strascico di molti morti e  migliaia di feriti.

Ma oggi vorremo soffermare la nostra attenzione su quello che è avvenuto e sta vvenendo nella regione del Delta del Nilo, a Port Said, qui la rivolta sociale sembra aver assunto dinamiche originali, sempre contradditorie, con un più marcato segno di classe.

All’origine dei moti di Port Said vi sono le condanne del mese di gennaio, quando una Corte del Cairo ha emesso condanne a morte per 21 persone, per lo più ultras della locale squadra di calcio, per il loro ruolo negli scontri avvenuti nello stadio cittadino del febbraio 2012, costati oltre 70 decessi. I verdetti hanno scatenato un'ondata di proteste in tutta l'area, che hanno portato a scontri con la polizia e alla morte di oltre 40 persone. Gli ultras locali, per lo più giovani, operai, impiegati, precari, ambulanti, sono diventati il catalizzatore organizzativo della rabbia che covava nell’intera area del Delta contro le Istituzioni, contro polizia ed esercito. In queste settimane si sono susseguiti gli assalti a commissariati, caserme, carceri con la liberazione degli arrestati, con il trafugamento di armi, gli scontri si sono moltiplicati diffondendosi in tutta l’area, seppur mantenendo il loro epicentro a Port Said. In questa situazione caotica in cui i poteri locali hanno dovuto fare appelli alla calma e ricercare il compromesso, a questa rivolta guidata dagli ultras si sono congiunti gli operai in sciopero delle industrie manifatturiere dislocate nell’area del Delta e, in gran massa, quelli portuali di Port Said, città che da oltre 2 settimane è in mano ai rivoltosi, che si sono organizzati in milizia, sostituendo la polizia e i vigili urbani, che pattuglia la citta a garanzia di un nuovo ordine in molti quartieri, situazione che si va estendendo a Alessandria, Tanta, Mansura, Mahalla.

La situazione continua ad essere tesissima anche in questi giorni, le agenzie riportano che il Palazzo del Governo è in fiamme, che diversi poliziotti e militari sono stati uccisi e feriti, tra di essi anche il colonello Sherif el-Arayishi, responsabile militare dell’area del Delta.

Gli scontri scoppiati ieri hanno spinto l'esercito a intervenire direttamente, per la prima volta da quando l'esercito è stato incaricato di garantire la sicurezza a Port Said alla fine di gennaio. I testimoni raccontano che questa decisione ha prodotto l’effetto di far schierare la polizia cittadina dalla parte dei manifestanti, in questa circostanza si sono verificato degli scambi di fuoco tra polizia ed esercito, tanto che poi all’esercito è stato ordinato di ritirarsi dalle piazze. Il presidente dell'Egitto Mohammed Morsi sta considerando la possibilità di dare ai militari il pieno controllo della città di Port Said, sul canale di Suez, in seguito alle forti violenze scoppiate nei giorni scorsi per l'eccessivo uso della forza da parte della polizia sui dimostranti. Lo rendono noto fonti interne all'amministrazione, rimaste anonime, spigando che Morsi si è incontrato oggi con i suoi massimi consiglieri militari per discutere la possibilità di ritirare la polizia da Port Said e dispiegare i militari in città, per calmare le violenze. A questa situazione di ingovernabilità, di contropotere di fatto che si registra a Port Said e, in forme diverse, in tutta l’area del Delta, si aggiunge lo scontro istituzionale irrisolto ai vertici dello stato egiziano tra magistratura e il presidente Mohamed Morsi che ha segnato, il 6 marzo, un'altra giornata di tensione, con il tribunale che ha di fatto annullato le elezioni convocate per fine aprile. Al Cairo la giustizia amministrativa ha annullato il decreto con cui Morsi ha indetto elezioni a partire dal 22 aprile: la Corte ha motivato la sua decisione con la mancata trasmissione alla Corte costituzionale della legge elettorale emendata dalla Camera alta egiziana, il Consiglio della Shura. L'ufficio della presidenza egiziana ha annunciato che di voler ricorrere in appello contro la decisione.