Election Day e movimenti

8 / 11 / 2016

Si sta per concludere la corsa elettorale negli Stati Uniti con l'elezione del 45esimo presidente del Paese. Il testa a testa tra la Clinton e Trump si è fatto estremamente serrato, con uno scarto di 4 o 5 punti percentuali secondo le proiezioni degli ultimi giorni, a concludere una campagna che si è inasprita con la fine delle primarie tra leak di mail sugli sponsor corporativi della Clinton e i violenti audio di apologia machista di Trump.

Dopo l'uscita di Bernie Sanders dalle primarie democratiche, e l'appoggio che questi ha riconosciuto alla Clinton, parte del suo elettorato si è rivolto verso la candidata ecologista Jill Stein, mentre l'ex candidato si sta dedicando ad assicurare il rafforzamento dello spazio di azione politica delle basi elettorali e delle rappresentanze locali e territoriali all'avvio del prossimo governo. Con Our Revolution, un progetto parzialmente criticato da alcuni dei suoi iniziali sostenitori per incoerenze nella provenienza dei finanziamenti, l'obiettivo di Sanders è di mantenere alto il momentum politico accumulato durante le primarie per far sì che si espandano nella attuale arena del partito democratico - saldamente ancorata ad alleanze e progetti di governance neoliberali - i lasciti più rilevanti di alcune delle rivendicazioni dei movimenti degli ultimi anni, come pure della amministrazione Obama: tra gli altri, l'estensione della copertura assicurativa sanitaria universale, avviata con l'Obama Care dalla amministrazione uscente; l'aumento del salario minimo a livello federale, che riprende le campagne #FightFor15; l'interruzione delle deportazioni e della detenzione dei migranti provenienti dal centro e sud America, la semplificazione delle procedure di ricongiungimento e ottenimento dei documenti, la tutela del lavoro migrante e in genere la concentrazione su pratiche esecutive in aperto contrasto con le scelte di Obama in materia di migrazioni; la lotta contro il TPP (Partenariato Trans Pacifico).

Le mobilitazioni che sfuggono (e dalle quali sfugge) l'appropriazione politica - e la repressione che queste stanno incontrando - danno tra le altre cose il polso di una radicalità della pratica e della rivendicazione democratica che è rimasta completamente aliena alla corsa elettorale post-primarie.

Infatti, mentre la campagna elettorale Clinton/Trump ha fatto il proprio corso, il paese è stato attraversato da almeno tre mobilitazioni incisive: lo sciopero nelle carceri, partito il 9 settembre; la protesta contro la costruzione dell'oleodotto in North Dakota, attiva da agosto e particolarmente inaspritasi nelle ultime settimane di ottobre; e l'occupazione (ormai conclusa) di una piazza Brooklyn, NY, per richiedere il de-finanziamento della polizia cittadina, l'abolizione del sistema punitivo/preventivo "broken window", il dirottamento dei fondi verso le famiglie colpite dalla violenza poliziesca. L'amministrazione Obama sta chiudendo il proprio mandato su una legislazione orientata a terminare l'attività delle carceri private, una galassia di subappalti del sistema penitenziario federale che nutre un affermato indotto di centri di detenzione diffuso in tutto il paese e che capitalizza sulle carcerazione facendo leva sull'altissimo numero di reati punibili con la detenzione formalizzati dalle legislazioni federali. Al di là di questo intervento governativo di fine mandato, che ha una esplicita ma debole rilevanza per i rapporti tra istituzioni e razza nel paese, il durissimo sciopero delle carceri, coordinato da IWW ed altri sindacati e comitati di carcerati sta denunciando le condizioni di assenza di tutele dei diritti fondamentali dei e delle detenute, e le palesi condizioni di sfruttamento in cui la messa a valore del lavoro dei carcerati per delle paghe pressochè inesistenti consente di capitalizzare selvaggiamente non solo nell'ambito della gestione delle strutture carcerarie (mense, lavanderie,...) ma anche e soprattutto in quello del funzionamento delle prigioni come luoghi di produzione industriale (agricola, tessile, ...). Lo sciopero nelle carceri non si inserisce solo in un solco storico che rivendica continuità con il sollevamento ad Attica nel 1971, ma coesiste con lotte per i diritti nei penitenziari di cui Chelsea Manning è una delle esponenti più forti, e una di quelle che ha subito un altissimo livello di rappresaglia e violenza istituzionale e poliziesca.

Le lotte attorno all'oleodotto in North Dakota si sono originate con la decisione da parte dello Stato di dirottare il percorso originario della pipeline - questa avrebbe dovuto attraversare il Missouri a nord di Bismarck (Nord Dakota), città a prevalenza bianca/caucasica che ha però rifiutato il permesso per costruire nella propria giurisdizione - sui territori di Cannon Ball, mettendone a repentaglio le risorse idriche, dichiarandone irrilevante l'autonomia giuridica, e cancellandone il valore spirituale e simbolico. Il governo Obama si è espresso sbilanciandosi appena a favore delle First Nations, mentre la Clinton auspica ipocritamente per una soluzione che possa accomodare le comunità locali e i lavoratori dell'oleodotto. La questione delle violenze razziali da parte della polizia, che ben si salda alla repressione e alle incarcerazioni che stanno subendo le collettività mobilitate in North Dakota, ha poi attraversato la campagna elettorale in maniera pregnante. I candidati democratici non hanno ricevuto appoggio da parte del movimento Black Lives Matter, quanto piuttosto delle forti ingiunzioni a rispondere istituzionalmente delle condizioni di violenza e impunità garantite alle forze dell'ordine. Per converso, militanti ed attiviste hanno continuato ad organizzarsi attorno alla questione dell'abolizionismo carcerario e poliziesco in diverse città, da New York a Chicago.

La società statunitense esce dalla tornata elettorale attraversata da una evidentissima spaccatura che contrappone le fasce impoverite (e largamente quelle bianche) del paese che si considerano legittime depositarie della sovranità territoriale e del potere da esercitarvi, alle classi medio-alte urbane, bianche e nere; la prima parte di elettorato risponde entusiasta agli appelli populisti e razzisti di Trump per sottrarre la "Great America" alla decadenza morale, culturale ed economica; la seconda continua a vedere nella neoliberista Clinton la sola garanzia democratica al clima di intolleranza e polarizzazione che ha pervaso il dibattito pubblico e politico negli ultimi mesi. Il progetto di Sanders di rafforzare le classi medie del paese si affida largamente ad un'appropriazione dello spazio politico istituzionale da parte di quanti si sono investiti nella campagna elettorale provenendo da esperienze locali e territoriali, e che possono battersi per una riappropriazione ed un controllo della sfera politica, istituzionale ed economica dall'influenza del corporativismo e dell'alta finanza. Nelle prossime ore si definirà dunque la conformazione nella quale il progetto politico avanzato da Sanders, e i fronti di conflitto e movimento autonomi che stanno attraversando il territorio statunitense, si articoleranno nei quattro anni a venire.