Ezln, una giornata per la vita contro la nuova militarizzazione dei territori autonomi

5 / 6 / 2019

Gli zapatisti lo avevano predetto durante tutta la scorsa campagna elettorale. Lo avevano poi denunciato durante le celebrazioni per i cento anni dall’assassinio del generale Emiliano Zapata Salazar. Ora ci sono anche i dati raccolti dal Centro di Diritti Umani Frayba di San Cristóbal: il nuovo governo di López Obrador ha iniziato l’offensiva contro l’Ezln riprendendo a militarizzare i territori autonomi zapatisti in Chiapas.

Come 25 anni fa, ai tempi del presidente Ernesto Zedillo, il grido che si alza dalle comunità zapatiste è “fuera ejercito de Chiapas”. Solo che questa volta non si griderà “esercito” ma “Guardia Nacional”, la nuova forza armata (con compiti di carattere poliziesco e civile ma anche di carattere militare) creata dall’esecutivo guidato da López Obrador, con l’avvallo di tutti i partiti politici rappresentati nel parlamento federale. La strategia di Amlo dopo 12 anni di cosiddetta “narcoguerra” è ancora una volta quella di ricorrere alla militarizzazione dei territori per combattere la violenza che continua a infestare il paese. La nuova Guardia Nacional sarà composta inizialmente da 50 mila effettivi ma raggiungerà presto i 110 mila uomini. Soprattutto, quello che più colpisce di questa operazione è l’accerchiamento militare sempre più stretto intorno agli zapatisti: San Cristóbal, Comitán, Las Margaritas saranno sede di distaccamenti e «nella regione ad influenza zapatista ci saranno più quartieri che in altre regioni con alti indici di violenza, malgrado [...] gli indici criminali nei territori autonomi siano tra i più bassi del paese» [1].

Aspettando l’entrata in funzione a pieno regime della Guardia Nacional, il governo federale si è nel frattempo già mosso tanto che, durante le celebrazioni per i 100 anni dall’assassinio del Generale Emiliano Zapata, l’Ezln ha denunciato la ripresa della militarizzazione nei territori autonomi: «Nelle nostre montagne e valli è aumentata la presenza militare, poliziesca, paramilitare, di spie ed informatori. Sono riapparsi i sorvoli di aeroplani ed elicotteri militari ed il passaggio di veicoli blindati, come ai tempi di Carlos Salinas de Gortari, di Ernesto Zedillo Ponce de León, tutore politico dell’attuale titolare dell’Esecutivo, di Vicente Fox Quesada dopo il tradimento degli Accordi di San Andrés, dello psicopatico Felipe Calderón Hinojosa e del ladro in doppio petto Enrique Peña Nieto. La stessa cosa, ma ora con più frequenza e maggiore aggressività» [2]. La denuncia del Subcomandante Moisés è stata tradotta in dati dal Frayba che ha redatto un report in cui parla di numerosi avvistamenti di veicoli militari e di elicotteri in volo nei pressi soprattutto de La Realidad. A preoccupare non è solo la quantità di questi avvistamenti ma anche i modi in cui questi mezzi passano attraverso i villaggi, a forte velocità e noncuranti della possibile presenza di bambini [3].

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I rapporti tra il movimento zapatista e l’attuale presidente Andres Manuel Lopez Obrador si sono rotti già molti anni fa. La rottura si è palesata già nell’aprile del 2001 quando anche l’allora rappresentante del PRD aveva tradito gli accordi di San Andres sul riconoscimento dei diritti indigeni, firmando una legge indigena che continuava a garantire il saccheggio dei territori zapatista e indigeni. Il secondo momento di rottura avvenne nel 2006 quando gli zapatisti lanciarono “La Otra Campaña” e invitarono i movimenti e la società civile a non appoggiare la candidatura a presidente di Lopez Obrador che, perso le elezioni per un pugno di voti e probabili brogli, accusò gli zapatisti di aver fatto vincere Felipe Calderon. Ora che AMLO è diventato presidente la “profezia” zapatista diventa realtà. E diventa realtà non solo l’attacco alle comunità zapatista, ma anche il prosieguo della politica di sfruttamento e saccheggio dei territori tipica dei governi estrattivisti: il Tren Maya, che nei progetti dovrebbe collegare lo Yucatan al Chiapas passando per territori autonomi zapatisti, non è altro che l’esempio più eclatante di come i governi progressisti mascherino dietro lo specchietto dello sviluppo e della crescita economica, una nuova colonizzazione dei territori. Quel che è peggio della politica di Lopez Obrador è che queste grandi opere vengono avvallate dalla finta democrazia delle consulte popolari, strumenti che di democratico non hanno molto e che hanno invece e soprattutto l’obiettivo di smontare il dissenso, l’auto organizzazione dal basso e la criminalizzazione e l’isolamento della resistenza.

In questo pesante clima di attacco ai movimenti sociali e a chiunque si opponga ai progetti del governo federale, si è svolta il 31 maggio la “Giornata per la vita e contro la guerra”, un’azione globale di solidarietà con il movimento zapatista avvenuta in 34 città e in 9 Paesi. Da La Paz in Bassa California, passando per la capitale Città del Messico fino ad arrivare in Chiapas i presidi composti da attivisti ed organizzazioni sociali aderenti alla Sexta e al Congreso Nacional Indigena tra gli altri, non solo hanno manifestato il proprio appoggio all’Ezln ma hanno attaccato i progetti estrattivisti, come il Tren Maya o il PIM, (Projecto Integral Morelos), il grande progetto idroelettrico per il Morelos contro il quale lottava Samir Flores prima di essere assassinato alcuni mesi fa proprio per la sua ferma opposizione all’opera. Azioni si sono svolte anche a Marsiglia, Napoli, New York, San Diego, Los Angeles, Seattle, tra le altre città nel mondo.

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Molti pensatori, tra i quali Chomsky e Zibechi, riconoscono nei movimenti indigeni l’avanguardia delle resistenze, a livello territoriale, alla feroce aggressione capitalista in corso perché capaci di anteporre l’etica a qualsiasi ambizione istituzionale e soprattutto perché si alimentano di un forte legame con la quotidianità. Nello zapatismo tutto questo è presente, l’autonomia costruita in questi 25 anni ha prodotto una forte comunità capace di resistere non solo ai gruppi militari e paramilitari che negli anni si sono succeduti, ma anche di “resistere” alle insidie della cooptazione politica o a quelle portate dalla modernità. 

Gli zapatisti sono pronti ad affrontare la “tempesta”. Sono anni che si preparano e avvisano dell’imminente arrivo. È probabile che costerà sacrifici e farà vittime innocenti ma, come ha detto il Subbcomandante Moisés il 1° gennaio scorso, gli zapatisti non hanno paura della “quarta trasformazione” di Lopez Obrador: «lo affronteremo, non permetteremo che passi da qui il suo progetto di distruzione, non abbiamo paura della sua guardia nazionale alla quale ha cambiato nome per non chiamarlo esercito, perché sono gli stessi, lo sappiamo» [4].

NOTE:

[1] https://chiapasbg.com/2019/05/29/guardia-nazionale-territori-zap/

[2] https://chiapasbg.com/2019/04/11/ezln-100-anni-emiliano-zapata/

[3] https://frayba.org.mx/estado-mexicano-incrementa-militarizacion-a-territorios-zapatistas/ 

[4] http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2019/01/04/parole-del-ccri-cg-dellezln-ai-popoli-zapatisti-nel-25-anniversario-dellinizio-della-guerra-contro-loblio/