Il fracking comincia ad essere un tema di discussione e di iniziaziative ecologista transcontinentale

Fracking

Difesa della terra e autonomia energetica

11 / 9 / 2013

Il coniglio uscito dal cappello energetico da un po' di tempo è il FRACKING, ovvero l'estrazione di gas o bituminosi attraveso l'iniezione di acqua negli strati profondi della crosta in cui vi siano stratificazioni di scisti, ovvero una particolare composizione del sottosuolo. Negli USA questo tipo di fonte energetica è già ampiamente sfruttato tanto da far annunciare ai propri esperti una prossima auto sufficienza energetica ed altrettanto sembra essere per il Canada. Proprio negli USA e nel Canada si sono sviluppati movimenti ecologisti e di agricoltori che si oppongono alla massiccia vendita delle terre e allo sfruttamento delle acque per tali pratiche estrattive, nella primavera scorsa molte città sono state attraversate da manifestazioni di protesta culminate con a Washington. Ovunque nel mondo si stanno svolgendo e si sono svolte trivellazioni esplorative, anche in Italia, dove, in occasione del terremoto emiliano, da taluni, era stata ipotizzata quale concausa le trivellazioni effettuate in quei territori. Non sembra che nel nostro paese vi siano importanti sedimenti di scisti ma che essi siano presenti in grande quantità e qualità in Polonia, in genere in Europa centrale e nelle Siberie.

Pubblichiamo qui un pezzo di Raul Zibechi tratto dal sito comune-info.net

Domenica primo settembre Página 12* ha pubblicato un articolo intitolato «Fracking» in cui difende la frattura idraulica (fracking in inglese, ndt) perché opporvisi vorrebbe dire mettersi in sintonia con l’opposizione di destra (al governo di Cristina Fernández, ndt). L’articolo accusa coloro che si oppongono a questa tecnica di essere «ecologisti», per poi definirli come i «reazionari» che prima si sono opposti ai megaprogetti minerari, alle coltivazioni transgeniche e all’agrochimica.

L’autore dell’articolo, su un giornale che seppe essere critico con il potere neoliberista, segnala che si tratta di un «pensiero regressivo» e assicura che “ancora non sono apparsi argomenti convincenti contro i presunti effetti inquinanti del fracking. Non basta, sostiene poi che «non ci sono ragioni per pensare che il fracking sarà più rischioso di altre attività estrattive».

Dopo aver inveito contro quelli che criticano, l’autore dell’articolo si diffonde in dettagli sulla portata delle opportunità del momento, perché le riserve non convenzionali nel sud dell’Argentina sarebbero 67 volte le attuali riserve di gas e 11 volte quelle di petrolio. «La grandezza di questa ricchezza appare incommensurabile dalla prospettiva attuale e dopo la ricomparsa del deficit energetico esterno». Quel deficit che è arrivato, di certo, dopo la disastrosa politica delle privatizzazioni di Carlos Menem degli anni Novanta.

Eppure, Menem ha privatizzato le imprese statali, tra le quali la Ypf che era in attivo, con argomenti molto simili a quelli che vengono branditi ora: prospettive di corto respiro basate sulla «ricchezza reale» che si otterrebbe. Ricordiamo che Menem è stato l’uomo politico più popolare degli anni Novanta, tanto da essere rieletto con il 49,9 per cento dei voti nel 1995 dopo aver regalato mezzo paese alle multinazionali.

Si è trasformato in un cadavere politico perché a un certo momento, verso la fine del decennio in cui ha governato, le circostanze del momento hanno cominciato a giocargli contro. Non è stato capace di assumersi la responsabilità delle sue decisioni e il suo prestigio è stato sotterrato da un ciclo di lotte cominciato nel 1997 che ha avuto il suo apice nella sollevazione popolare del 19 e 20 dicembre del 2001, quella che ha cacciato dalla presidenza il suo successore Fernando de la Rua.

Con il fracking, i megaprogetti minerari e le monocoltivazioni di soia accade qualcosa di simile. Per dieci anni, grazie ai prezzi alti delle commodity, l’economia sembra funzionare e c’è denaro sufficiente a pagare le politiche sociali che mitigano la povertà senza realizzare cambiamenti strutturali. Ma i sostenitori di questo modello possono guardare in faccia le Madri di Ituzaingó, che hanno visto morire i loro figli a causa degli effetti dei pesticidi, e dire loro che sono vittime di un «pensiero regressivo» e «reazionario»?

Le Madri di Ituzaingó, un quartiere operaio della periferia di Córdoba circondato di campi di soya, hanno percorso la periferia bussando porta a porta quando hanno cominciato a vedere morire i loro figli e hanno scoperto che gli indici di presenza del cancro erano 41 volte superiori a quelli della media nazionale. Per diversi anni nessun organismo dello stato ha accolto le loro denunce. «A Ituzaingó ci sono 300 malati di cancro, nascono bambini con malformazioni, l’80 per cento di loro ha sostanze agrochimiche nel sangue e il 33 per cento delle morti sono causate da tumori», ha detto Sofia Gatica in una recente iniziativa contro le miniere a Buenos Aires, conclusa lo stesso giorno in cui Página 12 difendeva il fracking.

Con il trascorrere degli anni, Gatica ha ricevuto, per conto delle Madri, il Premio Goldman, uno dei riconoscimenti più importanti del mondo per coloro che lottano in difesa dell’ambiente. I padroni delle coltivazioni di soya sono stati condannati, la giustizia ha riconosciuto la contaminazione e il governo si è pronunciato. Nel frattempo, un immenso dolore affligge le madri del quartiere e di molti altri paesi dell’Argentina della soya. Le madri di Ituzaingó non sono ambientaliste né appartengono ad alcun partito della sinistra, non appoggiamo la destra né sono contro il governo. C’è un’altra logica, quella della dignità.

Tra i progressisti della regione (sudamericana, ndt) si è imposta una logica perversa: misurare le cose in base al fatto che producono benefici per la destra o per il governo. È stato questo l’atteggiamento scelto da alcuni politologi di fronte alle manifestazioni di massa del giugno scorso in Brasile. La sola bussola per non perdersi è l’etica. Oggi il suo ago indica la rotta contro i megaprogetti minerari e l’estrattivismo, non importa chi ci sia al governo.

* Quotidiano argentino progressista di grande prestigio, anche internazionale, che fu fondato alla fine degli anni Ottanta da Horacio Verbitsky, Osvaldo Soriano e Jorge Lanata e altri. Ospita regolarmente articoli di Juan Gelman, Eduardo Galeano, Osvaldo Bayer, Rodrigo Fresan, Juan Sasturain, Juan Forn e altri rilevanti scrittori e giornalisti sudamericani.

Fonte: la Jornada.