Francia - Il lavoro e lo sciopero elettorale

Il governo reduce dalle elezioni amministrative si sta avviando verso un terzo turno elettorale, quello europeo, armato di divisioni politiche, senza proposte di cambiamento economico ed energetico e nessuna risposta ai problemi sociali.

26 / 4 / 2014

 La grande preoccupazione degli elettori francesi riguarda il lavoro e il reddito, subito dopo c'è l'abitazione: 1/4 dei lavoratori precari è senza domicilio secondo un'inchiesta dell'Insee, Istituto nazionale di statistica, pubblicata l'8 aprile. 

L'assenteismo al voto in molte banlieues  è andato oltre il 50% e chi ha votato a sinistra ha scelto gli ecologisti e la sinistra radicale.  Hollande ha deciso di reagire a quella che era una prevedibile sconfitta con un rimpasto di governo pilotato dall'ex-ministro degli interni, Valls, molto apprezzato dalla destra per la sua intolleranza sociale e per il suo rigoroso laicismo . Un primo ministro che ha al suo attivo numerose e violentissime calate poliziesche nei campi Rom e nelle bidonvilles abitate da immigrati provenienti dall'Europa centrale e sud- orientale.  

Mentre il paese modello europeo, la Germania, con i suoi mini-jobs a 400 euro al mese decide d'instaurare un salario minimo lordo di 8,50 euro all'ora, la Francia si dibatte sull'abbassamento della remunerazione oraria per i lavori meno pagati. 

I ministri di economia e finanze oltre al neo-primo ministro si interpellano l'un l'altro sul debito non più contrattabile a Bruxelles, 50 miliardi, e i 30 miliardi di contributi sociali a favore degli imprenditori. Il governo restaurato da Hollande dopo aver perso le elezioni amministrative promuove una sostanziale convergenza della politica economica con la Germania, ma l'Osservatorio francese delle congiunture economiche (OFCE), sorta di polo analitico  della situazione finanziaria interna, si allarma sulla volontà di alcuni economisti consulenti del governo, nonché del padrone dei padroni, Gattaz,  di  andare avanti con la diminuzione del salario minimo e l'aumento della flessibilità. Affabulatori per lo stesso OFCE che nega l'utilità di una riduzione del reddito salariale per contrastare la disoccupazione che ha raggiunto il 10%. 

Secondo questi economisti governativi il salario minimo invariabile sarebbe responsabile della disoccupazione di massa perché troppo elevato, poiché  " l'impatto economico del lavoro,  la lotta alla povertà e la ridistribuzione di reddito si misurano con un solo criterio, quello della competitività salariale", dichiarano al paese. L'OFCE  invece sottolinea quanto sia pericoloso svalutare il lavoro dei giovani, "non pagarli rispetto alla produttività e non tener conto della loro qualificazione e dell'esperienza fatta". 

In pratica si vorrebbe rendere ancora più flessibile l'offerta sul mercato del lavoro con dei lavori pagati meno del minimo attuale, 9, 53 euro all'ora che corrisponde al 60% del salario medio. Pascal Lamy l'ex direttore generale dell'Organizzazione mondiale del commercio, molto vicino ad Hollande, consiglia di congelare il salario minimo agli occupati e ai disoccupati, interinali, intermittenti e precari di fare "un lavoro pagato meno del minimo perché è meglio di niente".  Non avendo ancora dimenticato la forte e dura opposizione di lavoratori e studenti al CIP( contratto d'inserzione professionale) nel 1994 e quella al CPE (contratto primo impiego) del 2006, il nuovo ministro delle Finanze Michel Sapin ha reagito dichiarando su France Inter che "l'obiettivo non è quello di creare mini-jobs ma di creare più lavoro", difendendo il pieno-impiego e condizioni di lavoro considerate accettabili. 

La vera prova del governo si concretizza nell'accordo tra Medef, sindacato degli imprenditori, e CFDT  sull'indennizzo della disoccupazione dello scorso 22 marzo, alla vigilia del primo turno delle elezioni amministrative, la sua firma resta un appuntamento politico europeo per l'attuale governo Hollande. 

Il sindacato CGT, il Coordinamento degli intermittenti e dei precari insieme ai lavoratori interinali chiedono al nuovo ministro del Lavoro, François Rebsamen, di non firmare  il brutale ridimensionamento della protezione sociale per i lavoratori già precarizzati come gli intermittenti dello spettacolo e gli interinali dei servizi. Un vero e proprio attacco ai diritti degli occupati più deboli e dei disoccupati. 

Si chiede al nuovo governo di riesaminare l'accordo includendo il modello di indennizzo più equo ed economico proposto dai lavoratori stessi:  

http://www.cip-idf.org/article.php3?id_article=6974

http://www.cip-idf.org/article.php3?id_article=6964

La mobilitazione continua in piazza il 29 aprile contro l'accordo UNEDIC.