Francia - Il minaccioso clima elettorale

Secondo turno elettorale febbrile che conferma l'ascesa nazionale del FN, la paralisi delle alleanze sinistra e PS, la provvisoria affermazione del centro-destra grazie all'unione "républicaine" contro l'avanzata frontista

14 / 12 / 2015

 Una destra radicale respinta con i voti socialisti a destra, i numeri sono chiari: 6 milioni e 800 mila voti per il FN che in cinque anni ha triplicato il numero dei consiglieri regionali; 7 regioni, tra cui l' Île-de-France, vinte dalle destre e dalle alleanze simboliche in nome del patriottismo guerrafondaio senza una parola sui programmi politici regionali. Quanti cittadini, elettori e no, si riconosceranno nelle simmetrie politiche dei risultati del 13 novembre?

Le frustrazioni sociali, l'abbandono delle politiche a sostegno di un welfare inclusivo, la disoccupazione di massa occultata da una successione di piani di investimento pubblico che favoriscono le imprese azionarie e gruppi privati senza evidente influenza sulla diffusa precarizzazione con un conseguente impoverimento di massa, non hanno caratterizzato la campagna elettorale. Sicurezza e immigrazione hanno determinato la campagna elettorale nel pieno di una crisi della democrazia resa sfacciatamente evidente dagli attentati del 2015. Non può quindi sorprendere il fatto che i cartelli elettorali formati in nome della "resistance" al FN abbiano raccolto solo il 10% di voti degli astensionisti del primo turno elettorale che si è presentato alle urne nel secondo. 

E questi elettori hanno votato per le destre. In alcune regioni come in Provence-Alpes-Côte d'Azur (PACA) e al Nord-Pas-de-Calais, avamposti del Front national con Marion Le Pen a Sud, e Marine Le Pen a Nord, i candidati PS hanno offerto i voti alle alleanze delle destre con conseguenze prevedibili a brevissimo tempo, non avendo alcuna istanza rappresentativa in quanto opposizione. 

L'unica opposizione nazionale, con significativo aumento delle percentuali, che al secondo turno superano ampiamente le già alte percentuali del 40% del primo turno, resta il FN. 

La campagna presidenziale del 2017 inizia ufficialmente da questo momento, infatti il FN ha ottenuto i consensi necessari a disintegrare il corpo elettorale francese che include il partito dell' astensionismo. 

Dalle elezioni presidenziali del 21 aprile 2002, l'insieme della classe politica ripete all'unanimità e con umiltà di facciata che "ha imparato la lezione", ma i risultati li ha raccolti la dinastia Le Pen. Il vero rischio dunque è che il corto respiro di sollievo si trasformi nella solita routine di amministrazione bipolare del potere. Per questo la prudenza si impone di fronte ai risultati di oggi, tanto più che la vera ossessione elettorale in Francia è la scadenza delle presidenziali. I motivi che rendono la situazione inquietante sono molti, più di quelli che aiutano a sperare in un cambiamento da parte dell'intera classe politica al potere.

I socialisti dovranno chiedersi come governare un paese dove due terzi dell'elettorato ha votato a destra o per l'estrema destra e rispondere assumendo una responsabilità politica fatta di programmi e non di decreti d'emergenza. Milioni di giovani non sono neanche iscritti alle liste elettorali e si sono allontanati dalla vita politica, ma questo fatto non vuol dire che siano lontani dalla vita democratica. Difficile comporre un quadro che giustifichi a lungo termine la tenuta "républicaine"  all'indomani delle elezioni regionali 2015.