Francia - Servizi segreti turchi implicati nell'assassinio di tre militanti curde a Parigi

Dopo due anni di inchiesta giudiziaria il tribunale di Parigi sottolinea il coinvolgimento del MIT nell'assassinio politico commesso in Francia nel 2013.

26 / 7 / 2015

Il 9 gennaio del 2013 3 militanti curde sono state uccise nella sede dell'associazione culturale kurda nel pieno centro di Parigi. Sakine Cansiz, fondatrice del Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan), Fidan Dogan e Leyla Saymelez vengono freddate con pallottole sparate alla testa.

Il principale sospetto, Omer Güney, è stato rinviato a giudizio per "omicidio correlato ad un'azione terrorista". Non essendo possibile identificare i mandanti, la giustizia francese evoca il tentativo di compromettere le trattative con il PKK da parte di fazioni opposte ai negoziati di pace sulla base dei "numerosi elementi che permettono di sospettare il MIT nell'istigazione e nella preparazione dell'attacco omicida". L'inchiesta non ha permesso di stabilire se agenti del MIT abbiano partecipato direttamente all'azione e se l'hanno fatto con l'avvallo della gerarchia.

La prudenza del tribunale in merito al coinvolgimento diretto dei servizi segreti turchi si spiega con il fatto che il capo responsabile del MIT è strettamente legato al primo ministro turco Erdogan, impegnato dal 2012 in un contestato processo di riconoscimento dell'indipendenza e dell'autonomia federale del territorio curdo da parte dello Stato turco il cui apparato è radicalmente nazionalista.  

Se resta un pur minimo dubbio su chi ha ordinato gli assassinii delle militanti curde, l'esecutore, accertato, nega i fatti. Al momento dell'arresto si dichiara simpatizzante del PKK ma chiede di avvisare l'ambasciata turca, pur vivendo in Francia da oltre vent'anni. Amici e conoscenti, interpellati, lo indicano come "ultranazionalista", un "lupo grigio" come vengono definiti i giovani militanti del MHP, il partito nazionalista turco.

La sua presenza di infiltrato nella comunità curda della regione parigina è dovuta alle prestazioni come interprete francofono a servizio dei responsabili del PKK che vivono rifugiati a Parigi dopo anni di carcere turco. Le autorità turche hanno peraltro sempre rifiutato di rispondere alla commissione d'inchiesta francese, in particolare sugli interlocutori e corrispondenti di Omer Güney in Turchia. Il ruolo di Erdogan in questo affaire è opaco ma sufficientemente chiaro all'interno del suo stesso governo investito dal conflitto con il PKK che denuncia il crimine di Stato, mentre gli oppositori alla causa curda denunciano il complotto interno. 

Il feroce assassinio delle tre militanti curde in Europa resta in ogni caso un'inequivocabile sabotaggio delle trattative in corso con il PKK. Mentre il governo francese non ha preso posizione, l'autorità giudiziaria non ha esitato, per la prima volta in Francia, ad esprimersi con chiarezza sul possibile intervento di uno Stato in un crimine politico.