Francia - Valls dichiara di firmare il nuovo accordo sulla sicurezza sociale

Lo stesso giorno in cui in Italia salta il vertice europeo sulla disoccupazione giovanile dei Ministri del Lavoro, il primo Ministro Valls annuncia la firma dell'accordo Unédic. I movimenti rispondono e puntano su Avignone.

22 / 6 / 2014

 In questi due ultimi giorni la situazione politica francese ha fatto un salto in avanti. Nonostante da maggio si siano susseguiti azioni, occupazioni e scioperi precari, che hanno veramente messo a rischio la riuscita della stagione dei festival, la dichiarazione del primo ministro Valls non ha tenuto conto di tutto ciò.

Giovedì sera, dopo aver avuto un incontro con il mediatore nominato dal suo stesso governo – ossia la figura che avrebbe dovuto calmare il livello del conflitto – Valls ha annunciato di voler firmare l'accordo Unédic sulla sicurezza sociale. Stretto nella morsa del rapporto di forza tra le lotte dal basso e i diktat padronali, il primo ministro ha confermato ancora una volta da che parte stare: con i secondi, cioè l'Europa della competitività post-austerity. Certo, non è una novità che lo Stato apra le condizioni di possibilità delle nuove strategie economiche di mercato all'interno della governance neoliberale. Eppure, il fatto stesso che sia stato Valls a fare questo annuncio pone dei nodi di analisi rispetto allo spostamento inedito della decisione istituzionale, al linguaggio politico nell'immaginario comune e alla gestione del conflitto.

Da una parte, si ha una sorta di svolta istituzionale che ha concentrato il potere decisionale nelle mani del Primo Ministro. Il governo non è più un organo collegiale di sintesi politica tra diverse istanze, seppur alla base caotiche: i meccanismi decisionali sono mandati in cortocircuito dall'ascesa di Manuel Valls, che non risponde in maniera diretta né al suo Parlamento, né al suo stesso partito. Tutto questo si può vedere nella marginalità che sta avendo il Ministro del Lavoro Rebsamen, colui che dovrebbe firmare l'accordo, e nella perpetua mancanza di una presa di posizione del Presidente Hollande. Inoltre, dal punto di vista del conflitto, è interessante vedere come a causa di questo sia saltato il tradizionale binomio mediatore “partenariati sociali”/ Stato, dove il secondo nella figura del Ministro del Lavoro avrebbe dovuto avere la funzione di sintesi tra i sindacati dei lavoratori e quelli padronali, vista la esautorazione di Resbamen a favore del Primo Ministro. Intorno alla situazione, l'aura dello stato di emergenza è stata costruita ad hoc in funzione dell'efficacia e delle tempistiche.

Dall'altra parte, in conseguenza al primo punto, è sancito un passaggio irreversibile del carattere politico del PS, incarnato dalla figura stessa di Valls: il consenso non passa più dall'elargire pochi e limitati diritti (civili) e qualche dose di ammortizzatori sociali, ma nell'anticipare la destra rispetto alle misure politiche da adottare. Valls è il primo minisitro delle espulsioni dei sans papiers, dell'autoritarismo rispetto alle questioni sociali. E' riuscito a cavalcare bene la retorica della colpevolizzazione dei precari e intermittenti, dicendo che sono dei privilegiati all'interno della sicurezza sociale, al fine di omegeneizzare i sussidi relativi a ogni tipo di forma di lavoro al ribasso. Una retorica che ha una certa presa populista, nel momento in cui la crisi e la conseguente povertà portano a una sorta di divisione sociale tra lavoratori, che si contrappongono a vicenda secondo il ritornello “più garantiti/meno garantiti”.

Dal punto di vista europeo, sembra che ci sia una forte connessione tra l'annullamento del vertice di Torino e le decisioni del governo francese. Se da una parte Renzi ha temuto i movimenti di deligittimazione interni al quadro della rappresentazione del consenso (ma, a questo punto, non solo lui), dall'altra lo spostamento a fine semestre della discussione sulla disoccupazione giovanile vuole dare il tempo di applicare le varie riforme del lavoro, cercando di affievolire qualsiasi tipo di conflitto sociale. Valls ha ben capito tutto ciò, decidendo di accogliere la proposta dell'Unédic e, allo stesso tempo, di applicarla in due tempi. I provvedimenti che riguardano i precari e gli intemittenti saranno approvati entro sei mesi, con la scusa di garantire un periodo di passaggio dal vecchio sistema al nuovo. Non è, piuttosto, un modo per far passare il periodo estivo degli scioperi dei festival, arrivando a novembre con le cifre della disoccupazione già abbassate o tendenti in questa direzione?

All'indomani dell'annuncio di Valls, la risposta dei movimenti è comunque stata tempestiva: ieri a Parigi all'incirca duecento persone hanno occupato la sede di Radiall, impresa di elettronica del presidente del Medef Yvon Gattaz, sgomberandone simbolicamente tutti i mobili e invitandolo a traslocare nella sede del governo. L' azione è stata preceduta da un'affollata assemblea generale in cui si è deciso di rilanciare l'iniziativa politica, a fronte del fatto che nelle ultime settimane continuano a susseguirsi scioperi e mobilitazioni in settori centrali come le ferrovie e le poste. Se l'obiettivo è far scemare il livello del conflitto differenziando l'applicazione della riforma e approvandola velocemente, i movimenti sanno bene che adesso più che mai è necessario continuare a costruire e ad estendere la mobilitazione: a partire dalla prossima settimana, per impedire al Ministro del Lavoro di firmare il primo luglio, per poi concentrarsi alla diffusione degli scioperi verso il festival di Avignone.

Di seguito un'intervista video a Stéphane della CIP – IdF sulle dichiarazioni di Valls.

Parigi - Commento di Stéphane CIP - IdF