Francia. «ZADs ovunque, ZADs per sempre»

L'operazione militare contro la Zad (zone à défendre), di Notre-Dame-des-Landes per espellere gli occupanti e demolire le abitazioni è in corso.

10 / 4 / 2018

Gli zadisti non hanno paura, Macron invece si. Alle 3 di notte di lunedì 9 aprile è cominciata l'operazione «di mantenimento dell'ordine» con l'evacuazione degli «occupanti più radicali», secondo il comunicato del ministero dell'Interno francese. Il governo decide di usare l'aggressione violenta, l'invasione e l'espulsione della Zad con 2500 gendarmi e 1500 poliziotti, polizia giudiziaria, mezzi pesanti, droni, elicotteri e pale meccaniche contro circa 200 occupanti che abitano costruzioni di ogni sorta, legno, terra e paglia, capanne, tende, abitazioni mobili e ripari vegetali, decisi a portare avanti un progetto comune di vita nei luoghi che hanno protetto e salvato dalla cementificazione nel corso degli anni di lotta contro l'aeroporto. 

Un centinaio di abitazioni e spazi destinati alle attività degli occupanti sono nel mirino della prefettura di Nantes che ha trovato barricate di ogni genere, avamposti di trattori, trincee di pali elettrici, carcasse di auto, muri di pneumatici, fieno, paglia, incendi sulla D 81 e sulla route des chicanes, la provinciale D 281 che attraversa la Zad rimasta bloccata per cinque anni fino all'abbandono del progetto di aeroporto nel gennaio scorso, simbolo del recuperato "Stato di diritto" da parte del governo Macron. Centinaia di persone, occupanti e sostegni, per difendere le loro case, gli animali, e per rallentare l'intervento militare, hanno resistito per tutta la giornata al lancio massiccio di lacrimogeni e granate assordanti. Arrabbiatissimi per l'enorme spreco che rappresenta la distruzione di centinaia di habitat, sanno che questa guerra è una guerra che il governo ha già perso non solo a Notre-Dame-des-Landes, ma nell'intero Paese. Questa mise en scène dello Stato, nel pieno di una grande mobilitazione sociale che investe l'intero Paese, vale come dichiarazione di guerra ai movimenti.  

«Non partiremo da qui»

Dal giorno in cui il governo ha annunciato l'abbandono del progetto "inutile" dell’aeroporto, assemblee e incontri successivi hanno permesso agli abitanti della ZAD di discutere sul futuro della zona liberata e dei progetti che hanno animato la lunga lotta contro la devastazione ambientale nella regione.

Il governo da subito ha preso posizione a favore di un unico progetto: l'attività agricola economicamente produttiva che permetta di abitare nell'area protetta. Ma la ZAD non è abitata solamente da agricoltori; infatti la manovra del governo era mirata in un primo tempo a dividere gli occupanti "legali" e "illegali", trattare con i primi ed espellere i secondi. Proprio per evitare questa manovra  il movimento degli occupanti si era impegnato a difendere i «sei punti per l'avvenire della ZAD», opponendosi a qualsiasi forma di espulsione di chi si prende cura dell'area naturale protetta. Solo la solidarietà tra le diverse componenti e le differenti pratiche dell'abitare ha permesso al movimento della ZAD di vincere la lotta contro la grande opera,  lotta simbolica proprio per  la sua capacità di inclusione con la proposta di un modello di pluralità nell’intervento e nell'azione. Questa ricchezza, difesa con forza da tutti gli occupanti, è incompatibile con qualsiasi recupero dei terreni per un uso esclusivamente agricolo e in nessun modo industriale, colture intensive che distruggono le differenti forme di vita.

La proposta degli occupanti, una convenzione collettiva provvisoria che prevede di formalizzare un affitto che regolarizzi le attività non caso per caso, era stata presentata in prefettura; un'associazione «per un futuro comune dell'area naturalistica» è stata creata lo scorso febbraio con lo scopo di interloquire con l'amministrazione, ma lo Stato esige di trattare ogni progetto singolarmente, valutando  caso per caso senza tener conto della prospettiva globale sperimentata in anni di occupazione della zona che non privilegia il solo aspetto professionale ma l'insieme delle attività umane e animale nel rispetto dell'ambiente. La maggior parte delle produzioni della Zad - coltivazioni orto-frutticole, di piante medicinali, di trasformazione casearia, cerearicola, artigianato, allevamento, ecc. -non possono essere riconosciute dalle organizzazioni agricole in quanto gli occupanti non possono dichiarare l'uso e/o la proprietà di singole parcelle di terreno. In un testo collettivo pubblicato da Zadnews, il giornale della ZAD, si esplicita: «Amiamo questo luogo (….) che offre risorse libere. Desiriamo che gli spazi che non sono fatti per l'uso umano germoglino un po' ovunque». La Zad è una moltitudine di lotte, uno spazio inedito di libertà e di invenzione da oltre dieci anni.

Ma lo Stato annuncia che vuole vendere i terreni e nessuno vuole e può comprarli, nel contempo chiede la "regolarizzazione" sapendo che al momento non è realizzabile. La volontà del governo è di non permettere alcun tipo di insediamento. Infatti, anche la fattoria dei 100 nomi, progetto collettivo considerato "legale", è stata distrutta e questo è un chiaro segnale da parte delle autorità: non potendo dividere gli occupanti tra buoni agricoltori e cattivi - «marginali ed estremisti» come ha detto il ministro dell'Interno Collomb il 9 aprile in conferenza stampa - adesso si cerca di liquidare ogni forma di resistenza, attiva e passiva, ma soprattutto un'esperienza politica radicale. Attualmente, il governo è impegnato su molti fronti ambientali - come per esempio a Bure dove lo Stato francese pensa di realizzare depositi sotterranei di rifiuti radioattivi prodotti dalle centrali nucleari -  e fronti sociali che interagiscono e si presentano compatti, tra cui gli abitanti della ZAD che sostengono e contribuiscono attivamente alle lotte dei ferrovieri, dei postini, degli ospedalieri, accolgono e lottano insieme ai migranti e agli studenti, partecipano ai blocchi e forniscono a tutti materia prima come il cibo.  

In questa prima giornata la Zad conta 6 feriti da lancio di granate, 7 arresti e 8 luoghi distrutti, oltre il tendone comune e gli annessi, stalle e case dei 100 nomi.  Tutti i comitati, collettivi regionali e nazionali sono invitati all'azione dall'assemblea zadista di lunedi 9. Per maggiori informazioni e aggiornamenti: zad.nadir.org