Dalla Germania

Germania - Buon Natale, buon affare?

Notizie sullo sciopero e i processi di organizzazione dentro Amazon in Germania

4 / 12 / 2013

Lunedì 25 di novembre 2013: poco dopo mezza notte, a Leipzig e Bad Hersfeld, circa 1000 lavoratori della Amazon entrano in sciopero organizzati da Ver.di, il sindacato tedesco dei servizi. È stato il primo sciopero della stagione natalizia, quando l'incremento del volume di affari di Amazon rende l'azienda più vulnerabile alle azioni di protesta. Questo gesto ha attirato molta attenzione sul colosso americano e sulle condizioni di lavoro al suo interno. Vediamo perché.

 

Obiettivo: contratto collettivo di lavoro

È stata una delle richieste che gli operai organizzati dentro Ver.di hanno fatto al management dell'azienda in Germania. Chiedono un contratto collettivo di lavoro, nel settore commercio e non come vendita al dettaglio. Amazon ha 10 sedi con magazzini in Germania, quello più recente ha aperto a ottobre 2013 a Brieselang, vicino a Berlino. La vendita annuale del anno 2012 è stata, grazie a un valore di 6,8 bilioni di euro, la più alta nel commercio al dettaglio. Tutto ciò non viene redistribuito equamente dall'azienda: Amazon – senza accettare il contratto collettivo – paga ai suoi 9000 operai tra i 9,65€ e 11,12 €/h e recentemente ha aggiunto un premio natalizio (dai 400 ai 600 €).

 

Robot precario?

Le condizione di lavoro nei magazzini della Amazon sono dure e i salari, comparati a quelli di altri grandi magazzini, bassi. Oltretutto siamo in presenza di contratti interinali o a tempo determinato: a Bad Hersfeld (prima sede in Germania, aperta nel 2001) per esempio sono 2.100 (su 3.700) gli operai che non hanno il contratto a tempo indeterminato, con tutti gli effetti di precarizzazione che ne derivano. Le pressioni sulla produttività e sulle performance dei lavoratori sono molto alte, ma le rimostranze degli operai ai loro superiori non vengono  mai prese sul serio.

I problemi quotidiani sono tanti e diversi: ogni movimento degli operai all'interno dei magazzini viene indirizzato e misurato attraverso un piccolo apparecchio elettronico. Se si è lenti o si commettono errori l'apparecchio fa un brusio fastidioso o il supervisore manda direttamente un messaggio di richiamo sul dispositivo. Il lavoro efficiente non viene mai premiato, ma la lentezza subito punita – anche durante gli incontri tra i lavoratori e i capi dei magazzini. Le conversazioni interpersonali sono il più possibile evitate. Questo non solo veicola pressione ma fa anche sentire i lavoratori come dei robot.

 

Le difficoltà dell´organizzazione – e le soluzione trovate

Le sedi di Amazon si trovano sempre vicino ai grandi aeroporti, fuori dalle città, legati alle grandi arterie stradali e sempre in regioni con una alto tasso di disoccupazione. Richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica sulle condizioni di lavoro in questi luoghi risulta difficile così come allargare la partecipazione dei sostenitori delle proteste. Gli scioperi, in ogni caso, sono stati finora funzionali a sensibilizzare gli stessi operai, in gran parte ancora non organizzati. Un´altra idea è stata quella di far inviare ai clienti che sostengono la battaglia dei lavoratori una lettera di rimostranze al management di Amazon sollecitando il miglioramento delle condizioni di lavoro.

Ci sono due motivi che trattengono molti operai: il primo è la minaccia della chiusura degli stabilimenti;  il secondo sono le ripercussioni negative che derivano dall'essere organizzati dentro Ver.di (considerato che la maggior parte degli addetti ha contratti precari). È vero che i lavoratori sono facilmente sostituibili visto che il training iniziale per iniziare a lavorare dura al massimo 3 giorni, ma fino ad oggi il management dell'azienda ha minacciato varie volte gli operai di chiudere dei magazzini senza ottenere risultati significativi. Infatti, piuttosto che chiudere sedi, Amazon continua ad aprirne di nuove al fine di poter raggiungere standard di consegna di un giorno, cosa che rende poco credibili le loro minacce di chiusura.

L'anno scorso hanno creato scandalo le testimonianze dei lavoratori assunti all'estero e condotti a lavorare in Germania in pessime condizioni di vita e lavoro; dopo queste rivelazioni Amazon è stata costretta ad apportare dei cambiamenti per salvaguardare la sua immagine pubblica, a cui tiene particolarmente. Dall'altro lato, il sindacato Ver.di sta conducendo una battaglia proprio per rafforzare la posizione contrattuale dei lavoratori, in modo che questi siano più liberi di organizzarsi nella difesa dei loro diritti.

L'assunzione di nuova manodopera viene organizzata attraverso i Jobcenter e le agenzie di lavoro interinale, meccanismo che dà luogo al cosiddetto effetto “porta girevole”, ossia persone che entrano per brevi periodi e poi escono dai magazzini, alcune anche varie volte. Proprio questi istituti potrebbero costituire altri target di protesta per le rivendicazioni dei lavoratori e  più in generale per le battaglie contro la precarietà.

 

“Ver.di rovina il Natale ai bambini”

I lavoratori di Amazon stanno continuando a chiedere l'equiparazione delle proprie condizioni lavorative a quelle degli operatori del commercio al dettaglio, cosa che offrirebbe loro garanzie maggiori di quelle date ai lavoratori della logistica. Il premio natalizio, concesso per la prima volta da Amazon in Germania, rappresenta il primo traguardo raggiunto ed è frutto delle battaglie portate avanti nel periodo estivo.

David Clark, manager di Amazon, non ha mai smesso di sottolineare che l'azienda non è interessata alle negoziazioni che varie volte sono state offerte da parte del sindacato Ver.di; ha anche affermato che il sistema di allocazione delle merci di Amazon può includere elementi di disturbo come strade congelate o scioperi, ostacoli aggirabili distribuendo gli ordini ad altre sedi sia in Germania che all'estero (Francia, Gran Bretagna). Per Amazon – dice Clark – il mal tempo è più minaccioso di uno sciopero.

L'accusa che il manager muove a Ver.di è quella di rovinare il Natale ai bambini e ha comparato il sindacato al Grinch, personaggio di fantasia americano che ruba il Natale. Gli si potrebbe rispondere:

chi rovina il Natale dei bambini dei lavoratori di Amazon?

Questa lotta dura ormai già da vari mesi e tutt'ora i lavoratori organizzati dentro Ver.di sono solo una parte di quelli allocati presso le due sedi di Leipzig e Bad Hersfeld. Heiner Reimann, delegato di Ver.di di Bad Hersfeld, ha dichiarato che questa lotta continuerà sicuramente anche nei prossimi mesi.

 

Tina Detagglio - Berlino