Interessi materiali, controllo politico ed energetico al centro dei conflitti.

Giochi intrecciati di guerra.

Fuoco nel Mediterraneo e oro nero nell’Artico

di Bz
28 / 8 / 2013


È guerra annunciata di alta intensità quella prevista per giovedì dagli USA, UK e Francia mentre, al momento, Germania e Italia si sono smarcate, l’una per l’imminenza delle elezioni, l’altra per il governo traballino. Questa volta vorrebbe essere una guerra lampo ma chi è tanto ingenuo da poter pensare e credere ad un contenimento del conflitto dentro l'implosione generale in atto di tutto il bacino del Mediterraneo mussulmano?!!

Dunque, mentre gli USA di Obama, scaldano i motori dei cacciabombardieri per dare una lezione alla protervia di Assad, dopo averla menata in lungo sulla situazione siriana e di tutta l’area del Medio Oriente, la Russia si straccia le vesti a favore del suo alleato siriano, giacché le garantisce una presenza diretta sul Mediterraneo attraverso la base militare navale russa di Latakia (Tartus). Si dice che l’attendismo di Obama derivi, anche, dalle proiezioni estrattive del gas e del petrolio di scisti che gli esperti governativi americani gli hanno fornito: nel giro di 2 anni non vi sarà più dipendenza USA dalle forniture arabe. Una politica estera di breve respiro, secondo i suoi detrattori, figlia, però, dei disastrosi costi economici, sociali ed umani nonché degli esiti geopolitici delle guerre in Iraq e in Afghanistan. Il che spiegherebbe anche la generosità pelosa con cui le monarchie arabe sovvenzionano le fazioni in lotta in tutti i paesi attraversati dal vento della Primavera araba, in particolare le dichiarazioni formali di impegno ad assumere e sostituire gli aiuti finanziari americani in Egitto. I grandi fornitori e depositari delle risorse energetiche si confrontano e scontrano sullo scacchiere internazionale a tutti i livelli, senza andare troppo sul sottile e senza preconcetti, trovando così alleanze inedite laddove gli interessi sono forti. È il caso di questi giorni, dove nel Mare di Barents, nel mar Artico la nave di Greenpeace è stata assaltata dalla flottiglia russa che scorta le navi americane di ricerca petrolifera che scandagliano quell’area dell’Artico.

Qui di seguito il resoconto di uno dei naviganti di Geenpeace.

di Christy Ferguson – 26 agosto 2013

Sono a bordo della rompighiaccio di Greenpeace, Arctic Sunrise, prossima a entrare in un’area dell’Artico che le autorità russe non vogliono che noi vediamo. Hanno violato la legge internazionale negando alla nostra nave l’accesso a un’importante rotta marittima e hanno cercato di chiuderci fuori, cercato di farvi tacere. Ma con il mondo che guarda e con milioni di Difensori dell’Artico dalla nostra parte stiamo sfidando le autorità russe, rivendicando il nostro diritto di recare testimonianza e di protestare, e di entrare nel Mar di Kara. Sappiamo più o meno cosa c’è dietro il sipario:

  • Il gigante petrolifero russo di proprietà statale Rosneft: una società di cui pochi hanno sentito parlare fuori dalla Russia ma che è una delle più grandi compagnie petrolifere del mondo e uno dei più grandi responsabili mondiali di fuoruscite di petrolio nei terreni
  • Il gigante statunitense Exxon: famoso per il devastante riversamento della Exxon Valdez. Questo mostro affamato di profitti si è associato alla Rosneft per avvantaggiarsi della legislazione carente e dell’assenza di responsabilità nelle acque russe
  • Il Parco Nazionale Russo dell’Artico: un habitat critico per narvali, balene franche, orsi polari e trichechi e ora sito di una concessione illegale di trivellazione detenuta dalla Rosneft e sfruttata congiuntamente con la Exxon
  • Navi che conducono preparativi per queste società, individuando i depositi petroliferi con esplosioni forti abbastanza da uccidere una balena e verificando il fondale introducendo pesanti cilindri di metallo nel letto dell’oceano

E’ un incubo, e se le cose non cambieranno non potrà che peggiorare.

Ma c’è una differenza tra il sapere che qualcosa sta succedendo e vederlo con i propri occhi. Il governo russo e le compagnie petrolifere lo sanno quanto noi; e noi crediamo che sia per questo  che stanno cercando di escluderci.

Ieri, avvicinandoci a Novaya Zemlya, l’arcipelago nell’estremo nord che separa il Mar di Barents dal Mar di Kara, scuole di delfini dal becco bianco hanno nuotato e giocato sulla scia della nostra nave su uno sfondo di arcobaleni e montagne dalle cime innevate. Abbiamo visto balene emergere nella distanza, pulcinella di mare e gabbiani volare sopra le nostre teste e spettacolari albe tropicali. Se questa è la periferia, posso solo immaginare la magia che ci attende entro i confini del Parco Nazionale Artico. Quale magia e quali tenebre.

Entro tale parco, formalmente riconosciuto dal governo russo come ecologicamente sensibile e bisognoso di protezione, ci sono narvali, balene franche, delfini, orsi polari, trichechi e innumerevoli altre specie artiche. Se ci fosse una perdita di petrolio in quest’area – questo presunto rifugio di creature che non possono sopportare un’offensiva di attività industriale – devasterebbe questo luogo in un istante. Nonostante le leggi russe vietino l’attività industriale in quest’area, il governo ha concesso licenze illegali di trivellazione alla Rosneft e alla Exxon che si sovrappongono ai confini del parco; e tali compagnie non hanno esitato un attimo a prendersi tali licenze e a cominciare i preparativi per la trivellazione.

Le compagnie petrolifere ritengono di poter operare in luoghi remoti come l’Artico russo senza essere controllate. Pensano di potersi giocare il futuro di luoghi come questo e condannare ogni abitante del pianeta a un pericoloso cambiamento climatico senza ostacoli o conseguenze. E se taceremo avranno ragione. Ma tre milioni e mezzo di persone si rifiutano di restare zitte. La Arctic Sunrise entrerà nel Mar di Kara nonostante i tentativi del governo russo di tenerci fuori. E assieme a attivisti e sostenitori di tutto il mondo continueremo a combattere le spericolate iniziative petrolifere nell’Artico dovunque le individueremo.

Fonte:  http://www.zcommunications.org/the-arctic-nightmare-russian-authorities-don-t-want-you-to-see-by-christy-ferguson.html

Traduzione di Giuseppe Volpe

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