Ibrahim califfo dello Stato Islamico

All’apertura del Ramadan è stata annunciata la fondazione del nuovo califfato degli islamici: una potente allusione politica che scompagina il Medio Oriente

di Bz
1 / 7 / 2014

Mentre il ministro degli esteri USA, J. Kerry, era impegnato a Baghdad per cercare di istituire una sorta di lega atta ad arginare l’avanzata dell’ISIS nei territori dell’Iraq e della Siria; allo stesso tempo offriva su di un piatto d’argento le dimissioni di el Maliki, attuale presidente in carica iracheno, colpevole di aver favorito, negli anni del suo governatorato, spudoratamente le fazioni sciite a discapito di quelle sunnite, che rappresentano oltre 1/3 della popolazione.

Mentre el Maliki resiste alle pressioni, ribadendo che fanno parte del suo governo tutte le componenti, compresi un paio di ministri sunniti, forte dell’aiuto militare garantitogli dai vicini sciiti iraniani, e dagli imam che per voce della più alta autorità religiosa sciita, hanno chiamato alle armi i civili.

Mentre venivano diffuse note informative circa una offensiva delle forze governative tesa a riconquistare i territori e le città prese nella blitzkrieg jihadista a nord di Bagdad, con la supervisione dei 300 consiglieri americani da poco sbarcati, con l’uso dispiegato dei droni per monitorare i movimenti degli islamisti e dei cacciabombardieri per  smantellare le postazioni degli insorti.

Mentre la Russia si infila nel pantano della guerra irachena inviando la sua dotazione [12 sembra] di bombardieri Sukhoi, rinforzando l’asse di alleanze già sperimentato nella guerra civile siriana che vede uniti Iran, Russia, Hezbollah e Siria.

Venerdì, il giorno di inizio del Ramadan, il capo militare e religioso dell’ISIS, el Baghdadi, ha proclamato, via video conferenza, la fondazione del nuovo califfato nelle aree occupate di Siria ed Iraq, denominandolo semplicemente Stato Islamico, assumendo egli la carica di califfo, cioè somma autorità di tutti gli islamici, con il nome di Ibrahim, sparigliando ancora una volta le carte in tavola, dopo che aveva stretto un nuovo patto di alleanza con le milizie al Nushra, filo alqaediste, con le quali fino a qualche giorno fa si erano pesantemente combattuti nei territori siriani.

Una potente mossa nell’immaginario collettivo islamista, capace di attirare l’attenzione di milioni di islamici e l’adesione militante alla prospettiva ideale di uno stato islamico di migliaia di jihadisti sparsi per il mondo.

Una mossa azzardata che può mettere in forse l’alleanza tattica dei sunniti iracheni che per tradizione e per la passata storia politica non sono mai stati di stretta osservanza islamica, anzi, spesso di orientamento baathista [filosocialista] laico, con una separazione tra competenze dello stato e della religione islamica.

Fatto sta che a distanza di alcuni giorni la situazione dei combattimenti non segnala arretramenti tra gli islamisti mentre cresce l’allarme per la capitale Bagdad, così come al confine con la Giordania, che si sente minacciata da vicino, avendo supportato per tutti questi anni la presenza americana e il retrovia militare e logistico ad Assad.

Un azzardo politico e militare, quello dello Stato Islamico, che determinato delle dichiarazione paradossali fino ad ieri: la Turchia che plaude allo stato curdo all’interno dell’Iraq, affermando che è l’unica certezza stabile della regione. Una dichiarazione seguita da una analoga di Israele che si offre come supporto che qualsiasi bisogna.

Sicuramente il petrolio fa miracoli e sicuramente quello contrabbandato dai kurdi, attraverso i confini turco e iraniano, non è poca cosa ma vedere i macellai del popolo curdo assieme agli storici avversari israeliani intonare le lodi della capacità militare dei peshmerga curdi in funzione anti islamica, ci segnala come siano saltati tutti gli equilibri che dal 1916 e, poi, dal 1948 hanno tenuto assieme le entità statuali mediorientali, formali e costruite a tavolino dalle potenze post coloniali vincitrici delle 2 guerre mondiali novecentesche.