Il Bahrein e suoi nuovi nemici

Nuova crociata contro Internet e i Social Network

15 / 3 / 2013

A due anni esatti dall'ingresso nel paese delle truppe del Golfo e con i festeggiamenti per l'anno nuovo sciita alle porte, il governo del Bahrein si affretta a cercare nuovi nemici. In una eterna lotta contro la libertà di espressione e di pensiero, lancia una nuova crociata contro internet e i social network e intanto accusa Teheran di fomentare l'insurrezione.

Per questo è necessaria una presa di posizione da parte della comunità araba che sia più di una condanna, ma che comporti una mobilitazione attiva per proteggere la sicurezza araba in generale attraverso la sicurezza dei paesi membri".

Questo l'appello del ministro degli Interni bahreinita, Shaikh Rashid bin Abdullah Al Khalifa, ai suoi 21 omologhi convenuti a Ryad ieri in occasione della 30esima sessione del consiglio dei ministri degli Interni arabi.

Lo spettro che minaccerebbe la loro sicurezza è l'Iran.

Sempre nella dichiarazione del responsabile di governo, le autorità del Bahrein, al termine di accurate indagini, avrebbero scoperto una cellula terroristica legata inequivocabilmente alle Guardie delle Rivoluzione iraniane.

Ma non sarebbe solo il Bahrein a essere vittima delle mire destabilizzanti di Teheran. All'inizio di quest'anno anche il tormentato Yemen denunciava il sequestro di un mercantile carico di armi destinate ai ribelli sciiti del nord, e intercettato nel golfo dell'Oman.

Oltre all'Iran, a vedersi puntare il dito contro sono stati anche i social network.

Aprendo l'incontro, Mohammad Kuman, capo del consiglio, aveva sottolineato come "il pensiero estremista diffuso sui social network ha portato ad un incremento degli atti terroristici, degli assassini politici e dei conflitti settari".

Una lotta, quella contro i social media 'propagatori di pensieri estremisti', che il Bahrein ha preso molto seriamente, finendo in cima a tutte le classifiche relative al controllo digitale.

Nel dossier pubblicato in occasione della giornata mondiale contro la censura di internet, il 12 marzo, Reporters Sans Frontier RSF analizza la situazione dei cinque Stati più repressivi: Siria, Cina, Iran, Vietnam, e Bahrein appunto.

"Il Bahrein ha uno dei migliori livelli di copertura internet nel Medio Oriente, con un indice di diffusione del 77 per cento: la maggior parte dei cittadini è connessa". E se questi dati generici non bastassero, per dare un'idea del 'mostro' contro cui il governo ha deciso di ingaggiare una battaglia senza quartieri, basti pensare che "il numero di account twitter è aumentato del 40% nella seconda metà del 2012".

Internet fa paura, al piccolo Stato del Golfo.

Il Bahrein è un paese in cui accedere alla rete per informarsi o scambiarsi opinioni non è un'operazione sicura né tanto meno un'azione privata.

Il principale provider del paese, Batelco, è di proprietà della casa reale, come affiliati alla casa reale sono la maggior parte degli organismi di 'sicurezza mediatica' con poteri quasi illimitati di controllo.

Si va dal ministero dell'Informazione, che tiene sotto la sua ala protettrice l'agenzia di stampa ufficiale del paese, così come la radio e la televisione di stato, fino alla Central Informatics and Communication Organization, scatola vuota che ha mandato assoluto per accedere agli indirizzi IP di tutti gli utenti internet del regno.

Per non parlare poi della vasta gamma di spyware e malware, tutti di progettazione occidentale, acquistati dopo lo scoppio delle rivolte e che ormai infettano la stragrande maggioranza dei computer e degli smartphone del paese.

Il Bahrein è un paese che ha paura. E che a maggior ragione teme il diffondersi delle idee. Lo stesso 12 marzo, mentre RSF diffondeva il suo report in cui denunciava il governo per la forte censura esercitata sulla rete, finivano in carcere sei persone accusate di 'infamia' verso il re per alcuni commenti postati sui loro account twitter personali.

La lista ufficiale dei nomi non è ancora stata resa pubblica, ma dalle indiscrezioni ottenute dalla Bahrain Youth Society for Human Rights pare che tra i fermati, tutti trattenuti in attesa di processo, ci sia anche un ragazzo di 17 anni.

In una nota diffusa dal ministero degli Interni, il direttore generale dell'anticorruzione e della sicurezza economica e elettronica ha assicurato che "la libertà di espressione è garantita dalla Costituzione e dalla legge" e ha invitato gli utenti stessi a "fare un miglior uso dei social media evitando di infrangere la legge".

Che prevede, ad esempio, l'inviolabilità della figura del re, fosse anche attraverso i 140 caratteri di twitter.

A pochi giorni dai festeggiamenti per il nuovo anno sciita e con le piazze che nelle ultime 48 ore sono tornate a riempirsi per ricordare l'arrivo delle truppo del Golfo dall'Arabia Saudita e la conseguente occupazione militare dell'arcipelago, il governo bahreinita torna a serrare le fila contro i suoi nemici, vecchi e nuovi.

Da un lato Teheran, che continua a negare un qualunque coinvolgimento nella rivoluzione, e dall'altro i suoi stessi cittadini, colpevoli di voler esprimere la loro opinione contro un regime dittatoriale e repressivo.

Sono previsti per oggi uno sciopero generale, indetto dalla Coalizione del 14 Febbraio, e una marcia di protesta nella capitale Manama.