Il Brasile vira a destra

Jair Bolsonaro vince con il 46% dei voti. L’autoritarismo trionfa sui resti dei partiti tradizionali, atteso il ballottaggio con Fernando Haddad del partito dei lavoratori.

8 / 10 / 2018

I sondaggi lo avevano annunciato in vantaggio, ma nessuno si aspettava un successo così clamoroso: Jair Bolsonaro, il candidato militarista, misogino, omofobo, razzista, fascista e adoratore della dittatura è andato vicino alla vittoria al primo turno alle presidenziali brasiliane.

bolsonaro

Lo spoglio dei voti gli ha consegnato il 46% di preferenze (quasi 50 milioni di voti) e un vantaggio di quasi venti punti su Fernando Haddad, candidato del PT post Lula, fermatosi al 28%. Per Jair Bolsonaro la vittoria al ballottaggio del 28 ottobre sembra cosa fatta, infatti, la somma dei voti dei tre candidati che lo seguono è inferiore alle preferenze ottenute. 

Sull’esito di questo voto pesano sicuramente le ultime vicende giudiziarie che hanno investito Lula e tutto il PT. Fino all’ultimo si è cercato di candidare l’ex presidente, considerato da tutti i sondaggi il favorito, ma la magistratura è riuscita a bloccarlo. Fino al momento della sua rinuncia, Lula aveva il 39% delle preferenze. Il risultato di Haddad dimostra che i brasiliani volevano lui e non un candidato che rappresentasse il PT, un partito convolto profondamente negli scandali di corruzione.

Il PT paga dunque l’impossibilità di presentare il suo uomo di punta, ma sul risultato pesano soprattutto gli scandali di corruzione che hanno coinvolto prima Lula e poi Dilma Rousseff.  La stessa ex presidente Dilma, non è riuscita nemmeno ad essere eletta al Senato, a dimostrazione della sua perduta credibilità. Ed è proprio sul tema della corruzione che Bolsonaro ha spinto, sembra in modo vincente, in campagna elettorale: il suo richiamo continuo al periodo della dittatura non ha spaventato gli elettori brasiliani, più preoccupati degli scandali di corruzione e di dare un taglio netto con gli ultimi anni targati PT, che a un possibile ritorno a un periodo autoritario.

Gli sconfitti di questa prima tornata elettorale dovranno ora convergere sulla figura di Haddad per frenare l’avanzata di Bolsonaro: la creazione di un “fronte antifascista” dipende però dalla capacità che avranno di superare le enormi divergenze sorte con l’impeachment a Dilma Rousseff di due anni fa. Ciro Gomes, ha già dichiarato il suo rifiuto a Bolsonaro e il suo sostegno ad Haddad. Ma sarà importante capire anche come si posizionerà il resto della numerosa schiera di partiti, soprattutto di centro, che in questi ultimi anni si sono dichiarati antipetisti.

Il voto brasiliano andrà anche sicuramente ad influenzare le politiche regionali: Bolsonaro fino a questo momento non ha dato particolari indicazioni circa la politica estera ma pare chiaro che se dovesse vincere al secondo turno, per il progressismo latinoamericano sarà un altro duro colpo che andrà ad indebolire i già isolati governi di sinistra, Venezuela in primis.