Il Coronavirus in Africa sarà una strage annunciata

Il sistema sanitario privatizzato dei Paesi africani non può reggere la pandemia

17 / 3 / 2020

Il Coronavirus in Europa è un massacro, in Italia è la nuova Caporetto. In Africa rischia di essere un ‘ecatombe.
I casi di positività confermati nel mondo sono 164.837, i morti 6.476 ed ha attaccato ormai 146 Paesi nel mondo(1).
In Europa si registrano 39.768 casi(2), con il nostro Paese (24.727 casi)(3) in prima linea in questa battaglia contro l’infame nemico ribattezzato COVID-19.
L’OMS ha traslato l’epidemia in pandemia, ovvero problema che riguarda tutto il mondo come suggerisce l’etimologia della parola pân (tutto) e dêmos (popolo).
In Italia il nostro sistema sanitario, nonostante le vessazione subite nell’ultimo decennio, sta combattendo con principi di solidarietà ed abnegazione il nemico, mostrando segni di cedimento per il sovraffollamento dei casi ma riuscendo comunque a combattere il COVID-19 con i “soldati della medicina”, ovvero medici infermieri e farmacisti in prima linea.
Cosa succede se il virus attecchisce in Africa dove i sistemi sanitari presentano gravi squilibri nell’accesso tra ricchi e poveri?

Il Coronavirus nel continente africano sta cominciando ad espandersi e con numeri probabilmente più alti di quelli registrati ufficialmente.
Due i motivi: il primo, a differenza di Cina e nazioni europee, gli strumenti per verificare eventuali positività sono largamente più ridotte. Il secondo, l’accesso alle cure per le persone dei ceti medio-bassi sono assai più complicate e presentano barriere estremamente più alte. Barriere economiche: chi non ha soldi non si cura, muore. E nel continente la stragrande maggioranza versa in questa situazione, essendo la forbice tra ricchi (pochi) e poveri (molti) assai larga. Di fatto, il ceto medio è praticamente inesistente.
I casi in Africa accertati vedono in testa l’Egitto (110), Algeria (49) e Sud Africa (38).
A seguire Marocco (28), Senegal (26), Tunisia (18), Burkina Faso (3), Camerun (3), Costa d’Avorio (3), Repubblica Democratica del Congo (2), Ghana (2), Namibia (2), Nigeria (2), Repubblica Centrafricana (1), Congo (1), Guina Equatoriale (1), Etiopia (1), eSwatini (1), Gabon (1), Guinea (1), Kenya (1), Mauritania (1), Rwanda (1), Sudan (1), Togo (1).
Il welfare state nei Paesi più contagiati presenta criticità, è praticamente inesistente.

Nell’Egitto di Al-Sisi, alle Presidenziali farlocche i voti sono stati comprati con la violenza e per 3 $ egiziani, ovvero i nostri 0,14 €(4). Questo rende l’idea del tasso di povertà presente nel paese e permette di dire con totale sicurezza quanto l’accesso alla sanità per la stragrande maggioranza della popolazione sia utopia.
La “Current Health Expenditure as % of GDP”, ossia la spesa sanitaria (in % sul PIL) si attesta a livelli bassissimi: 4,2%, sintomo di una popolazione “lower-middle income”, ossia reddito medio-basso.
La sanità è bene esclusivo dei ricchi, il sistema sanitario universale annunciato da Al-Sisi è di fatto una promessa di cartone: nel Paese infatti ad essere ampliato è il sistema privato, con il rinforzo delle strutture esclusiva dei ricchi.
In Egitto per ogni mille abitanti ci sono soltanto 1,6 posti letto, parametri inferiori per esempio alla vicina Tunisia. I finanziamenti virano alla costruzione di centri privati: Suez, Ismailia per arrivare a Beni Suef. Un programma decennale che dovrebbere vedere la sua conclusione nel 2032 e dove l’accesso alle prestazioni sanitarie è previsto per chi ha soldi nel portafogli, chi non ne ha non potrà accedervi.
E’ difficile pensare che l’emergenza Coronavirus possa essere gestita come il modello Italia dove, tra tante criticità, ogni vita vale come l’altra e non si fanno distinzioni tra ricchi e poveri.

In Algeria la situazione non è diversa, ma comunque è migliore.
La spesa sanitaria è del 7,1%, sinonimo di “upper-middle income”, ovvero reddito medio-alto (2° categoria dopo l’“High Income” tipico dei Paesi europei). Tuttavia si registrano comunque criticità gravissime: un medico e due posti letto ogni mille abitanti. Tuttavia, la sanità è di stampo comunque pubblico, i medicinali sono garantiti gratuitamente alla fascia più vulnerabile e i redditi medio-alti garantiscono col pagamento delle tasse la copertura. Le strutture sanitarie carenti, specie nelle zone periferiche del Paese, fanno sì che malattie come tubercolosi e morbillo siano mortali: la paura è che il Coronavirus possa mettere in ginocchio totalmente il welfare state.

In Sud Africa la spesa sanitaria è 8,2%, superiore quindi ad Egitto ed Algeria, rientra nella seconda categoria anch’essa. Nonostante questo la situazione è comunque critica: quasi una persona su cinque ha l’HIV (17%) e quasi una persona su cento ha la tubercolosi (950/100.000), l’84% della popolazione non ha l’assicurazione sanitaria(5) ed il National Health Insurance, ovvero la fruizione universale ai servizi sanitari, sta migliorando ma con estrema lentezza la situazione.
Se la pandemia si estende con decisione qui, sarà un massacro.

Coronavirus Africa

In Marocco, la spesa sanitaria è del 7,7% ma la situazione è pesante anche qui. E’ il terzo Paese dell’Africa per numero di contagi (28) e desta preoccupazione la situazione degli ospedali: un medico ogni 2.000 persone, un letto per ogni 1000.
In teoria ogni persona, in Marocco, può curarsi. Nella pratica non è così.
Il sistema assicurativo obbligatorio AMO (Assurance Maladie Obligatorie) è diviso in due sezioni: pubblico e privato. I dipendenti pubblici rientrano nel Caisse Nationale des Organismes de Prévoyance Sociale (CNOPS), i privati nel Caisse Nationale de Sécurité Sociale (CNSS).
Chi invece ha un reddito annuo inferiore a 5.650 dirham, ovvero la maggioranza, fruisce delle scarse cure del Régime d’Assistance Médicale (RAMED). Il sistema sanitario è fragile e debole, il COVID-19 è una minaccia gravissima.

In Senegal (26 casi) la situazione è peggiore di Egitto, Algeria e Marocco.
La spesa sanitaria è il 4% del PIL, tra le più basse del mondo e dell’Africa (peggio solo Sud Sudan 2,5%, Eritrea 3,3%, Repubblica del Congo 3,4% e Nigeria 3,5%).
E’ in quarta categoria, “low Income”, reddito basso.
Nel Paese il sistema è formalmente pubblico ma nella pratica privato: i costi per prestazioni mediche e farmaci in una nazione prevalentemente rurale sono altissimi, il che significa che la maggior parte delle persone non può accedervi (anche per questioni logistiche causa la distanza pronunciata dai centri).
0,06 medici e 0,42 personale infermieristico per 1000 abitanti(6): se la diffusione del COVID si espande, sono problemi seri.

Capitolo Tunisia: la spesa sanitaria è del 6,7% e rientra nella “lower-midlle income”. Nonostante in molti dicono che il sistema sanitario è simile a quello europeo, non è così.
Per i malati oncologi le spese possono arrivare a 260 euro mensili, non riescono ad usufruire del servizio i titolari di pensione minima (circa 170 euro). Ci sono 2 posti letto ogni mille abitanti(7) e sta prendendo piede il servizio sanitario privato, che ospita anche europei ma dove non rientra la maggioranza del popolo tunisino.

Negli altri Paesi africani dove sono presenti casi di COVID-19 la situazione è critica: Burkina Faso 7,2% (low income), Camerun 5,1 % (lower-middle income), Costa d’Avorio 5,4% (lower-middle income), Congo 3,4% (lower-middle income), Ghana 5,9% (lower-middle income), Namibia 8,9% (upper-middle income), Nigeria 3,5% (lower-middle income), Etiopia 4,0% (low income), Kenya 5,2 (lowe-middle income), Rwanda 7,5 % (low income), Togo 6,6% (low income)(8).
Il quadro che emerge è drammatico: in Europa il Coronavirus sta facendo migliaia su migliaia di vittime nonostante un sistema sanitario comunque all’avanguardia. La spesa sanitaria sul PIL in Italia è al 9% e la classe è “high income”, ovvero “classe alta”. Categoria in cui rientrano Germania (21,4%), Francia (11.1%) e Spagna (9,0%).
Nei Paesi africani, di fatto di terza e quarta classe, cosa succederà?

NOTE:
1 Dati aggiornati al 16/03/2020 ore 11:05
2 Dati aggiornati al 15/03/2020 ore 08:00
3 Dato aggiornato al 16/03/2020 ore 11:11
4 https://raiawadunia.com/crescono-gli-affari-italiani-con-gli-assassini-di-giulio-regeni/
5 www.saluteinternazionale.info
6 Centro Salute Globale – Regione Toscana www.centrosaluteglobale.eu/
7 Dati al 2014, Index Mundi
8 Fonte World Health Organization